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Metodo per "finizione" per fucili fini (non adatta per armi militari),
ma su legni di buon livello,
con totale eliminazione delle porosità: semilucida

ma si può lucidare in seguito con altri prodotti come il Linspeed della Brownells



La lavorazione di un calcio richiede: da 3 a 6 ore complessive distribuite in almeno 5-6 riprese (le essiccazioni intermedie sono mediamente di una settimana), una moglie paziente (meglio ancora se in ferie altrove), un pennello a setola dura, carta seppia di varie misure, carta tipo scottex a volonta', tamponi in gomma per passare la carta seppia, nastro da carrozzieri.
Questo sistema mi fu insegnato dal compianto sig. Bagna, valente armaiolo-liutaio Astigiano attivo fino a circa quindici anni or sono, ed è descritto in una vecchia edizione del gun digest book of riflesmithing, che ebbi a tradurre per il suddetto mounsu' Bagna perché lui di quelle robe scritte in forestiero non ci capiva una "cippa", si tratta comunque di una procedura di finizione con riempimento dei pori molto antica e ben nota agli ebanisti, usabile anche con altri oli naturali (ottimo l'olio di noci e quello di lino). Dopo aver visto le fasi del lavoro e il risultato finale ho tentato di imitarlo, ovviamente senza raggiungere i suoi livelli.

PREPARAZIONE: il legno va pulito, preparato e riparato con la consueta procedura, ma deve essere assolutamente liscio e perfetto, ogni imperfezione lasciata indietro alla fine e' un pugno in faccia. Prima di iniziare la finizione, controllare controluce il calcio, massaggiare con cura tutta la superficie per avvertire parti ancora ruvide, bozzi, graffi della carta seppia più grossa, riprendere le imperfezioni e le fibre ancora sollevate con seppia finissima (non lana d'acciaio) finché non è tutto liscio come il culetto di un neonato.

Se il legno e' ben venato e contrastato non conviene dare mordezanti, role o altre tinte, è meglio lasciare al naturale. L'olio provvede a valorizzare i contrasti, che invece verrebbero ammazzati dalla rola. Se il legno non ha una venatura appena decente, non vale la pena di usare questo sistema, si può invece usare il tung come normale olio di lino crudo, con qualche passata molto leggera inframmezzata dalla solita spagliettata, ma francamente a questo punto tanto vale usare il lino crudo (il tung però cristallizza più in fretta).

Quando siete cartesianamente sicuri della perfezione della base, potete iniziare l'avventura.
Se il calcio e' zigrinato e non volete rifare lo zigrino, bisogna mascherare con precisione la zigrinatura e tutta la parte destinata ad accogliete la meccanica (compreso il  canale della canna) con nastro da
carrozzeria, queste parte saranno trattate successivamente con alcune mani solo protettive senza velleita' estetiche (vedi lino crudo).

1a FASE (una ventina di minuti): trovato un buon supporto per tenere su il calcio senza toccare la superficie, col pennello a setola dura pennellare generosamente di olio il calcio, massaggiando tutta la
superficie. Non importa se ci sono colature, verranno eliminate con un altro tipo di olio (quello di gomito). Alcune parti assorbiranno l'olio più rapidamente, rifornitele e insistete a strofinare le parti che assorbono di meno, finché la superficie è uniforme e il legno appare ben saturo di olio.

La prima fase manuale è finita: non preoccupatevi delle colature e degli eventuali eccessi ancora presenti, lasciateli li e mettete via il calcio per almeno una settimana. Non importa se prende un po' di polvere o pelucchi, a questi provvederà il famoso elbow oil. In questa settimana il tempo lavorerà per voi.

(Per la fase successiva e' meglio se trovate alla moglie qualcosa da fare altrove, qualunque cosa...)  

Ora dobbiamo esserci procurati della seppia da 320, il tampone, se possibile un tampone più piccolo per le parti meno raggiungibili e l'esilio della moglie.

