IL SOGNO PERDUTO
QUANDO IL LOCKDOWN FA TORNARE AGLI INIZI
- 06 GIU. 2020
La chiusura forzata delle attività sportive, quelle di tiro comprese, ha riposto nel cassetto tutte le armi imponendo un silenzio mai sentito a memoria nostra. Il "lockdown" imposto dal governo, non solo ha messo a tacere ogni arma utilizzata per sport ma ha costretto ai domiciliari migliaia di tiratori e appassionati.
La voglia del tiro però non è stata cancellata, non si può spegnere per decreto una passione e così sono nati migliaia di micro poligoni privati in case e giardini, garage e cantine.
Parliamo naturalmente di armi ad aria o gas compresso, saltate fuori da ogni casseto, da ogni armadio, spesso anche le più vecchie sono state riesumate, rimesse e riordinate, restaurate per consentire almeno in parte di sopperire alla mancanza di un po' di tiro.
Così, grazie a queste silenziose armi anche di libera vendita, il tiro a segno ha potuto continuare a vivere e si è riscoperto il piacere del semplice bersaglio statico, del tiro di semplice precisione; il piacere del centro assoluto da ricercare ad ogni costo, quel dieci che spesso si era dimenticato per un bersaglio senza cerchi e senza centri.
La riscoperta del tiro semplice, quello "paleolitico" per molti, è spesso stato la più grande rivincita su altri sport totalmente bloccati in questi mesi. Poter portare il poligono direttamente nelle case di tutti noi ha dimostrato che questo sport è in realtà qualcosa che con la pericolosità delle armi ha solo una parvenza dettata dalla meccanica e la balistica di queste ma non certo dall'uso oculato che il tiratore può farne.
Il tiro con le armi ad aria compressa è da sempre stato la base per coloro che hanno voluto cimentarsi in questo sport, è stata la base di ogni campione olimpico di qualsiasi disciplina e dovrebbe essere la base di qualsiasi odierna disciplina di tiro. La sfortuna vuole che ancora l'Italia consideri questi oggetti delle vere e proprie armi, sconsideratamente impedendo l'espansione di uno sport di base che può essere fatto ovunque. Se pensiamo al tiro con l'arco e mettiamo a confronto la pericolosità dei due strumenti, capiamo subito il grave handicap imposto a tutta l'aria compressa.
Se poi allarghiamo il pensiero e coinvolgiamo anche giovani dai 12....14 anni in su, capiamo subito il grande potere di coinvolgimento che questo mezzo ha e che porta al mondo del tiro. Sono moltissimi i giovani, figli di tiratori, costretti a guardare il proprio genitore fare questo sport con armi a fuoco senza poter partecipare, fare una gara testa a testa con il proprio padre. Sono le armi ad aria compressa che possono giocare un importante ruolo di aggregazione familiare.
La gara, la sfida non fa nemici ma unisce. In famiglia ma anche tra amici la sfida con armi ad aria compressa si può paragonare alla sfida nel gioco delle carte, a braccio di ferro, a bocce o a dadi. In famiglia oggi vanno molto di moda i giochi elettronici, le cosi dette "play station" dove tutti si sfidano a gare improponibili. Le armi ad aria compressa possono entrare a pieno titolo nell'annovero dei giochi da sala, intesa come unione familiare o gioco da fare a casa o in giardino, dove tutti possono sfidarsi nel fare punti colpendo un bersaglio di carta o usando i bersagli più disparati e questo può in futuro, spostare l'interesse a livelli superiori, portando i novelli tiratori all'uso di armi a fuoco in abilitati campi o poligoni di tiro.
L'Italia è indietro e non solo, le società di tiro e gli stessi tiratori hanno da tempo snobbato questo "angolo" dello sport del tiro e a torto ancora non vogliono considerarlo alla loro altezza. Invece è dal tiro con queste piccole armi che si fanno i grandi sportivi. Le società sono poco organizzate e anche loro non prendono quasi mai in considerazione la possibilità di utilizzare queste armi, un vero peccato specialmente per i giovanissimi che potrebbero essere guidati verso lo sport del tiro e che invece perdiamo ogni giorno abbandonandoli a loro stessi.