LO SPORT DEL TIRO: magia o esaltazione

Tiro sportivo, da sempre abbiamo esaltato questo punto fermo: lo sport in senso assoluto.
Tanto tempo è passato da quando sul territorio si aveva la sola possibilità di frequentare poligoni di tiro gestito dall'UITS (Unione Italiana Tiro a Segno) la dove spesso armi di calibro superiore al .38 non potevano essere usate e tanto meno fucili a canna liscia o carabine esasperate. Certo parliamo di almeno quaranta anni or sono. A guardarli oggi sembra ieri eppure sono molti anni per cui ancora non si è arrivati a nulla, come se oltre un certo punto non si possa andare, più che altro sembra che oltre un certo punto non si sia capaci di andare.
Negli anni bui del TSN se ci avessero detto che avremmo potuto sparare in una cava senza rischiare l'arresto ci saremmo messi a ridere eppure, quello inimmaginabile allora è successo, un salto incredibile, in pochi anni si è passati dal fare sport in luoghi limitati in tutto ad ariivare all'aria aperta dove quasi ogni tipo di arma poteva essere usata per sport, dandoci le più belle soddisfazioni di allora. Immaginate coloro che sparavano con una .22 in un poligono di TSN e avevano la .45 chiusa in un cassetto a casa ritrovarsi in una cava, perfettamente in regola, con la possibilità di usarle entrambe.
Fu un salto inimmaginabile, pari al passo del primo uomo sulla luna, un piccolo passo per il tiratore ma un grande passo per lo sport del tiro. Solo che quel tiratore che è sbarcato sulla luna allora vi è rimasto.
Si, è come se Neil Armstrong e Buzz Aldrin fossero sbarcati sulla luna e poi fosse finito tutto li e loro fossero ancora li a divertirsi mentre noi qui ad aspettare il loro ritorno. Nessuna pietra dalla luna, nessun racconto, nessuna sensazione, niente come niente è cambiato nello sport del tiro da allora anzi; a dirla tutta, le cose hanno avuto la tendenza a peggiorare lievemente.
Errori se ne sono sempre fatti molti e forse quel passo molto ampio fu troppo per quel tempo, la gradualità forse, avrebbe autato maggiormente a costruire un mondo del tiro meno caotico e più coeso di quello che oggi ci viene dato.
Essere saltati dalla prigione dei poligono chiusi nel TSN alla libertà assoluta dei capi di tiro a gestione "casalinga" è stata una grande vittoria ma non priva di trappole, la prima delle quali l'aver dato e dare tutt'ora una visione sbagliata dello sport del tiro alle autorità e al Paese che ora la vedono più come un addestramento paramilitare che ad un ludico atteggiamento sportivo.
Non aiutano certo a fare chiarezza i mille corsi di tiro operativo aperti a tutti. Oggi possiamo iscriverci ai corsi di tiro operativo Israeliano oppure il tiro da difesa militare o ancora a corsi di tattiche difensive o offensive militari pagando, qualche volta, pesanti tasse d'iscrizione ma avendo la soddisfazione di imparare finalmente tattiche di tiro che non erano alla portata dei "civili" molti anni or sono.
Ci si chiede cosa ne pensa il Ministero dell'Interno di questo tipo di addestramento armato ma non solo, chissà cosa ne pensa la stessa politica. Il tiro si è sempre dichiarato apolitico eppure nel mondo odierno ormai la politica ha pervaso ogni angolo della nostra vita così come il potere statale guida ogni nostro passo. Forse è proprio per questo che il tiro, dopo il grande salto negli anni '80 ha subito improvvisamente un colpo d'arresto, regredendo gradualmente con la chiusura continua di società e poligoni per le più svariate scuse, per non parlare del sistema attuale che ha raggiunto l'esasperazione nella quale lo Stato arriva a ritirare armi e licenze al tiratore trovato con un tasso alcolemico troppo alto o che litiga animatamente con il vicino. Anche per coloro che vogliono iniziare vengono trovati mille cavilli spesso isuperabili purchè di questo tiro se ne parli poco e a bassa voce.
Ciò che sembrava essere la liberazione dello sport del tiro, si sta rivelando una prigione dorata in cui non sia così comodo entrare e abitare. Le norme ancora oggi, sono nebulose e troppo spesso interpretate in modi incomprensibili dalle autorità. Per i poligoni privati non esiste una norma scritta per cui ogni luogo dove essi sorgono e sorgeranno riceve una norma a doc cucita su misura secondo le volontà politiche del Comune e quelle legislative e di forma della Questura per avere così un poligono che in alcune aree del nostro Paese può esercitare la propria attività e in altre non lo può affatto. Inoltre troppo spesso il cambio al vertice di Questure, Prefetture e Comuni provoca un cambio di visione dell'attività di tiro in quello specifico luogo. Campi di tiro che da anni esercitavano l'attività di tiro si sono improvvisamente trovati nella situazione di dover chiudere solo perchè il nuovo Sindaco o il nuovo Prefetto hanno preteso verifiche non dovute con il chiaro intento di bloccare ogni attività di tiro ma ancor più ogni attività che veda l'uso delle armi e la loro movimentazione sul territorio da loro governato, il meno attiva possibile quasi fino al blocco totale.
In questa situazione le società, tutte, non muovono un dito. Ogni società, ogni gruppo è un club privé che guarda più che altro al proprio giardino senza preoccuparsi della chiusura a scaglioni di altre società e altri poligoni. La chiusura di uno di essi è la vita di altri, i tiratori si spostano. Se uno chiude i clienti vanno da altri e allora perchè preoccuparsi ? Una teologia tutta Italiana che non porta che alla disfatta che prima o poi dovrà venire. Si tornerà a sparare nei TSN ?
- 21 marzo 2021