LA POLVERE PER AVANCARICA
La SNIA mette a disposizione
due tipi di polvere denominati la N.1 e la N.2, che si differenziano per
la granulazione: più fine la N.1 rispetto alla N.2. La prima adatta alle
armi corte e allinnesco dei bacinetti delle armi a pietra, svolgendo
quindi le funzioni dello storico polverino; la seconda adatta alle armi
lunghe. È intuitivo che una polvere più fine brucerà più velocemente erogando
in tempi brevi tutta la sua potenza, sfruttabile quindi al meglio in una
canna corta, di pistola o revolver. Sono discretamente disponibili oggi
come oggi anche polveri scozzesi, che erogano una buona potenza. Poi ci
sono le francesi, le svizzere... Non sono però sempre tutte reperibili.
Limportante in una polvere, una volta trovata quella adatta anche
usufruendo nei consigli dei veterani è il dosaggio, che dovrà essere sempre
costante in relazione alle diverse distanze di tiro e al peso della palla.
LE PEZZUOLE O "PATCH"
In una canna liscia la palla
sferica viene inserita avvolgendola parzialmente in un "patch"
ovvero una pezzuola di tessuto il cui scopo è duplice, ossia forzare la
palla nellanima della canna e costipare adeguatamente il tono gassoso
che allatto della deflagrazione della polvere si genera dietro la
palla. I patch si trovano in commercio in due o tre spessori (decimi di
millimetro). Un tempo si facevano con camicie usate e tele da materasso,
usato. Trovato il tessuto, farsi il patch è così facile che cè quasi
da vergognarsene. Il metodo migliore è quello di appoggiare sulla volata
dellarma un ritaglio di stoffa; visi collochi la palla e si spinga
in canna con forza fino a livello dellimboccatura. Il segno lasciato
dallimboccatura de la canna dà le dimensioni ideali del patch, da
riprodurre con linea circolare regolare. Un patch quadrato funziona pure
egregiamente e se ne sono visti del resto anche di triangolari! I patch
si fanno anche con delle apposite fustelle. Certo costano ma per lappassionato,
hanno il pregio di esser di forma costante! Il patch ingrassato convenientemente
(con sego di cavallo, vaselina, cera o un grasso comunque non troppo fluido,
anche se gli esperti consigliano la margarina vegetale perché i suoi grassi
sciolgono le fecce della polvere nera) faciliterà lintroduzione della
palla in canna, specie se rigata e contribuirà alla pulizia della canna
stessa fra un colpo e laltro impedendo limpiombatura. Lo spessore
ideale del patch deve essere comunque pari alla profondità della rigatura.
Con armi rigate a percussione quali i fucili militari Springfield od Enfield
sono duopo le palle ogivali Minié, che diventano minnie-ball nella
pronuncia americana. Questo proiettile parzialmente cavo previsto dallinglese
Greener ma applicato dal francese Minié, è sottocalibrato di quel tanto
perché possa cadere liberamente lungo la canna od esservi spinto dalla bacchetta
senza sforzo (salvo canna già sparata e quindi sporca) ed adagiarsi sulla
polvere, sulla quale con la bacchetta sarà comunque necessario premerla
un po. I gas della deflagrazione dilateranno le pareti della palla
che andrà cosi ad impegnarsi nelle righe, rendendo inutile il patch. La
radenza e la precisione di tiro che si ottengono sono straordinarie.
