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ARMI: ACQUISTARE UN REVOLVER

L'acquisto di un’arma usata comporta un certo rischio e può a volte rappresentare un pessimo investimento del proprio denaro. Nel caso del revolver, dotato di una meccanica particolarmente complessa e sofisticata, è indispensabile che l’acquirente proceda a un esame quanto più minuzioso dell’arma per accertarne le condizioni. In generale è sufficiente affidarsi alla propria esperienza o a quella di un amico esperto, anche se è molto facile dimenticarsi di effettuare tutti i controlli e le ispezioni necessari. In queste note, quindi, abbiamo riassunto ciò che è bene fare al momento di acquistare un revolver usato, nel caso di acquisto di un arma semiauto o un fucile, molte attenzioni qui di seguito indicate, possono essere usate anche in questi casi.

E' opportuno iniziare con l’ispezionare l’anima della canna; in linea generale un armaiolo e in grado di rimediare a molti altri possibili difetti dell’arma, ma non potrà mai ridare verginità a una canna consumata o danneggiata, salvo che non la sostituisca con una nuova. Per tale controllo bisogna servirsi di un oggetto di piccole dimensioni che rifletta la luce (uno specchietto, un pezzo di stagnola o di carta bianca, ma anche la lama di un coltello, una moneta o, al limite, l’unghia di un dito) disposto, aprendo il tamburo, in modo che riflettendo la luce esterna illumini al meglio l’interno della canna. (In un arma semiauto deve chiaramente essere smontata la canna). Poco probabile che tale parte in un revolver usato si presenti al primo sguardo perfettamente tirata a specchio. E' più comune trovare residui di polvere bruciata, un leggero impiombamento (soprattutto in corrispondenza del cono di forzamento) o addirittura un lieve strato di ruggine; si rimedia con alcune passate di scovolo in bronzo, o con olio e paglietta d’acciaio finissima se siamo in presenza di ruggine. L’anima della canna deve presentarsi liscia e regolare, con lo spigolo delle rigature netto e vivo. La presenza di macchie crateriformi (per lo più nel tratto iniziale) è indice di cattiva manutenzione o dell’uso di cartucce con innesco corrosivo cui non sono seguite le debite operazioni di pulizia; questo difetto è abbastanza frequente nelle armi costruite fino agli anni ‘40 (gli inneschi non corrosivi apparvero all’inizio degli anni ‘50) ma in generale non comporta una perdita marcata di precisione. Attenzione però all’azione della ruggine in profondità: in questi casi sono visibili delle vere e proprie "caverne" che deturpano pesantemente l'aspetto dell'anima di canna fino a renderla pericolosa per il tiro. Se la ruggine non è stata rimossa, la superficie dell'anima appare visibilmente macchiata. La presenza di una corona (solitamente scura), cui si accoppia sulla superficie esterna un inevitabile rigonfiamento, indica che l’arma ha sparato contemporaneamente due proiettili, succede quando chi ricarica dimentica di mettere la polvere in una cartuccia, l'innesco nel detonare espelle la palla che si ferma nella canna, se il tiratore non è attento ed esplode un secondo colpo quest'ultimo, all'impatto con il proiettile nella canna, la deforma espandendola in quel punto espellendo comunque i due proiettili senza maggiori conseguenze. Una canna in queste condizioni non necessariamente perde di precisione, (per anni in un poligono è stata usata una vecchia Taurus in 357M. con la canna rigonfia ma dalla precisione impeccabile), tuttavia il valore dell’arma viene pesantemente decurtato se non annullato.

Una zona molto critica che deve essere oggetto di particolare attenzione è il vivo di volata (in tutte le armi) il cui stato è molto importante ai fini della precisione. Osservare con pignoleria che non vi siano ammaccature e che la lavorazione di finitura sia stata effettuata con cura e precisione, l'ammaccamento del vivo di volata può portare ad avere un'arma con un tiro impreciso e irregolare. Di solito procedere a una nuova accuratizzazione di un vivo di volata non presenta difficoltà eccessive, l'accumulo di residui di polvere e solidificazione del lubrificante denota la poca cura del padrone precedente.

