LA BUFALA SUL PERICOLO NEL POSSESSO DELLE ARMI

(Un Paese armato è un Paese libero)
L'EUROPA PUNTA AL DEPOTENZIAMENTO INDUSTRIALE E MILITARE DEI PAESI MENO FORTI

  • 04/02/2017

Il diritto alle armi tanto sbandierato negli USA, non ha mai trovato terreno fertile in Europa e tanto meno nella povera Italia in cui possedere un arma o una licenza di porto d'armi è una concessione data ai cittatini dallo Stato, concessione che lo stesso Stato può revocare in qualsiasi momento a suo insindacabile giudizio, così come sta avvenendo da alcuni anni su tutto il territorio, in cui i Questori si stanno prodigando nel ritirare armi e licenze a tutti coloro che ritengono a ragione o torto, capaci di abusarne.

Abbiamo già discusso questa situazione in un articolo dello scorso anno e abbiamo troppo spesso discusso e risposto ad antiarmi che hanno attaccato il comparto con le solite storie senza fondamento.

LE ARMI NON SONO UN PERICOLO

Le statistiche arrivano sempre in ritardo ma lo scorso anno il Ministro dell'Interno ha espresso il proprio punto sulla situazione (febbraio 2016). Egli ha affermato che i reati sono calati. (https://pagellapolitica.it/dichiarazioni/7035/nel-2015-sono-calati-i-reati)
Eppure i media sono sempre più scatenati e ad ogni minimo avvenimento criminoso attaccano in ogni modo la finta libertà di possedere armi nel nostro Paese e lo spropositato aumento della criminalità (bugia). E' chiaro che si tratta di una manovra architettata a tavolino, se dopo quanto presentato da un Ministro si continua a far credere che la situazione stia peggiorando quando, in realtà, essa va migliorando.

E' uno strano fenomeno quello Italiano eppure succede, i crimini diminuiscono, gli sportivi del tiro non intaccano la sicurezza pubblica eppure, grazie ai media, essi diventano il nemico numero uno.
Un fenomeno tutto Italiano, dove le "sop", "amici", "c'è posta per te" offuscano le menti, distraggono e con pochi telegiornali ben pilotati si riesce a far credere alla gente che tra gli Italiani quelli che possiedono armi legalmente sono un pericolo per la sicurezza di tutti.

Ci sono voluti decine di anni per arrivare a una Legge sull'omicidio stradale ma pochi mesi a far si che ogni possessore di armi sia sempre più vicino al sequestro delle proprie armi sulla sola base di un dubbio del dirigente di turno.Strano che mentre i media si affannano a far credere che chi detiene armi è un possibile assassino della porta accanto, non dicano nulla sulle migliaia di auto che circolano senza assicurazione e ancor peggio sulle migliaia di automobilisti che circolano senza patente; anzi, non esiste nemmeno una statistica in Italia ma i giornali riportano quella Svizzera, come a voler distrarre dal nostro problema e portare alla luce quello dei altri.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/ha-guidato-senza-patente-per-58-anni-fermato-e-multato-un-76enne_3048930-201602a.shtml

Ma torniamo al tema, in Italia possedere un arma oggi, non è più di moda e chi ne possiede almeno una, tende a fare vita dimessa e a non dirlo in giro, salvo sfogarsi sui gruppi chiusi di Facebook.
Il problema è sempre lo stesso da sempre, chi possiede armi è ricattabile per il solo motivo che togliergliele è semplicissimo e per lui riaverle costerebbe carissimo, spesso più del danno subito o dello stesso valore delle armi perse.

Eppure abbiamo già dimostrato che Paesi estremamente liberi sulla questione, non hanno un maggiore incidenza di omicidi mentre i Paesi dove le armi sono vietate la delinquenza non solo si è armata ma la fa da padrona (Colombia, Brasile, Cambogia, Wietnam, ecc.).
Una statistica che abbiamo pubblicato (del 2007) dimostra come i Paesi più armati non siano affatto quelli più pericolosi:
http://www.tiropratico.com/doc/2012/STATISTICA%20ARMI%20E%20OMICIDI.htm

Statistiche affermate hanno anche portato alla luce come la crisi produca maggior criminalità e ancor peggio molti Giudici hanno lanciato l'allarme sulla situazione giuridico/giudiziaria Italiana per come la delinquenza estera prediliga l'Italia per operare dato che la pena non è certa e le forze dell'ordine sempre più in affanno.
Puntare il dito contro i possessori di armi potrebbe essere un modo per distrarre la massa ? Forse si, trovare un capro espiatorio facile e indifeso è più semplice che cercare criminali nascosti oltre frontiera, che fanno le loro scorribande in Italia per poi tornare all'estero.


