IL LIMITE
DELLA VELOCITA' DEI PROIETTILI SPARATI IN ARMI A FUOCO,
VELOCITA' DI DETONAZIONE
E
CARICHE CAVE
I manuali di ricarica sono una fonte inesauribile
di informazioni, utilizzabili non solo per lallestimento delle cartucce ma anche per
lo studio generale del fenomeno propulsivo. Ad esempio, esaminando le possibili
combinazioni per una o più munizioni, della stessa categoria o anche di categorie
diverse, e ordinandole secondo i valori crescenti del rapporto ponderale tra la carica di
lancio e il proiettile, si possono effettuare alcune significative osservazioni. La prima
(banale quanto si vuole) è che, al crescere del suddetto rapporto, la velocità aumenta,
alla stessa maniera in cui, schiacciando il pedale dellacceleratore e inviando
pertanto più combustibile nei cilindri, cresce il regime di rotazione del motore della
nostra vettura. La seconda (meno banale) è che, al crescere della velocità, il rapporto
ponderale carica/palla cresce via via sempre di più, così come il consumo specifico di
combustibile cresce più che proporzionalmente al crescere del numero di giri. A questo
punto consideriamo il quoziente tra il quadrato della velocità del proiettile e il
rapporto ponderale carica/palla, quoziente che, a meno del potere calorifico del
propellente, è proporzionale al rendimento del fenomeno. Ciò conduce alla terza
osservazione, è cioè che il rendimento decresce al crescere del rapporto ponderale
carica/palla, similmente a quanto accade per il rendimento di un e motore al crescere del
consumo specifico di combustibile. Procedendo nellesame, si possono infine
aggiungere altre due osservazioni, complementari alle precedenti, e cioè che la pressione
massima cresce al crescere del rapporto carica/palla, mentre il quoziente tra la pressione
massima e lo stesso rapporto, al contrario, decresce; il senso ditali osservazioni
scaturisce immediatamente da quello delle altre tre. La prima osservazione è
lennesima constatazione del principio secondo il quale, per ottenere risultati
maggiori, occorre impiegare maggiori risorse; tradotto in termini energetici, ciò
significa che una maggior energia cinetica in uscita comporta necessariamente una maggior
energia potenziale in entrata. La seconda osservazione può essere con gli incrementi di
velocità ottenibili diventano via via sempre meno apprezzabili rispetto ai corrispondenti
incrementi del rapporto ponderale carica/palla, che al contrario diventano via via sempre
più sensibili; ciò si spiega immediatamente considerando che parte dellenergia
potenziale contenuta nei legami chimici del propellente si converte in energia cinetica
dei gas combusti, e che tale frazione diventa via via sempre più consistente fino a
neutralizzare gli effetti dellincremento del rapporto ponderale carica/palla
sullenergia cinetica del proiettile. In altre parole, quanto maggiore è
lenergia potenziale messa in gioco, tanto maggiore è lenergia cinetica
dissipata dai gas combusti durante lespansione nellambiente esterno. Per
valori sufficientemente elevati del suddetto rapporto, pertanto, tutto lascia presupporre
che la velocità tenda a restare staziona, attestandosi su di un valore limite che non
può essere fisicamente superato (nonostante ogni ulteriore incremento della carica, e a
prescindere dallentità della pressione sviluppata). Anche la terza osservazione
può essere condotta alle estreme conseguenze (senza contare le perdite per attrito e le
dispersioni termiche) notando che, per quanto detto sopra, al crescere del rapporto
ponderale carica-palla la velocità tende ad un valore limite; ciò permette di ipotizzare
che il rendimento (il quale diventa sempre più basso al crescere della velocità) finisca
per annullarsi in corrispondenza del suddetto limite, come del resto è logico aspettarsi
per un rapporto tra unenergia cinetica stazionaria ed una energia potenziale
infinitamente grande. Per valori infinitamente piccoli sia della velocità che del
rapporto ponderale carica/palla, tutto lascia invece presupporre che il rendimento
(esprimente stavolta il rapporto tra unenergia cinetica ed unenergia
potenziale entrambe infinitamente piccole) assuma un valore limite ben definito. Per
quanto riguarda la quarta osservazione, essa si spiega ammettendo che la pressione massima
possa essere considerata approssimativamente proporzionale alla velocità; se questa
raggiunge un valore limite al crescere del rapporto ponderale carica/palla, altrettanto
può dirsi per la pressione massima. Se ciò non bastasse, considerazioni di balistica
interna portano a concludere che, al crescere del suddetto rapporto, lenergia
cinetica impartita allinsieme proiettile-gas durante la combustione della carica si