LE PALLE
Si trovano normalmente in commercio
poiché diverse ditte hanno in catalogo quanto di meglio possa offrire il
mercato specializzato: potrebbe tuttavia sembrare meschino che un tiratore
di avancarica se le acquisti già fatte! La passione impone la necessità
di fondersele (la praticità suggerirebbe invece di comperarle...). Come
noto le palle sono di piombo, normalissimo piombo da idraulico e sarà magari
proprio lidraulico a fornirlo. Si dovrà usare piombo dolce, ovvero
puro, cioè non legato con antimonio: se il piombo è quello adatto al nostro
uso potrà essere facilmente scalfibile con lunghia. Per fondere il
piombo si possono reperire con facilità crogioli elettrici specifici con
termostato e mestoli in ghisa con beccuccio, di importazione USA. Sono senzaltro
utili ma non indispensabili. Un pentolino di acciaio inox ed un mestolino
da minestra con beccuccio, possono ugualmente servire allo scopo. Il piombo
che si ricava dai tubi si potrebbe legarlo con un una parte di stagno nella
proporzione del 2-3%. Lo stagno abbassa la temperatura di fusione e crea
un indurimento maggiore (con stagno al 5% possiamo ottenere palle per armi
a retrocarica o ad avancarica a canna liscia, dove la palla non si impegna
nelle rigature). Leventuale presenza di tracce di saldatura sui vecchi
tubi potrebbe incrementare la presenza nella lega di stagno, con la conseguente
alterazione della durezza ricercata. Per le emissioni di vapori di piombo
è poi bene fondere con le finestre aperte e magari con un buon aspiratore
sovrastante il crogiolo. Quando tutti i rottami di piombo si saranno
fusi, una volta scremati, cera di candela, cera dapi o paraffina possono
accelerare lo "schiarimento" del piombo in fusione: basta gettarne
una minima quantità nel crogiolo e rimestare bene, quindi schiumare. Questa
operazione provoca normalmente una vampata e parecchio fumo. Quando nel
pentolino-crogiolo il piombo avrà assunto un bellaspetto brillante
senza scorie galleggianti, lo si potrà raccogliere col mestolino per versarlo
nello stampo. Lo stampo, correttamente sgrassato e portato in temperatura
ottimale con alcune fusioni di prova, sarà trattenuto per i lunghi manici
con mano guantata e con quel poco di abilità che si acquista con il tempo
e lesperienza verrà riempito tracimando appena dal foro di colata.
Dopo pochi istanti, con un mazzuolo di legno si agirà sul rompigetto per
tagliare la materozza della palla e quindi per aprire agevolmente lo stampo
per far cadere su un panno la palla appena fusa. Il primo accorgimento che
si apprende è di versare il piombo in modo che il getto espella laria
dallinterno dello stampo: perché questo si verifichi il beccuccio
del mestolino deve rimanere distante, bastano pochi millimetri, dal foro
di colata.
LE PIETRE
Le pietre vanno adattate allarma
e preparate per unabbondante emissione di scintille. Dovranno aver
forma pressoché quadrata con un lato smussato: sarà questo a battere sulla
martellina e per non impuntarsi sulla stessa e per scoccare scintille dovrà
esser posta fra le ganasce del cane con lo smusso verso lalto.
LA MICCIA
La miccia è una corda di lino,
canapa o cotone trattata al salnitro. Accendendone un capo, essa brucia
più o meno lentamente e con brace più o meno viva a seconda della preparazione,
che spesso è un segreto di bottega del "micciaro". Una buona miccia
la si può fabbricare con della corda di canapa immersa in una soluzione
di acqua e acetato di piombo.
LE ARMI
Vi sono due scuole di pensiero.
Una propende per i primi passi - o meglio, spari - con armi a percussione,
vale a dire munite di luminelli che, innescati con le capsule trasmettono
alle polveri la fiammata sprigionata per schiacciamento del fulminato da
parte del cane in uninfinitesima frazione di secondo così che lo sparo
è immediato come in una qualsiasi arma moderna con cartuccia metallica.
La seconda scuola di pensiero propende per un'iniziazione storico-filologica
e quindi consiglia larma con batteria a pietra focaia o a miccia.
Per utilizzare le due categorie di armi ci sono tecniche ed espedienti diversi.
SPARARE A PIETRA
La prima cosa da fare è inserire
la pietra focaia tra le ganasce del cane, le cui facce interne sono dentate
per tenere saldamente a pietra: non però direttamente, sarebbe impossibile;
essa va avvolta parzialmente con una striscia di cuoio (tinto in rosso)
oppure, ed è quasi meglio, con una lamina di piombo. Lo smusso sullo spigolo
anteriore della pietra sarà, come detto in precedenza, rivolto verso lalto.