2a FASE -da 30 a 60 minuti- ) Controlliamo se l'olio e' indurito alla perfezione, al minimo dubbio lasciamolo ancora riposare qualche giorno. In questa fase quando lavoriamo lontano dagli spigoli conviene usare la seppia senza tampone, ma vicino ai punti delicati usiamolo sempre. 

Rieccoci alle prese col nostro calcio, che nel frattempo avremo comprensibilmente iniziato a odiare. Controlliamo che la superficie sia perfettamente cristallizzata, al minimo dubbio aspettiamo ancora. Dovremo esserci procurati altra seppia da 320, una buona scorta di carta da cucina o tovaglioli di carta e un cestino per la cartaccia, naturalmente avremo ri-espulso la moglie. Immergiamo la carta seppia nell'olio di tung (l'olio avra' la funzione di agente abrasivo) e attacchiamo il legno, carteggiando finché lo strato superficiale della prima mano di olio asciutto viene eliminato del tutto e giungiamo a contatto del legno. In questa fase è importante continuare a mantenere impregnata la seppia di olio. L'azione abrasiva dell'olio e le particelle di legno che rimuoveremo creeranno una poltiglia, che diventerà sempre più densa man mano che procederemo col lavoro. Questa sospensione di legno + olio secco + olio fresco e' importantissima, sarà lei a eliminare naturalmente la porosità superficiale del legno e non va rimossa, anzi.........quando avremo passato con cura tutto il calcio, gli spigoli ecc, fino ad aver rasato la superficie del legno, sempre mantenendo la seppia impregnata di olio, avremo una specie di gelatina di olio e legno, che quasi potrà essere pizzicata tra il dito e la carta abrasiva. Spalmiamo con cura e uniformemente sulla superficie del calcio questa pappetta, in modo che tutto il legno ne sia ben coperto, questo e' uno dei migliori turapori esistenti.

La 2a fase e' finita: mettiamo il calcio così impiastrato a riposare almeno per una settimana, nel frattempo possiamo concedere alla moglie di rimpatriare provvisoriamente. 

3a FASE -circa un'ora-) La poltiglia superficiale e' dura e ha assunto un aspetto abbastanza maculato. In questa fase è importante procedere lavorando piccole superfici alla volta, seguendo il senso della venatura e mai lavorando al traverso. Conviene montare la seppia (sempre ben bagnata di olio) su un tampone più piccolo (ne ho ricavati di diverse misure dagli spessori che usano i gommisti per sollevare le macchine). Preferisco partire dallo spigolo del calciolo, grattando verso l'avanti piccole aree alla volta. Man mano che si elimina lo strato duro si pulisce la zona con la carta e si ribagna la seppia con l'olio di legno. Con la carta da cucina non bisogna pulire troppo energicamente, ma e' importante lasciare sempre un sottile velo di olio fresco sulla superficie. Bisogna fare molta attenzione a non "scavare" troppo: bisogna seppiare fino a quando nello strato duro si vede nuovamente la grana/vena del legno, ma bisogna fermarsi prima di eliminare tutta la finitura superficiale esponendo nuovamente i pori, per questo e' utile pulire frequentemente l'area di lavoro per vedere quel che si fa. Si procede così finché tutto il calcio e' ripulito dalla crosta scura. E'
importante, ripeto, essere delicati con la carta assorbente e lasciare sempre un sottile velo d'olio fresco sul calcio, questo avviene sia lubrificando costantemente la seppia sia eventualmente riapplicandone un po' nelle aree "secche".

Se si esagerasse a carteggiare, riesponendo i pori, non e' un grosso problema, basta ripetere localmente la 1a fase e seguenti, un grande vantaggio di questa finitura (purché senza coloranti sul legno) è che in caso di danni successivi anche dopo anni si può intervenire solo sulla parte rovinata, lasciando intatto il resto. Peraltro la superficie e' incredibilmente elastica e resistente alle intemperie.
Quando la patina scura e' rimossa per bene e c'e' un velo uniforme di olio la fase è finita, il calcio può riposare un'altra settimana, le passate successive saranno di rifinitura.

