Hai delle armi? Allora sei brutto, cattivo e pericoloso!

 


recita l'articolo ma è poi veramente così ?

  • 01 APR. 2020

 

 

https://www.all4shooters.com/it/tiro/cultura/denigrare-le-armi-e-i-loro-possessori/ di: Francesco Volta

Caro Francesco Volta;
ho letto lo scritto che hai pubblicato (al link qui sopra riportato) e in buona parte mi è piaciuto ma forse la verità sta un po' oltre.

Lo so, ci siamo sempre accaniti contro coloro che tentano di eliminare le armi dalla faccia della terra ma anche loro, come noi, hanno diritto di esprimersi e di avere idee proprie. Certo è difficile conciliare armi e disarmo, tanto meno se poi le armi servono per attività ludica e sportiva come la nostra. Ma vaglielo a spiegare.

Ho leto ciò che scrivi, ad esempio che i media e anti armi fanno breccia nella mente delle persone che li seguono, in fondo tutti ci facciamo attrarre dalle notizie, specialmente quelle tragiche che affascinano più di quelle semplici e pulite. Quando in tv antiarmi e "sportivi" (chiamiamoli così coloro che utilizzano armi) si confrontano, sembra sempre che i primi vincano sempre. Forse è solo un illusione.

Vedi; credo che gli anti armi vincano come chiunque in democrazia. Ciò che è difficile comprendere per noi ma che voglio esporre. Vincono in democrazia perchè ? Perchè sono la maggioranza. Coloro che amano le armi sono un numero infinitamente inferiore rispetto a coloro che le armi non le possono vedere o che non ne sono attratti (indifferenti), e gli indifferenti anche se attratti dalle armi terranno sempre un profilo basso, rimarranno sempre invisibili, negando la loro attrazione anche se flebile per evitare coinvolgimenti o per accontentare qualcuno per interesse personale. Un esempio può essere il giornalista che, se pur tiratore o cacciatore, sapendo la politica del suo giornale o della sua redazione, si finge anti armi.

Quindi la lotta tra chi apprezza il possesso delle armi e chi lo combatte, avviene democraticamente, solo che democraticamente loro rappresentano la maggioranza del Paese (sfortunatamente non siamo negli USA dove la maggioranza ha delle armi in casa), mentre i possessori di armi in Italia rappresentano la minoranza. Così come in un parlamento, la minoranza può esprimere il proprio pensiero che però non sarà condiviso dalla maggioranza e dai media che appoggiano sempre le maggioranze. In un governo democratico la maggioranza porterà avanti il proprio pensiero e la minoranza ....... tenterà come può di contestare gli errori.
(In Italia abbiamo un chiaro pensiero su questo).

700.000 cacciatori in Italia non hanno voce rispetto a anti caccia, verdi, wwf, animalisti, ecc.
12.000.000 di armi legalmente detenute, probabilmente 7.000.000 di cittadini in possesso di una o più armi (secondo lo Small Arms Survey che fece una ricerca nel 2008) su 60.480.000 di abitanti disarmati non sono un numero efficace; non sono certo una maggioranza o una forza che possa modificare la voce dei media. (I media parlano solo a nome della maggioranza). Per altro di questa maggioranza non abbiamo una statistica sicura; non sappiamo quanti siano effettivamente contro le armi in assoluto o quanti siano semplicemente indifferenti. Sappiamo che sono in aumento di vegetariani e vegani, che sommati rappresentano ormai l’8% della popolazione, con una crescita di circa 1,5 milioni di persone in più rispetto allo scorso anno che hanno deciso di mettere l’etica a tavola e che possiamo annoverare tra gli anti armi. Ciò che sappiamo con esattezza è che i no alla caccia sono passati dal 78,8% del 2015 al 68,5% dimostrando che qualcosa in sordina sta succedendo. Eppure otto Italiani su dieci hanno un animale in casa.