riduce via via sempre di più, vivacizzando il diagramma delle pressioni e facendo sì che
la pressione massima si avvicini al valore di riferimento ottenibile per una combustione a
volume costante, valore ben definito in base alla densità di caricamento (che
tuttal più può uguagliare la densità gravimetrica) e alle caratteristiche
termodinamiche del propellente. Per la quinta osservazione basta infine considerare che,
per lipotesi fatta circa la pressione massima, il quoziente tra questultima e
il rapporto ponderale carica/palla può essere considerato proporzionale al rendimento (a
meno del potere calorifico del propellente), e pertanto anchesso tende ad annullarsi
in corrispondenza della velocità li mite, ossia della velocità massima teoricamente
raggiungibile in corrispondenza di un valore infinitamente grande del rapporto ponderale
carica/palla. I valori limiti per la velocità del proiettile e per il rendimento,
ipotizzati sopra, hanno ovviamente senso solo come valori di riferimento giacché, dal
punto di vista pratico, una elevatissima velocità ottenibile solo a costo di una massa
spropositata di polvere, o un elevato rendimento ottenibile solo con valori irrisori di
energia cinetica, sono evidentemente delle assurdità. Disponendo dei valori delle dosi di
polvere e delle masse dei proiettili, nonché delle velocità e delle pressioni massime,
riportati nelle tabelle di ricarica, è possibile correlare fra loro i dati di caricamento
mediante curve teoriche scelte in modo da presentare i minimi scostamenti dai risultati
sperimentali, e ricavare così i suddetti valori limiti; i risultati saranno tanto più
attendibili quanto più ampio e diversificato sarà il campione esaminato, ossia quanti
più tipi di cartucce delle varie categorie saranno presi in considerazione. Si può
ottenere un esempio significativo considerando quattro notissime cartucce militari
statunitensi, rappresentative di altrettante categorie di munizioni (ossia pistola,
carabina, fucile, fucile dassalto, nel caricamento standard con polvere a doppia
base e palla incamiciata. La migliore correlazione tra questi dati (ossia la curva
che presenta i minori scostamenti dai risultati sperimentali) viene ottenuta impiegando,
per il rendimento, la seguente espressione empirica:
e = eo(1-V/V0)2
dove ossia il valore limite
del rendimento in corrispondenza della velocità nulla, risulta pari a .390,
mente V0, ossia il valore limite della velocità in corrispondenza
di un valore infinitamente grande del rapporto ponderale carica/palla, risulta
pari a circa 3500 mt./sec. Questa espressione del rendimento, tra laltro,
associata a quella che io definisce come rapporto tra energia cinetica del
proiettile ed energia potenziale della carica di lancio:
e = mV2/2wE
Consente di ricavare il valore
del rapporto ponderale carica/palla necessario per ottenere una data velocità.
W = Vo2 (V/V0)2
__ _____
___________
m = 2e0E
(1-V/ V0)2 |
Lattendibilità ditali
valori è ovviamente limitata dallesiguità del campione esaminato (solo
quattro esemplari, per di più rappresentativi del solo munizionamento per
armi leggere); risultati migliori si otterrebbero allargando il campione anche
al munizionamento per artiglieria, cui competono i più elevati valori sia
della velocità e della densità sezionale che del rapporto ponderale carica/proietto
(i penetratori sottocalibrati controcarro, stabilizzati aerodinamicamente,
vengono sparati a velocità iniziali dellordine dei 1500 m/s, con rapporti
carica/proietto superiori allunità e con pressioni massime intorno ai
7000 bar). Le massime velocità finora raggiunte si aggirano intorno ai 2000
m/s (sempre con proietti dartiglieria), cui corrisponde, dallespressione
sopra riportata, un rapporto ponderale carica/proietto pari a circa 5.5; la carica di lancio, come si vede, risulta ben più pesante dello stesso
proietto, e comunque la velocità ottenuta risulta ben lontana dal limite di
3500 m/s, che scaturisce dallanalisi statistica dei dati di caricamento
e che del resto risulta ancora inferiore al limite ideale. Questultimo
si riferisce alla ipotesi di completa conversione dellenergia potenziale
della carica di lancio in energia cinetica dellinsieme proietto - gas
combusti, e viene espresso dalla seguente relazione:
w/3m
V2 = 6E ______________
dove E è il potere calorifico
del propellente, w la massa della carica di lancio e m la massa
del proietto. Se il rapporto "w/m" diventa infinitamente
grande, il quadrato della velocità si avvicina a sei volte il potere calorifico;
per i propellenti a doppia base esso risulta pari a circa 5000 kjj/kg, e la
velocità limite ideale risulta così pari addirittura a circa 5500 m/s.