 

STATISTICHE TRUCCATE

Le statistiche reali sono ben altre che quelle propinate al pubblico dai media, con un ritocchino qui e uno la si possono far credere tante cose ma la verità è ben altra:

Questo grafico (a sinistra) prelevato dal sito del Ministero dimostra che la politica è ben al corrente di come stanno le cose e anche i nostri Prefetti e Questori, eppure continua la battaglia contro il possesso di armi.
Certo, noi avevamo già accennato del perchè http://www.tiropratico.com/doc/2016/responsabilita.html, in una meno nota relazione del Consiglio di Stato NUMERO AFFARE 01191/2014 del 16 luglio 2014 possiamo leggere: "Preliminarmente si osserva che, rimettendo alle valutazioni discrezionali il rilascio o meno della licenza, si fomenta il sorgere di orientamenti differenti da un'Autorità locale di p.s. ad un'altra, cosa che, nelle intenzioni del legislatore, il primo comma dell'art. 43 T.U.L.P.S. intendeva evitare, con l'ulteriore rischio di incertezza generata da prevedibili conflitti giurisdizioali, attesa la mancanza di valore vincolante del precedente. Ma l’insidia maggiore si rinviene nella circostanza che al funzionario si accolla una potestà decisoria assai delicata e pericolosa per le conseguenze cui lo espone, a fronte di un dato testuale normativo di opposto tenore; in particolare, nulla esclude che lo stesso possa essere chiamato a rispondere della licenza in sede giudiziaria e disciplinare qualora il privato commettesse un reato a mezzo dell’arma, che, in base al disposto testuale dell’articolo 43 cit., non avrebbe potuto portare."

Insomma, lo Stato, nei panni dei suoi dirigenti, Prefetti e Questori, anzichè puntare all'incolumità pubblica, come sarebbe di dovere, si toglie l'imbarazzo di sbagliare e di vedersi citato per danni e al minimo sospetto, sequestra armi, munizioni e licenze. Insomma tutto si traduce in un più probabile risparmio in denaro piuttosto che in vite umane.

Eppure l'Italia non solo ha un indice di delinquenza relativamente basso ma sembra non soffrire nemmeno (al momento) di attacchi terroristici, (possibile altra scusa inventata da alcuni giornali) forse perchè i famigliari dei terroristi possono trovare nel nostro Paese un luogo dove svernare a spese dello Stato ma così è, nessun attacco in areoporti, stazioni, teatri, piazze a sancire un amicizia che lega l'Italia con i vicini Paesi dell'Africa.

Ma niente da fare, non è il terrorismo a spaventare, non sono gli ubriachi al volante, le bande di Romeni che assaltano le ville: il pericolo viene dai tiratori sportivi, quelli che hanno vinto le olimpiadi per capirci, "l'Italia cattiva che vince" come hanno scritto i giornali, quasi a dire che se le olimpiadi le vincono certi sport sarebbe meglio non vincere. (citazione così vergognosa da farci vergognare di essere Italiani e ancor peggio di avere come concittadini certi giornalisti).

Una situazione disarmante dove i media giocano sull'ignoranza che ancora è radicata in un alta percentuale di Italiani, più avvezzi a sapere tutto sull'Isola dei famosi, che a conoscere veramente come stà andando il Paese.
Finchè i media che stanno pilotando l'opinione pubblica non cambieranno suono, la vita per i possessori d'armi sarà sempre più buia, specialmente in Italia dove l'anarchia della politica, l'attività basata sul "non voto" o sul "mantenere il posto il più a lungo possibile" fomenterà sempre più la corsa al disarmo, anche per paura che tra crisi e malefatte la gente scenda in piazza, un eventualità sempre meno remota la dove l'oltre il 40% dei giovani non trova lavoro, dove le industrie si vendono agli stranieri che sbaraccano e vanno via lasciando scie di disoccupati; dove le promesse a chi ha avuto bisogno si sono trasformate in false promesse per chi oggi è al freddo e senza una casa.

Ritorniamo ai dati: in questo grafico (a destra) si può notare come, con l'intensificarsi della crisi dopo il 2010, gli omicidi siano aumentati, ma non certo per l'aumento dei porti d'armi ma semplicemente perchè, come detto, in tempo di crisi e con grandi disparità sociali, l'animo umano si trova sempre più scoperto e pronto a esplodere ad ogni minima ingiustizia, inoltre la lotta alla mafia con l'arresto di molti latitanti ha innescato una guerra tra clan molto cruenta. Solo negli ultimi anni abbiamo finalmente una riduzione sostanziale degli omicidi volontari confermando che gli atti di sequestro delle armi non sono portati a termine per l'incolumità pubblica ma semplicemente per salvaguardare i dirigenti pubblici dal finire sulle pagine dei giornali. Eppure loro sono pagati fior di quattrini per rischiare seguendo le Leggi e non le voglie dei giornalisti o ancor peggio, della politica.

L'INDUSTRIA COSA FA:

Sappiamo ormai tutti della questione "armi B7" discussa al parlamento Europeo e di come siano finite le cose, in un comunicato il Presidente dell'ANPAM (Ass. Naz. Produttori Armi Minuzioni) Stefano Fiocchi ha spiegato l'accaduto e come tutte le Associazioni di settore (industriale) abbiano combattuto per avere il meglio da questa nuova direttiva. Ringraziandole rimaniamo però sconcertati dall'espressione ambigua scritta in una frase della sua lettera in cui Fiocchi esprime quanto segue: "... A volte la politica richiede compromessi e l'attuale versione votata in IMCO è frutto di complesse mediazioni ......"
C'è da chiedersi quali siano stati questi compromessi, cosa è stato dato e cosa si è ricevuto, quanto ceduto è pari a ciò che si è portato a casa ??
E' forse stata ceduta sovranità degli sportivi tiratori per una migliore sovranita dell'esportazione ? A pensar male si fa peccato, ma ancora nessuna giustificazione è giunta in tale senso. E' un peccato dover dubitare ma ormai non una delle norme prodotte negli ultimi anni ha migliorato la situazione, sia in seno allo sport sia in seno alla sicurezza pubblica.