Seconda cosa da fare, di cui ci si dovrà sempre ricordare, è lasciugatura
dellanima della canna con straccetti inseriti nel cavastracci della
bacchetta. Dopo di che si potrà versare in canna la giusta dose di polvere.
I PRELIMINARI
Dopo aver asciugato lanima
della canna coi soliti straccetti, versare una minima dose di polvere tratta
da uno dei flaconcini, innescare lo scodellino, armato il cane e fatto fuoco
per asciugare meglio lanima della canna, la primissima cosa da fare
è inserire nel focone uno spillone e abbattervi sopra la martellina per
tenerlo in sito. Lo spillone è un semplice fil di rame del giusto diametro
per poter entrare nel focone senza forzatura, per sturarlo e per impedire
la fuoriuscita polvere in fase di carica. È possibile costruirselo da soli,
per tenerlo appeso al ponticello con una catenella o un laccetto. Spesso
è un componente smontabile dei misurini
LINSERIMENTO DELLA POLVERE
Per questa operazione tre sono
i metodi fondamentali: Primo: versare direttamente la polvere in
canna dal corno. Il corno può erogare la polvere tramite una valvola con
dosatore inserita in punta oppure liberamente, una volta tolto il tappo.
Il corno con dosatore di regola eroga quantità di polvere costanti, grano
più grano meno. Il corno senza dosatore si dovrà invece versare a occhio,
il che richiede un certo allenamento. Questo sistema, usato un tempo in
combattimento non deve assolutamente essere impiegato poiché, in presenza
di fecce o residui incandescenti in canna, la polve nera calata dal corno
potrebbe accendersi, trasformandolo in un micidiale ordigno. La stessa considerazione
vale, ovviamente, per il corno con dosatore la cui valvola non è sufficientemente
stagna da impedire leventuale effetto di detonazione. Il ruolo quindi
moderno della fiaschetta o del corno può essere di contenere semolino o
farina di mais. Secondo: dosi separate raccolte in appositi contenitori.
Flaconcini o cilindretti di vetro, plastica, cartone, ecc., non sono di
difficile reperimento (date le dimensioni ridotte il vetro o la plastica
non pongono in questo caso grandi problemi di elettricità statica). I flaconcini
verranno riempiti con dosi ben pesate sul bilancino. Per versarle in canna
senza sprecarne si potrà utilizzare un lungo imbuto che consente alla carica
di adagiarsi tutta sul fondo, in culatta. Luso dellimbutino
è antico come larma e la storia è comunque rispettata, se magari non
nei materiali, nello spirito. Per le armi militari, luso dellimbutino
non è permesso: ve limmaginate i soldati della Black Watch che, facendo
quadrato sotto le cariche della cavalleria di Napoleone, infilano limbuto
nella canna del loro Brown Bess per versarvi coscienziosamente una dose
di polvere pesata la sera prima di Waterloo? Ma poiché anche nel tiro è
invalso luso del compromesso, viene qui tollerato un imbuto dal corto
cannello. Terzo: cartuccia di carta preconfezionata. La confezione
di una cartuccia non presenta particolari difficoltà, salvo quelle di ricerca
storica, ma a questo ha già provveduto la S.L.V.T.A, adattamento dal Quaderno
N.3 di Dario L.Toso, con riferimento alle cartucce per moschetti e fucili
europei e americani dei secoli XVIII e XIX. Le cartucce di carta combustibile
furono usate nei fucili a retrocarica (esemplari a questo proposito gli
Sharps) e nei revolver e carabine con cilindro ad avancarica. Il vantaggio
di una cartuccia preconfezionata si calcola in termini di tempo. Le cartucce
preconfezionate venivano inserite in camera e calcate. Che la carta schiacciata
si rompesse o meno era ininfluente in quanto la vampata della capsula attraverso
il luminello accendeva comunque la carta che del resto era infiammabilissima.