velocità simili sono inimmaginabili per proiettili a propulsione termodinamica;
in ogni caso il rendimento propulsivo (ossia il rapporto tra lenergia
cinetica del proietto e quella dellinsieme proietto - gas combusti)
risulta estremamente sfavorevole (per non parlare di quello termodinamico),
giacché diventa sempre più piccolo al crescere del rapporto carica/proietto:
ep = 1/(1+w/3m)
Come si vede, dunque, il conto
da pagare alle alte velocità risulta molto salato dal punto di vista energetico,
ma poiché il fenomeno della combustione non concede mai grossi sconti, lunica
cosa che resta da fare è quella di ottimizzare il complesso dei componenti
e della bocca da fuoco, secondo criteri dettati dalle particolari circostanze.
A tale proposito, sempre in riferimento al campione esaminato, il rendimento
può essere espresso nella forma seguente, empirica quanto laltra e ad
essa analoga per la supposta proporzionalità tra pressione massima e velocità
iniziale:
e= eo(1-p/po)2
stavolta il rendimento limite
risulta pari a .418, mentre la pressione limite risulta pari a circa 12700
bar; ferma restando la ridotta attendibilità dovuta allesiguità del
campione, poiché i valori di rendimento limite ricavati dallanalisi
statistica, condotta prima in base alla velocità iniziale e poi in base alla
pressione massima, risultano abbastanza prossimi (e addirittura coincidenti
se, nellapprossimazione, ci si ferma alla prima cifra decimale) tale
pressione limite può essere interpretata come la pressione massima ottenibile
in corrispondenza della velocità limite. Se si considera che, come detto sopra,
per la propulsione dei proietti APFSDS (armor piercìng fin stabilized discarding
sabot) sparati in cannoni ad anima liscia è già stato raggiunto un valore
di circa 7000 bar. e che la tendenza attuale si indirizza verso velocità iniziali
dellordine dei 1800 m/s e verso lunghezze di anima inferiori ai 5 metri
per limitare i fenomeni di flessione e di distorsione termica, si comprende
facilmente come le pressioni massime siano destinate ad aumentare ancora,
secondo quanto estrapolato dalla formula empirica e in analogia con quanto
si verifica per la pressione media in canna, al crescere della densità sezionale
"ds" e della velocità V, e al descrescere
della lunghezza dellanima "L":
pm = dsV2/2L
Il conto da pagare, dunque, risulta
salato anche nei confronti della pressione massima, e di conseguenza nelle
tecniche di costruzione delle bocche da fuoco, mentre il superamento del limite
dei 2000 m/s impone ladozione di altre forme di propulsione. Come vedremo,
velocità dellordine dei 5000 m/s e anche superiori vengono ottenute
attualmente sfruttando il fenomeno della detonazione benché, anche in questo
caso, sia il livello delle pressioni che il rendimento propulsivo risultino
ancora più sfavorevoli. La propulsione termodinamica (basata sulla espansione
di una massa di gas allinterno di un condotto entro il quale scorre
un proiettile) trova un limite invalicabile nel fatto che è impossibile conferire
energia cinetica al proiettile senza conferirne contemporaneamente una certa
quantità anche agli stessi gas di spinta (che possono essere generati, indifferentemente,
dalla combustione di un propellente o dalla vaporizzazione di un liquido).