Pulite e poi riammettete la moglie nel vostro focolare.

Bene, ormai la situazione potrebbe essere tollerabile da parte di una consorte di media pazienza, quindi potreste anche correre il rischio di lavorare con la presenza del coniuge.

Vi serve ora della seppia da 400, per il resto tutto uguale, accertatevi sempre che la superficie sia asciutta prima di iniziare.

4a FASE -30 minuti circa-) è più o meno come la precedente. Bagnate ben bene la seppia da 400 col tung e attaccate molto delicatamente, sempre col tampone dove possibile e nel senso della venatura, lavorate a piccole zone, pulendo continuamente e delicatamente con la scottex facendo attenzione a non riesporre i pori. Lasciate sempre dietro il vostro lavoro un sottile velo di olio.
Ormai il calcio assume un aspetto liscio e abbastanza brillante.
Mettetelo a nanna per una settimana.

5a FASE -30 minuti circa-) controllato che sia tutto secco, esaminate la superficie in controluce. Potrebbero esservi ancora alcuni pori aperti, ricordatevi dove sono. Carta seppia da 600 bagnata, agire come nella fase precedente, sempre pulendo. Con la 600 bagnata la poltiglia di risulta e' estremamente fine e termina di riempire le ultime microporosita'.Questa fase può essere ripetuta più volte, facendo sempre essiccare a dovere negli intervalli.

La finitura assume un aspetto semilucido, meno brillante delle finiture a sintetico o a true oil, le venature risaltano incredibilmente di più. La lucentezza può essere ridotta o aumentata con il brownells lin-speed. E' essenziale non fare una "crosta", in pratica questa lavorazione fa si
venga livellato uno strato superficiale in cui il legno e' talmente impregnato che non si capisce più dove finisce il legno e dove inizia la finitura.

Ora si può togliere la mascheratura dagli zigrini e dall'incassatura, queste zone vanno protette con alcune passate leggere di olio, spagliettate nell'incassatura e spazzolate con uno spazzolino fine di
ottone (quelli per lo scamosciato)  nelle zigrinatura tra una mano e la successiva. Tre mani leggerissime dovrebbero bastare. Come se fosse lino, appunto. Invece se gli zigrini on sono presenti, ora si inizierà a inciderli, rifinendo dopo solo per protezione.

Eventuali danni di caccia possono essere riparati localmente, carteggiando la zona rovinata e ripetendo tutta la procedura solo dove serve.

La procedura descritta sembra lunga, in realtà i singoli interventi non sono così estenuanti ne' troppo lunghi, nelle pause il lavoro lo fa l'inesorabile trascorrere delle giornate.

Non si può pretendere di raggiungere la perfezione al primo tentativo, conviene fare prima qualche prova su una tavoletta di legno o su un calcio di poco valore, "acca' nisciuno nasce 'mparato" e il legno richiede una certa esperienza.