LINSERIMENTO DELLA PALLA
Va da se che il calibro
duna palla è solo nominale, quando per essa è previsto luso
del patch e che a pezzuola abbandona la palla subito fuori dalla volata.
Avvolta la palla nel patch, la si introduce in canna, forzandola in volata.
Si deve quindi spingerla fino in fondo alla canna a contatto con la polvere.
Allo scopo si utilizza la bacchetta riposta nellapposito recesso della
cassa, appoggiandone sulla palla la testa. La palla andrà ben calcata sulla
polvere, senza esagerare. Essendo al primo colpo, prima di estrarre la bacchetta
dalla canna, si pratichi su di essa un riferimento (con pennarello, con
lima, con nastro adesivo) allaltezza della bocca dellarma. Per
ogni caricamento successivo, il riferimento dirà se si sarà calcato fino
al punto giusto. E pericoloso che tra carica e palla rimanga un vuoto: in
esso i gas della deflagrazione si espanderanno fino a gonfiare la canna,
danneggiandola irreparabilmente. Calcando la palla in fondo alla canna,
la bacchetta non dovrà mai essere spinta facendo pressione in cima allimpugnatura
con il palmo o il pollice della mano (onde evitare i cosiddetti "carichi
di punta") ma la si dovrà invece impugnare a circa due spanne dalla
volata per ogni tratto di affondo. Due leggeri colpetti sulla palla, già
dolcemente calcata sulla polvere, praticati lasciando liberamente cadere
di peso la bacchetta daranno il giusto assestamento polvere/palla. Con lesperienza
il suono della bacchetta cadente sulla palla confermerà il raggiungimento
dellassestamento.
LINNESCAMENTO DEL BACINETTO
Caricata la canna, si
toglie lo spillone dal focone e si passa a versare nel bacinetto un poco
di polvere da un flaconcino, da una piccola fiaschetta o da un iniettore
da scodellino in ottone, oggetto per verità molto grazioso e in grado di
erogare quantità ottimali e costanti. Un tempo la polvere da innesco era
di macinazione più fine per meglio penetrare nei focone e per bruciare più
velocemente. Oggi la polvere N.1 della SNIA svolge comunque questa funzione
in modo egregio, anche se pure la N.2 non crea certo cilecche. Abbassata
a martellina sul bacinetto innescato, si imbraccia larma, si arma
il cane, si punta, si mira, si preme il grilletto. Larma sparerà.
LA MANCATA ACCENSIONE
Se abbattendosi il cane larma
non spara, può trattarsi di una "ritardata accensione" dovuta
a cause imponderabili, come ad esempio dellolio che abbia inumidito
la polvere nel focone; mezzo minuto dattesa con larma sempre
in punteria può esser sufficiente perché la fiamma riesca a raggiungere
la camera di scoppio. Altrimenti si dovrà con lo spillone liberare il focone,
riempire nuovamente lo scodellino e tirare di nuovo, il che riesce sempre.
Altra causa di mancata accensione è laver versato nel bacinetto poca
polvere, non sufficiente per raggiungere e percorrere il focone. Si ricordi
che la vampata generata nello scodellino viene "risucchiata" nel
focone per un noto effetto fisico. Che il colpo parta oppure no, la polvere
nel bacinetto si accende comunque. In unarma a pietra il colpo parte
con un leggerissimo ritardo rispetto allaccensione dell'innesco; ritardo
del resto appena avvertibile e che fa parte del fascino sottile del tiro
con questa tipologia di armi. Vi erano e vi sono, fucili e, in specie, pistole
dove con un particolare accorgimento nella realizzazione del focone - una
svasatura imbutiforme - si ottiene laccensione della carica in camera
di scoppio con limmediatezza di una qualsiasi cartuccia moderna, il
cosiddetto "tubo Venturi". Prima di ricominciare a sparare si
dovrà scovolare la canna, anche passandovi uno straccetto umido (ma poi
si dovrà lasciare asciugare) per pulirla da ogni residuo di polvere combusta,
facilitando così lintroduzione della palla successiva. Il regolamento
internazionale (M.L.A.I.C.) proibisce la pulizia della canna fra un colpo
e laltro quando si utilizza unarma, antica o replica, di tipologia
militare. Questo, ovviamente, durante una gara: se si prevede quindi una
pratica agonistica è meglio abituarsi a non pulire tra un colpo e laltro
la canna.