Lenergia cinetica, cioè, si ripartisce tra il proiettile e i gas, e
la frazione che compete a questi ultimi cresce al crescere del rapporto ponderale
carica/palla, fino a diventare pari al 100% quando il suddetto rapporto diventa
infinitamente grande; ciò significa che lenergia cinetica del proiettile
diventa sempre più trascurabile rispetto a quella dei gas, mentre praticamente
si osserva che già a partire da un certo valore del rapporto carica/palla
gli effetti dellincremento di carica sulla velocità del proiettile non
sono più apprezzabili. Il problema è allora quello di trovare una sorgente
propulsiva capace di fornire un impulso adeguato (ossia una forza adeguata
agente per un intervallo di tempo adegua) ad un proiettile di massa assegnata,
in modo da ottenere la velocità desiderata; se si eccettua lutilizzazione
delle forze elettromagnetiche, lunica sorgente valida finora estensivamente
impiegata è quella fornita dal fenomeno della detonazione. Fino alla scoperta
della nitroglicerina e alla sua successiva utilizzazione nella fabbricazione
della dinamite, a cavallo della prima metà del secolo scorso, gli effetti
esplosivi venivano ottenuti impiegando lunico propellente allora disponibile,
ossia la povere nera, opportunamente racchiuso e costretto in uno spazio limitato. I risultati ottenuti non differivano sostanzialmente da quelli riscontrabili
nelle armi da fuoco, essendo dovuti alla rapidissima espansione della
gran massa di gas originati dalla combustione e alla loro elevata pressione
(derivante dalla notevole densità di caricamento impiegata), con lovvia
differenza che nelle armi la canna riesce, salvo cariche eccessive, a contenere
e ad indirizzare lespansione dei gas verso la propulsione del proiettile
nella direzione voluta, mentre nel fornello da mina il risultato è la frantumazione
della roccia circostante, accompagnata dalla propulsione dei relativi frammenti
in più direzioni. Ad ogni modo, sia nel caso della propulsione che in quello
della esplosione, si tratta sempre dello stesso fenomeno, ossia della combustione
(o deflagrazione) più o meno rapida di un combustibile associato ad un comburente;
per le polveri senza fumo, a base di nitrocellulosa, la velocità di combustione
alla pressione atmosferica varia tra .10 e .15 mm/s, aumentando pressoché
linearmente al crescere della pressione (ciò significa che sotto la pressione
di 1000 atmosfere, la velocità di combustione oscilla tra i 10 e i 15 cm/s
mentre la durata della reazione assume lordine di grandezza del millesimo
di secondo. Al contrario della polvere nera, invece, la nitroglicerina non
necessitava di intasamento; essa risultava altresì molto instabile, decomponendosi
istantaneamente se debolmente sollecitata meccanicamente o termicamente, e
presentava effetti dirompenti mai visti prima, frantumando il materiale roccioso
in minutissimi frammenti. Escogitato in seguito il modo di renderne più sicuro
il maneggio, mescolandola a sostanze inerti e creando, così, le prime dinamiti
(realizzate da Nobel), era comunque chiaro che la modalità di reazione risultava
del tutto diversa da quella dei normali propellenti, giacché mentre questi
si limitavano a bruciare (con velocità di combustione relativamente basse),
la nitroglicerina sembrava decomporsi con velocità apparentemente infinita.
Nonostante le apparenze, tuttavia, nel fenomeno della detonazione la velocità
di reazione, anche se elevatissima (lordine di grandezza è delle migliaia
di metri al secondo), assume comunque un valore finito, che dipende essenzialmente
dalla densità della particolare sostanza, risultando approssimativamente proporzionale
a questultima, mentre la durata del fenomeno, apparentemente infinitesima
assume lordine di grandezza del milionesimo di secondo. La seguente
tabella riporta appunto i valori della velocità di detonazione e la corrispondente
densità di alcune sostanze detonanti:
Detonante |
Sigla |
Densità kg/m3 |
Velocità di
detonazione m/s |
Nitroglicerina |
NGL |
1600 |
7500/8000 |
Tritolo |
TNT |
1670 |
7000/7200 |
Acido-picrico |
AP |
1760 |
7000/7200 |
Pentrite |
PETN |
1770 |
8000/8400 |
Esogene |
T4 |
1800 |
8200/8400 |
La detonazione si propaga dunque
nel materiale attraverso una superficie di discontinuità che può assumere
svariate forme (piana, cilindrica, sferica); tale superficie, che costituisce
il fronte dellonda di detonazione, separa il materiale originario dai
gas prodotti dalla reazione, rispetto ai quali essa si muove con la velocità
del suono nel mezzo gassoso. Sul fronte donda la pressione assume un
valore elevatissimo, approssimativamente proporzionale al prodotto tra la
densità del materiale e il quadrato della velocità di detonazione (con i valori
visti sopra, la pressione di detonazione raggiunge lordine di grandezza
delle centinaia di migliaia di bar, a cui nessun materiale attualmente conosciuto
è in grado di resistere); esaurita la reazione, i prodotti gassosi si espandono
poi nel mezzo circostante (solido, liquido o aeriforme) generando onde durto
cui sono dovuti gli effetti distruttivi. Gli stessi gas combusti si muovono
dietro il fronte donda con una velocità che, immediatamente a ridosso
di questo, risulta prossima a quella di detonazione, decrescendo via via con
la distanza fino ad annullarsi e poi invertire il senso; tutto ciò nel rispetto
del principio di conservazione della quantità di moto, che essendo inizialmente
nulla per il materiale originario, tale deve rimanere anche per i prodotti
di reazione. Come si vede, dunque, anche nel caso delle detonazione solo una
parte dei gas risulta direttamente attiva, e pertanto, per esasperare gli
effetti, si sfrutta linterferenza di due fronti di detonazione incidenti,
realizzando quelle che comunemente vengono definite "cariche cave".