RIPARARE I CALCI IN LEGNO DELLE NOSTRE ARMI

Materiale di indubbia bellezza il legno è purtroppo molto delicato e soggetto a deteriorarsi per effetto dell’uso e per l’azione di agenti esterni. Ciò ne condiziona oggi l'impiego soprattutto nel campo delle armi militari e congiuntamente ad altri fattori, tra cui il suo costo più elevato, spiega il diffondersi delle calciature e delle guancette costruite con materiali plastici o gommosi. Sempre per le sue caratteristiche di delicatezza il legno richiede una continua manutenzione, che nei casi più disperati può diventare un vero e proprio lavoro di restauro. Fra i guai più comuni di un calcio di legno si segnalano le ammaccature, cioè i danni provocati dagli urti con oggetti duri di forma spigolosa. Esistono vari modi di riparare le ammaccature che sostanzialmente fanno riferimento a due tecniche di base, entrambe caratterizzate da certi inconvenienti:1) riportare del materiale (tipo il moderno ‘legno plastico", ma anche della cera) per colmare la cavità dell’ammaccatura;2) asportare il materiale circostante la cavità per rendere omogeneo il piano della superficie.Accanto a queste due procedure più comuni esiste però una terza possibilità d’intervento che agisce sulle fibre del legno sfruttandone la plasticità. L’ammaccatura infatti non è che la violenta compressione del materiale, quindi è evidente che una compressione uguale e contraria (cioè una depressione) riporterebbe le cose a posto. Tutto ciò non è difficile da realizzare e viene attuato per mezzo del vapore. La tecnica che stiamo illustrando consiste nell’impregnare d’acqua le fibre del legno nella zona interessata e quindi nel fare evaporare l’acqua. La depressione che si crea in questo modo è molto meno intensa della compressione (l’urto stesso) che ha creato l’ammaccatura, tuttavia con applicazioni successive produce l’effetto desiderato, cioè permette quasi sempre di riportare il legno nelle condizioni originali. Per questo intervento è necessaria un’attrezzatura veramente minima, costituita da un flacone di acqua distillata (reperibile presso le stazioni di servizio o i supermercati), ca un flaconcino di alcool denaturato, da alcuni bastoncini con le estremità di cotone (usualmente impiegati per la pulizia delle orecchie), un vecchio straccio in stoffa (un pezzo di vecchio lenzuolo) e da un saldatore elettrico o un ferro da stiro. L’uso dell' acqua distillata è consigliato a causa del forte contenuto calcareo che di solito è presente nell’acqua potabile ma non ho mai riscontrato problemi nell'uso di quest'ultima. La tecnica che descriveremo non è certo una novità e veniva già attuata con ferri scaldati al fuoco e della carta assorbente, attrezzatura che non ha perso la sua validità ma che risulta di uso meno pratico rispetto a quella che proponiamo oggi.
Individuata l’ammaccatura che affligge il legno, è opportuno procedere a una pulizia accurata della superficie interessata, badando in particolare a eliminare unto e sporcizia; per questa operazione sono sufficienti acqua e sapone in modica quantità, inoltre è opportuno inibire preventivamente il più possibile le fibre del legno interessate, depositando acqua distillata nell’ammaccatura e aspettando che questa venga assorbita dal legno. Si può iniziare a questo punto la riparazione vera e propria. La procedura, che dovrà essere ripetuta un buon numero di volte è la seguente: si imbeve nell’acqua distillata il cotone di un bastoncino e lo si appoggia sull’ammaccatura, quindi sul cotone viene appoggiata la punta già calda del saldatore, se l'ammaccatura è più profonda e vasta sostituire il cotone con il panno o un fazzoletto in stoffa bagnato e strizzato, poggiarlo sull'ammaccatura e subito sopra premere il ferro da stiro caldo a tal punto da fare il tipico rumore dell'acqua che evapora repentinamente. Si deve insistere per una decina di secondi, durante i quali l’acqua si trasforma in vapore; evaporata tutta l’acqua si deve iniziare un nuovo ciclo fino a che l'ammaccatura stessa è scomparsa.

Questa tecnica dà in genere ottimi risultati ma richiede molta pazienza e costanza; per la riparazione di un’ammaccatura sono a volte necessarie molte applicazioni e quindi è bene che l’interessato non si illuda di sbrigarsela in tempi brevi. Il tempo richiesto varia comunque in funzione della profondità dell’ammaccatura, dal tipo di legno, della sua durezza, della sua stagionatura e dei trattamenti cui è stato sottoposto in precedenza, comunque il costo del lavoro è proprio irrisorio e i risultati ottimi per il 70 -80% delle parti sottoposte a trattamento.

 

 
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