SPARARE A PERCUSSIONE
Il metodo di caricamento dalla
volata è il medesimo illustrato per le armi a pietra. Armi celebri quali
i fucili Springfield ed Enfield, i revolver Colt Navy o Remington sono tutte
accomunate dallavere il luminello da innescarsi con una capsula di
fulminato. Il cane, abbattendosi con notevole forza, schiaccia la capsula
facendo deflagrare il fulminato, provocando Lo scarico della vampata nella
polvere in camera di scoppio attraverso il camino (canaletto). Per liberare
il camino da eventuali tracce dolio è consigliabile esplodervi una
o due capsule prima di caricare sparando in bianco, ossia senza polvere
da sparo in camera. Il luminello andrà poi tappato per impedire la fuoriuscita
di polvere (lo si può fare con un patch o semplicemente lasciandovi sopra
una capsula esplosa). Le fasi di caricamento sono notevolmente abbreviate,
almeno per i fucili e lo sparo è immediato: rarissime le cilecche per difetto
della capsula, semmai per ostruzione de luminello, cui si rimedia col solito
spillo. Il fatto, poi, che il luminello sia svitabile ed estraibile dalla
propria sede, offre notevoli vantaggi per la sua sostituzione e per la pulizia
dellarma.
I REVOLVER A PERCUSSIONE
Asciugata la canna e le camere
dallolio sparando alcune capsule in bianco, con il cane a mezza monta
e quindi tamburo non vincolato si procederà al caricamento della prima camera
vuoi dalla fiaschetta (proibita in gara) vuoi da misurino a doc. Tenendo
larma in verticale, si appoggerà sulla stessa camera una palla (il
cui diametro si dimostrerà maggiorato rispetto a quello della camera) e
la si porterà, ruotando il tamburo a mano, in corrispondenza del calcatoio
con il quale la si calcherà sulla polvere. Una volta completato il caricamento
di tutte le camere del tamburo (ma in gara su sei camere se ne caricano
cinque) si dovrà compiere una breve ma fondamentale operazione: lingrassaggio
della piccola porzione di camera sopra la palla, con un qualsiasi grasso
o vaselina. Anche se la palla ben forzata nella camera del tamburo lascia
un sottile cerchietto di piombo "trafilato", il che dovrebbe garantirci
la camera come stagna, qualche granello di polvere resta quasi sempre al
limite esterno fra palla e parete sì che la vampata della carica sparata
invariabilmente va ad accendere la carica sottostante. Si hanno così le
scariche multiple, solitamente dalle due camere adiacenti a quella sparata,
con gran botto e spavento del tiratore. Linconveniente è ovviamente
molto pericoloso nelle carabine a tamburo, quali le Colt o le Remington.
L'ingessatura finale può essere sostituita dallintroduzione di una
piccola borra fra polvere e palla, che può essere un metodo altrettanto
sicuro e più pulito, oppure con le farine. Non resta ora che innescare i
luminelli con le capsule di fulminato. Per innescare i luminelli esistono
dei porta capsule lineari o a spirale, copie degli originali già pratici
e sicuri. Una capsula sparata si apre a fungo e la rotazione del tamburo
per passare al colpo successivo può causarne la caduta sotto il cane allinterno
del revolver nei modelli a castello aperto: un vecchio problema che una
volta si risolveva alzando il revolver in verticale armando il cane, con
un gesto brusco come per gettarlo allindietro, sì da espellere lontano
dallarma la capsula esplosa, un gesto che rimase abitudinario nel
Far West anche con luso dei revolver a castello chiuso sia ad avancarica
che a cartuccia metallica e che possiamo ammirare con un tocco di nostalgia
in vecchi film con Tom Mix.