Il principio della carica cava (scoperto casualmente sul finire del secolo
scorso e noto come "effetto Monroe") prevede che la cartuccia di
detonante, rispettivamente prismatica o cilindrica, presenti, allestremità
opposta a quella dellinnesco, una superficie sagomata a diedro o a cono,
facendo sì che i prodotti della detonazione concentrino i loro effetti lungo
una retta (appartenente al piano di simmetria del diedro) o su un punto (appartenente
allasse del cono). Tale principio, impiegato essenzialmente nel campo
delle demolizioni, viene utilizzato anche per la proiezione di materiali metallici
(ad esempio per laccoppiamento di materiali non saldabili tra loro)
e questultimo impiego ha portato alla realizzazione dei famosi "bazooka",
"piat" e "panzerfaust", ossia dellarmamento individuale
controcarro, basato sul lancio di proietti autopropulsi muniti di carica cava.
In questo caso il proietto autopropulso, che si muove a velocità relativamente
bassa, fa da vettore ad un ulteriore proietto, costituito dal rivestimento
metallico (generalmente rame o ferro dolce, cioè materiale facilmente "imbutibile")
che ricopre la cavità della carica, e che viene poi "sparato" in
prossimità della corazza; i fori netti e diritti ottenuti impiegando le cariche
cave sono dovuti appunto allazione di questi rivestimenti che vengono
letteralmente "schizzati" a velocità pazzesche (parecchie migliaia
di metri al secondo) contro il bersaglio. Per capire cosa succede al rivestimento
durante la detonazione della carica immaginiamo che il fronte donda
avanzi verso il rivestimento piano (inclinato dellangolo "a" sullorizzonte) mantenendosi ad esso parallelo. Quando il fronte
donda raggiunge il rivestimento, la detonazione è ormai terminata, e
il rivestimento stesso, investito dai gas combusti, si mette in moto verso
il piano di simmetria con velocità (V0) (inclinata dello stesso
angolo "a" rispetto alla verticale), mantenendosi parallelo
a se stesso; si consideri che la pressione ammonta a centinaia di migliaia
di bar, e che a tali pressioni un qualunque metallo si comporta come un fluido incompressibile non viscoso. Nel moto relativo lungo il piano di
simmetria, che si svolge con velocità "V1" ad esso parallela,
il rivestimento appare rifluire verso questo con velocità "Vz",
(anchessa inclinata dellangolo "a" rispetto allorizzontale).
Per il solito principio di conversione della quantità di moto, il materiale
del rivestimento, spinto dai gas combusti, in corrispondenza del piano di
simmetria è costretto a dividersi in due flussi, luno orientato in avanti
e laltro dietro; si può dimostrare che, nel caso di un rivestimento
piano, a questi flussi compete una velocità "Vf" pari
a quella con cui il materiale procede verso il piano di simmetria (cioè V2)
mentre nel caso di un rivestimento carico, la velocità (Vf) risulta
molto maggiore (perché il materiale, del flusso verso l'asse, incontra sezioni
sempre minori), approssimativamente nel rapporto tra il raggio e lo spessore.