Passiamo all'alberino dell’estrattore piegato qui il difetto è più grave ma non, irrimediabile; l’alberino può essere raddrizzato da un’officina meccanica di precisione. Si percepisce che l’alberino è storto osservandone l’estremità anteriore mentre si fa ruotare il tamburo nella sua sede tenendolo aperto: guardandolo di lato l’estremità compie un moto oscillatorio. Inoltre, qualora si tratti di revolver dotato di chiusura anteriore del tamburo, è molto probabile che questa non svolga più la sua funzione. In generale il funzionamento di un revolver deve essere dolce e privo di incertezze o impuntamenti. Sia l’armamento manuale del cane che la doppia azione non devono presentare punti morti o indurimenti sospetti. Il controllo del perfetto funzionamento del timing, cioè dell’ordine delle varie operazioni di funzionamento dell’arma, è fondamentale. Allorché si preme il grilletto in un revolver a doppia azione si verificano un certo numero di movimenti che interessano il cane, il bocciolo, il tamburo e il dentino d’arresto del medesimo. E' basilare che queste operazioni si succedano nell’esatto ordine; in particolare è molto importante che lo sgancio del cane si produca dopo il bloccaggio del tamburo. Premendo il grilletto il cane inizia a sollevarsi, il dente di arresto sotto il tamburo lo libera ed esso inizia a ruotare, subito dopo il dente torna a fuoriuscire dalla sede sfregando sul tamburo attendendo di giungere al prossimo incavo che raggiunge prima che il cane arrivi al massimo dell'estensione, solo dopo l'arresto del tamburo il cane deve iniziare a ricadere. Per controllare ciò occorre sparare in bianco qualche colpo (meglio con le cartucce salvapercussore) e accertarsi che, all’atto del bloccaggio del tamburo, il dente di scatto trattenga ancora il cane. L’efficienza del sistema di bloccaggio del tamburo si verifica mantenendo premuto il grilletto e muovendo leggermente il tamburo stesso: l’entità del gioco è indicativa della validità di questa parte del meccanismo. In generale, i revolver Colt con meccanica classica devono avere un bloccaggio perfetto; nelle altre meccaniche un lieve gioco è ammissibile e non compromette assolutamente il funzionamento regolare dell’arma. (e qui aggiungo un piccolo pensiero di un vecchio tiratore: il colt non ha giochi, è perfetto in tutte le sue parti ma quando prende un po' di gioco è finita; gli altri hanno del gioco dalla nascita, se ne prendono ancora chi ci farà caso ? Spareranno sempre nello stesso modo!). Sempre per quanto riguarda il dente d’arresto del tamburo, è facile controllare se lavora a tempo osservando la traccia che lascia sul tamburo stesso fra una nicchia e l’altra. In generale, è molto difficile trovare un revolver che sia privò di questa traccia; la sua presenza molto marcata è però indicativa di un timing non corretto. Un difetto ricorrente in alcuni revolver è costituito dal tamburo che "va in folle": ciò può verificarsi premendo energicamente il grilletto solo per il tratto iniziale e quindi arrestando il dito o sparando in doppia azione e in rapidissima successione. Se il dentino lavora fuori tempo e quindi non interviene debitamente bloccando il tamburo, questo gira liberamente compiendo anche alcune rotazioni complete. 

Oltre al timing, occorre verificare anche il funzionamento dei dispositivi di sicurezza automatici di cui sono dotati tutti i moderni revolver a doppia azione. In ogni caso, a grilletto rilasciato non si dovrà mai vedere la punta del percussore fuoriuscire dallo scudo di culatta del fusto; diversamente, si è di fronte a un difetto dovuto alla rottura di una parte ma talvolta anche ad un accumulo di sporcizia. E' molto importante controllare lo stato di usura e gli eventuali ammaccamenti del percussore; per vedere bene la sua punta è sufficiente, nei revolver Colt, basculare il tamburo e premere il grilletto. Negli Smith & Wesson, Ruger, Astra, ecc, bisogna aprire il tamburo, arretrare il nottolino di apertura e quindi premere il grilletto. È necessario poi controllare lo stato di salute del dente di scatto, il che si effettua molto semplicemente armando il cane e quindi premendo sulla parte posteriore dello stesso, come se si tentasse di farlo abbattere ma senza premere sul grilletto. Il dente di scatto deve tenere il cane armato solidamente e senza incertezze; in caso contrario si è alle prese con un’arma che dà scarsissime garanzie di sicurezza.

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Attenzione alle molle a lamina (revolver Colt con meccanica classica e imitazioni; Smith & Wesson con telai I, K, L, N) che sono soggette a snervarsi più facilmente delle molle elicoidali e in certi casi possono addirittura rompersi dopo pochi spari se l’arma è rimasta per lunghi anni in magazzino fortunatamente il pezzo di ricambio gode di buona reperibilità. Chi intende non usare un revolver con molla a lamina per lungo tempo farebbe bene quindi ad allentare completamente la vite di regolazione della tensione della molla del cane. 