Molti politici e giornalisti amano le armi, più di quanti si creda, molti le possiedono, molti vanno a caccia eppure è politicamente negativo presentarsi come tali, meglio essere contro e portare voti al proprio partito (fare il politico oggi è un lavoro e ogni posto di lavoro va salvaguardato). A Vicenza alunni di un istituto superiore sono stati portati in un poligono quale attività didattica. Apriti o cielo, si è scatenato il finimondo. Scrive un giornale del luogo: "Mentre nel Paese a stelle e strisce si riaccendono polemiche sull'uso indiscriminato delle armi, in Italia ha scatenato il pandemonio quest'iniziativa "didattica" che non appartiene di certo alla nostra cultura."

La "CULTURA"; si tratta di una cultura radicata o semplicemente iniettata con gli anni dalla politica ? A denunciare la scuola di Vicenza è stato un assessore del PD. Un Paese che ha radici nella campagna come è l'Italia, un Paese i cui vecchi vivevano di raccolto e di bestiame, ma anche di caccia, come si può dire che le armi non fanno parte della sua cultura ? Il TSN nasce alla fine del 1800 (La legge 2 luglio 1882, n. 883 istituì il Tiro a Segno Nazionale) come si può dire che le armi e lo sport del tiro non sia nella nostra cultura ? Se mai è la guerra a non essere dell'Italia ma non certo il possesso di un arma legale.
Il possesso di un arma è culturalmente Italiano come lo è il possesso di una "molletta" per un Siciliano o un Calabrese, o il possesso della "resorza" per un Sardo o la "filiscina" per un Veneto. La cultura c'è ed era ben radicata ma con il tempo e grazie all'apporto quotidiano dei media che riportano fatti orrendi ogni giorno, quasi a presentarci un mondo ancora peggiore di quanto in realtà può essere, la cultura è stata cancellata.

Così ripuliti di una cultura contadina e vestita la cultura dei cittadini modello, siamo stati lavati dell'idea che un arma non è altro che un utensile che consentiva ai nostri vecchi di procurarsi carne senza abbattere il bestiame allevato e convinti che le armi servono solo a uccidere, fare le guerre, suicidarsi. E' qui che, chi non si è fatto convincere, finisce tra le minoranze da denigrare, mettere al bando.
Il perchè non è semplice e non può essere solo dettato dalla volontà di un governo di avere i propri cittadini disarmati per assicurare la propria sicurezza, esiste anche una maggiore facilità di controllo dato che psicologicamente chi è armato verrà pilotato con maggiore difficoltà. Chi è armato si sente più sicuro e capace di affrontare pericoli e difficoltà, sarà quindi meno soggetto alla sottomissione nell'interesse collettivo.

Ecco perchè portare i giovani in un poligono è pericoloso (per i politici di un certo pensiero), per esperienza decennale so che i giovani e giovanissimi sono i primi ad abbracciare il mondo del tiro che li attira e li affascina, ed è questo che non sarà accettato finchè si vorrà limitare il possesso di armi nel nostro Paese. Il nostro lavoro lo si fa direttamente sul campo, invitando a toccare con mano chi è scettico, provando in un poligono cosa vuol essere lo sport del tiro e usare un arma in modo non criminoso ma per diletto, un lavoro che non piace a chi in controparte spinge verso l'odio al possesso di ogni tipo di arma.

Ciò che di negativo sta avvenendo nei nostri poligoni, nelle nostre società di tiro che dovrebbero proporsi come società votate al tiro ludico sportivo è la nascita sempre più consistente di attività di addestramento al tiro operativo, al tiro difensivo e quasi paramilitare, svolto quasi come un attività di attacco contro un potenziale nemico (umano) con l'uso delle migliori risorse non solo in armi ma anche in attrezzature, vestiario, buffetteria. Sarebbe meglio evitare anche di pubblicizzarlo, perchè mio caro Francesco, come tu guardi loro, loro guardano noi.