Nel moto assoluto, la velocità del flusso orientato in avanti sarà pari alla
somma "V1+Vf", mentre quella del flusso orientato
dietro sarà pari alla differenza "V1-Vf",:
in altre parole il rivestimento si trasforma in un flusso di materiale animato
da una velocità crescente tra la coda e la testa, flusso che nel corso della
traiettoria verso il bersaglio assume una lunghezza ben definitiva. Per quanto
riguarda lentità di queste velocità, in condizioni ottimali la velocità
V0 assume lo stesso ordine di grandezza della velocità di detonazione
"D", la "V1" risulta proporzionale a "D/sina
, mentre la "V2" risulta proporzionale a "D/tga
"; con rivestimento piani la velocità di proiezione della testa risulta
proporzionale a "D(1 + cosa ) sina ", mentre quella della coda risulta
proporzionale a "D(1-cosa ) sina ". Tutto ciò vale nel caso si instauri
un onda di detonazione di velocità adeguata, e che i gas combusti riescano
a conferire al rivestimento una adeguata quantità di moto; in definitiva le
formule sopra riportate presuppongono un rapporto tra la massa del detonante
e quella del rivestimento superiore a 6, ossia un rendimento propulsivo anche
stavolta decisamente molto basso. Ciò nonostante, la velocità ottenibile risulta
di tutto rispetto, e in ogni caso tanto maggiore quanto minore risulta langolo "a"; per un rivestimento piano, con un valore dellangolo "a" pari a 30°, tenuto conto di quanto detto sopra, le velocità
della testa e della coda risultano pari rispettivamente a circa il 93% e il
27% della velocità di detonazione. Risultati ancora migliori si ottengono
con i rivestimenti conici, in cui la velocità della testa del flusso addirittura
supera di parecchie volte la velocità di detonazione; in ogni caso, sia la
forma che la velocità sia la lunghezza del getto vengono a dipendere non solo
dallangolo di apertura del rivestimento, ma anche dallangolo con
cui il fronte donda investe il rivestimento stesso, e conseguentemente
dallangolo con cui questultimo viene deflesso dalla posizione
iniziale. Tanto per fare un esempio, angoli dapertura minori di 90° producono flussi più veloci a forma affusolata, mentre angoli dapertura
maggiori producono flussi più lenti a forma più tozza (i cosiddetti SFP o
"self forging projectiles" cioè proiettili autoforgianti, ed entrambi
i tipi di flusso sono caratterizzati da una parte più veloce detta "jet"
e da una più lenta detta "slug". Tornando al caso degli angoli dapertura
minori di 90°, cui competono i flussi più veloci, è il caso
di dire che, se riescono a svilupparsi completamente, essi raggiungono una
lunghezza complessiva proporzionale alla dimensione assiale del rivestimento;
ad essi competono, cioè, anche le maggiori lunghezze, e siccome per velocità
superiori a quella del suono nel metallo la penetrazione della corazza dipende
in prima approssimazione dalla lunghezza del proietto, ecco che ad essi competono
anche le maggiori penetrazioni. Per ottenere uno sviluppo completo occorre,
tra laltro, che la carica detoni ad una sufficiente distanza dal bersaglio,
distanza che, tuttavia, non può essere eccessiva, pena la disgregazione del
flusso causata dalla stessa elevatissima velocità associata ad una massa necessariamente
esigua; a questa circostanza è conseguentemente legata la capacità di difendere
le corazze dalloffesa delle cariche cave, realizzata provocando la detonazione
prematura di queste mediante appositi ostacoli disposti ad una conveniente
distanza, oppure la disgregazione precoce del flusso già formato mediante
cariche esplosive applicate direttamente sulle corazze stesse. Tra laltro,
le cariche cave non sopportano la stabilizzazione giroscopica, giacché il
regime di rotazione disturba la formazione del flusso attivo; se sparate in
cannoni ad anima rigata, esse prevedono un proietto a stabilizzazione aerodinamica,
montato su cuscinetti al fine di neutralizzare leffetto della rigatura.
In conclusione, sebbene nel caso della detonazione le velocità ottenibili
sembrano infrangere i limiti operativi visti nella precedente occasione, si
incontrano tuttavia delle insormontabili difficoltà nel mantenimento a distanza
degli elevatissimi valori ottenibili con la proiezione di rivestimenti metallici
mediante le cariche cave; questo è il motivo per cui la carica deve giungere
immediatamente a ridosso del bersaglio per poter essere efficace, motivo che
ne costituisce, ovviamente, il limite principale.
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