SPARARE A MICCIA
Per gli archibugi o i moschetti
a miccia le procedure di caricamento sono le stesse di un qualsiasi moschetto
a pietra, trattandosi di armi con focone e bacinetto. La peculiarità del
sistema di accensione della carica fa sì che "il miccia" richieda
molta attenzione: infatti si tratta, in ultima analisi, di mettere a contatto
del polverino nello scodellino un innesco che rimane sempre acceso. Di qui
lattenzione e la prudenza, con cui maneggiare tali armi. La miccia,
accesa ad unestremità, va riposta a portata di mano ma sufficientemente
distante dallarma (un contenitore metallico, forato per la ventilazione,
risponderebbe alla bisogna). Larchibugio, caricato e col polverino
nel bacinetto chiuso, va portato in punteria; a questo punto si inserirà
la miccia nel morsetto del serpe (o serpentino) avendone prima ravvivata
la brace soffiandovi sopra; prendendo la mira si scoprirà il bacinetto,
quindi si abbasserà il serpe provocando laccensione del polverino
e della carica. Mai soffiare sulla brace della miccia quando questa è montata
sul serpe e lo scodellino è scoperto: una scintilla che ne sfuggisse farebbe
partire il colpo che sarebbe sprecato, in quanto fuori dallassetto
di mira. Una buona miccia mantiene una brace viva abbastanza a lungo per
mirare con calma; comunque, anche se la brace si offusca, rimane sempre
sufficientemente rovente per dar fuoco a polverino. Ad arma scarica si deve
studiare bene la posizione della miccia nel serpe: troppo lunga si spegnerebbe
schiacciandosi sulla polvere, troppo corta non vi arriverebbe. Questo, naturalmente,
quando il serpe è a scatto o a botta; nel caso di serpe abbassato da grilletto
a leva secondo la volontà del tiratore, il problema non si pone. Benché
vero, tuttavia, che i casi di cilecca con il miccia sono rarissimi: infatti
il calore della brace è da solo sufficiente a dar fuoco al polverino.
Le
polveri per avancarica
Verso la fine dello scorso
anno si venne a sapere che per ragioni di mercato la Nobel Sport avrebbe
cessato la distribuzione delle polveri nere Black Silver n01
e n02, rispettivamente per armi corte e lunghe, polveri che per
diversi anni L'Italiana BPD aveva prodotto presso i suoi stabilimenti. Per
questo motivo, per non lasciare un vuoto nella linea di polveri offerte
sul mercato italiano, la Nobel Sport ha avviato la distribuzione della nuova
linea di polveri nere denominate Vectan, prodotte in Francia dal colosso
SNPE. Veder sparire dal mercato una polvere ormai largamente sperimentata
lascia sempre un po spiazzati, se non altro per una semplice questione
di abitudine, ma a parte le normali perplessità iniziali le nuove polveri
Vectan si stanno dimostrando perfettamente allaltezza del compito.
Uno dei punti a favore delle Vectan è dato dalla miglior calibratura"
fra arma, calibro e polvere derivante dalle granulazioni in cui queste polveri
sono offerte: PNF4, PNF2, Mousquet Tir e Poudre Noir de Chasse, quattro
differenti tipi contro i soli due delle vecchie Black Silver n01
e n02.
PNF4E la più fine delle quattro
disponibili, con una uniformità di granitura piuttosto costante. Fino ad
oggi era stata spesso lamentata la mancanza di una polvere nera di granulazione
corrispondente alla cosiddetta "quattro F",la FFFFG secondo la
classica denominazione inglese del secolo scorso. Con la sua granulazione
particolarmente fine la PNF4 è certamente una ideale polvere da innesco
per tutte le armi ad avancarica che utilizzano sistemi di accensione a pietra
focaia o miccia, ma non è questo lunico campo dimpiego di questa
polvere. Le indicazioni della SNPE mostrano che si tratta di una polvere
ideale anche per i caricamenti di pistole e revolver ad avancarica di calibro
compreso fra il .31 ed il .44, come anche per armi a retrocarica quali ad
esempio le repliche dei Colt Single Action in .45 Colt o .44/40, purché
non si tratti di armi originali depoca: in questi casi, a causa dei
maggiori picchi pressori sviluppati dai piccoli grani della PNF4, la scelta
della PNF2 diventa certamente più consigliabile.