Un altro esame obbiettivo consiste nella misurazione dello spazio esistente fra canna e tamburo; in linea generale tale valore si colloca fra i 15 e i 20 centesimi di millimetro. Un valore minore potrebbe, per effetto della dilatazione termica, portare al grippaggio del tamburo, mentre uno maggiore indica che il revolver ha sparato moltissimo (il telaio è infatti soggetto ad allungarsi). La misurazione dello spazio fra canna e tamburo si effettua con uno spessimetro a fogliette;(quelli per misurare lo spessore del gioco delle valvole sulle auto) è opportuno eseguire l’operazione da entrambi i lati, perché una eventuale discordanza dei valori rilevati denuncerebbe anomalie di lavorazione (faccia del tamburo o della canna inclinate; canna non in asse). Con lo spessimetro è anche possibile misurare l’head space. Il valore assoluto di tale lettura non ha una grande importanza anche se nessun caso dovrebbe eccedere i 3,5 mm.; pure in questo caso però discordanze di misura fra un lato e l’altro indicano anomalie di lavorazione (tamburo non in asse, ecc.). Per finire,veniamo all’aspetto esteriore dell’arma. Il discorso sulla brunitura è alquanto delicato, dato che si fronteggiano Opinioni e pareri diversi. Nel caso si tratti di un revolver da collezione è imperativo che abbia la sua brunitura originale, meglio se perfetta, ma comunque accettabile (a prezzo minore) se non del tutto integra. 

Solo una lunga esperienza permette di riconoscere la brunitura originale di un’arma, che è identificabile dal colore e dalle altre caratteristiche proprie dell’arma in oggetto (pastosità, lucentezza, uniformità, ecc.). In generale, un revolver che presenti minuscole ammaccature o segni di corrosione portanti la brunitura è stato quasi certamente ribrunito e per di più il lavoro non è stato eseguito alla perfezione, dato che nella fase preparatoria queste asperità non sono state asportate. Anche nel caso di un’arma che presenti le diciture parzialmente brunite con scarso rilievo si ha a che fare con un’arma ribrunita. Naturalmente è più difficile accorgersene qualora l’armaiolo restauratore le abbia ripassate prima di ribrunire l’arma. Al di là delle opinioni dei puristi non sempre è da scartare un revolver da collezione sottoposto a un restauro completo (a patto che ciò venga dichiarato dal venditore), ribrunito con un lavoro a regola d’arte e che ha cosi riacquistato il suo aspetto originale. Nel caso si voglia un revolver per usarlo, deve guidarci un criterio pratico. In generale le lievi tracce di sbrunitura tipiche delle armi "portate" (quelle per intenderci che si manifestano sugli spigoli) non deturpano granché l’aspetto generale del revolver. Sono ammissibili e anzi sono una testimonianza della storia dell’arma. Per un eccesso di pignoleria, si può rimediare ad esse ricorrendo al brunitore a freddo, anche se tale intervento avrà dubbia efficacia e breve durata. Diversamente, se le parti sbrunite sono più vaste e ad esse si accoppiano zone ossidate o arrugginite, la valutazione cambia radicalmente; l’arma dovrà essere ribrunita e di ciò si deve tenere conto in sede di contrattazione del prezzo. Esaminando esternamente l’arma si deve prestare particolare attenzione a:

— spacco della testa delle viti (il loro deterioramento è indice del fatto che l’arma è passata nelle mani di persona incompetente);

— mirino (verificare che non sia storto o ammaccato);

— tacca di mira regolabile (verificare che non abbia giochi);

— accoppiamento fra fusto e cartella laterale (se eccessivamente marcato Indica che l’arma è stata aperta molte volte);

— accoppiamento fra fusto e giogo (zona estremamente critica; è fondamentale che non ci sia eccessivo "fiato" in questa zona per garantire un funzionamento sicuro e preciso);

— guancette (controllare la presenza di crepe e il loro accoppiamento al fusto; se possibile, smontarle perché il legno può assorbire umidità e l’effetto indotto sarà stato l’arrugginimento del fusto);

— porzione del grilletto che entra nel fusto (se arrugginita è molto probabilmente l'arma non è stata sempre tenuta controllata ed oliata)

Vi sono poi vizi che solo ad una prova pratica vengono alla luce. Una camera del tamburo gonfia, ad esempio, provocherà delle estrazioni dei bossoli sparati molto difficoltose e tale anomalia non sempre è visibile ad occhio esaminando l’arma. Anche una percussione insufficiente non è con sicurezza avvertibile azionando l’arma in bianco. E a questo proposito bisogna ricordare che il revolver deve percuotere con sufficiente energia anche quando si spara in doppia azione tirando il grilletto molto lentamente.

Vedi anche REVOLVER

Come smontare un revolver: manuale video:
Come smontare un tamburo
Come accedere al sistema di scatto

 

  • data 2023