PNF2
Nel caso della PNF2 ci troviamo di fronte alla
polvere più versatile dellintera linea Vectan. La granitura non è
uniforme quanto quella della PNF4, ma le dimensioni medie dei grani la fanno
somigliare molto ad una FFFG, sempre secondo la classificazione anglosassone:
rispetto alle Black Silver la PNF2 risulta molto simile alla n02,
con prestazioni praticamente sovrapponibili a questa. Si tratta di una polvere
che può essere tranquillamente impiegata sia nelle armi corte che in quelle
lunghe. Salvo le normali considerazioni relative alle armi originali, nelle
armi corte ad avancarica e retrocarica di moderna produzione la PNF2 non
pone limiti circa i calibri considerabili; quello che si può dire per le
armi corte è che, data la differente granitura, le maggiori pressioni sviluppate
dalla PNF4 consentono di ottenere più o meno gli stessi risultati con una
riduzione delle cariche di circa un 20% rispetto alla PNF2. In armi lunghe
sia lisce che rigate la PNF2 offre ottime prestazioni per tutti i calibri
dal .36 al .75, ma nel caso dei calibri maggiori le cariche indicate dalla
stessa SNPE danno rinculi particolarmente evidenti, rendendo forse più adatta
una polvere di grana maggiore come la Mousquet Tir.
MOUSQUET TIR
Si tratta della polvere di
maggior granulazione della linea Vectan. Corrispondente ad una FFG il suo
impiego risulta ottimale in tutti quei casi in cui si abbia a che fare con
cariche particolarmente sostenute, con proiettili pesanti dotati di una
notevole massa inerziale o con entrambi i fattori. Con i fucili ad avancarica
a canna liscia come quelli di tipo militare in calibro .69 o .75 si usano
di norma cariche nellordine dei 70-90 grani di polvere: in questi
casi la maggior granulazione dei grani della Mousquet Tir consente un miglior
controllo delle pressioni ed un miglior rendimento nelle lunghe canne di
questi fucili, mantenendo al tempo stesso il rinculo a livelli desiderabili.
Discorso analogo anche per i fucili ad avancarica in calibro .451 come i
Whitworth e similari che con le loro palle da 450-500 grani possono talvolta
dover sopportare picchi pressori non indifferenti. Per queste ragioni la
SNPE consiglia questa polvere per la ricarica di tutti i munizionamenti
a cartuccia metallica che impiegano palle pesanti e/o cariche consistenti,
come ad esempio nel caso dei fucili Sharps (anche quelli a cartuccia di
carta). Date le sue caratteristiche la Mousquet Tir può essere infine considerata
la polvere nera ideale per tutte le cariche potenti tipiche della caccia
ad avancarica. Insomma una polvere per armi dal forte appetito.
POUDRE NOIR DE CHASSE
Questa è stata la prima polvere
Vectan ad essere introdotta sul mercato italiano. La sua distribuzione aveva
creato qualche problema fra i tiratori ad avancarica, che avevano rilevato
la scarsa propensione di questa polvere ad innescarsi nei bacinetti delle
armi a pietra focaia. La Poudre Noir de Chasse è sì una polvere nera, ma
trattata in modo diverso rispetto alle altre tre della serie, con un trattamento
superficiale dei suoi grani che non consente un facile innescamento alle
basse temperature di cui può essere capace una pietra focaia. La SNPE propone
in effetti questa polvere per una ricarica semplificata di cartucce da caccia,
comoda ad esempio per fucili depoca a retrocarica, piuttosto che per
gli impieghi tipici delle armi ad avancarica. Per quanto differente dalle
altre tre questa polvere dà comunque buoni risultati nei fucili da caccia
ad avancarica a percussione, a canna liscia, in presenza di munizionamenti
spezzati.