Nulla di più scontato e, al tempo stesso, nulla di
più falso. Non le armi, oggetti inanimati e privi di volontà, ma gli uomini uccidono.
Eppure su tale affermazione emotiva e irrazionale, affascinante nella sua semplicità,
poggiano le fondamenta tonnellate di retorica e, ciò che è più grave, larga parte della
legislazione Italiana ed Europea (ma anche Americana) che rende difficile quando non
impossibile per un cittadino onesto possedere unarma, portarla e "Dio non
voglia" usarla. Eppure, non ci vuole molto a falsificare lequazione,
purtroppo molto in voga, secondo cui più armi significherebbero più violenza.
Le grandi tragedie che ci vengono narrate dalla
stampa non si svolgono mai nei poligoni di tiro o in altri circoli di persone armate. Esse
accadono sempre nei luoghi più impensati: per strada, a scuola, tra le quattro mura
domestiche. Laddove forse lunico uomo armato è laggressore e spesso neppure
lui, visto che le cronache ci raccontano di omicidi efferati compiuti grazie a coltelli o
taglierini e, cè da scommetterci, le armi impiegate per compiere delitti non sono
mai legalmente possedute. I criminali se ne fregano delle leggi, altro che storie. I
numeri, daltra parte, nella loro crudezza smentiscono lintera montagna di
pregiudizi contro le armi da fuoco e ciascuno di essi. La loro lezione, anzi, è che
laddove i cittadini hanno la possibilità di armarsi liberamente, i criminali fanno la
vita grama. Per dirla col grande scrittore Robert Heinlein, "una società armata è
una società educata". La maggior parte degli studi su questi temi si concentra su
problemi specifici ed è difficile avere uno sguardo dinsieme sulla questione.
Fortunatamente, è disponibile per gli utenti della rete un documento molto ampio,
intitolato Gun Facts (http://home.attbi.com/~guys/guns.html) e curato
dallinstancabile Guy Smith, che periodicamente aggiorna il proprio lavoro e
raccoglie la maggior parte delle informazioni di cui disponiamo. Così, si scopre ad
esempio che, sebbene negli Stati Uniti il numero di pistole in circolazione sia più che
raddoppiato negli ultimi trentanni, sia i suicidi che gli omicidi (commessi con
pistole o senza) sono rimasti stabili.
Non vi è alcun legame, dunque, tra questi fenomeni
e non è corretto affermare che in una società armata suicidi ed omicidi tendano ad
aumentare. Anzi, secondo i dati del Dipartimento di Giustizia Americano, il rischio di
ferimento durante unaggressione per una donna che non opponga alcuna resistenza è
2.5 volte più grande che nel caso di resistenza armata; la resistenza senza armi è 4
volte più pericolosa che la resistenza con le armi. Per un uomo, i due rapporti assumono
rispettivamente i valori di 1 .4 e 1 .5. Inoltre, secondo il criminologo Gary Kleck nel
98% dei casi è sufficiente che la vittima di unaggressione brandisca una pistola
perché il criminale desista dalle proprie intenzioni. Questo significa che nel 98% delle
aggressioni contro uomini armati, il delinquente fa un buco nellacqua e, ciò che è
più importante, non vi è alcuno spargimento di sangue. Inutile chiedersi quale sia tale
percentuale nel caso in cui la vittima sia disarmata. Invero, la semplice possibilità che
in una casa siano presenti delle armi diminuisce notevolmente il rischio che i suoi
abitanti corrono ogni giorno e ogni notte. In Canada e Gran Bretagna, dove la
regolamentazione sulle armi è assai stringente, quasi la metà dei furti nelle abitazioni
avviene in presenza dei proprietari, che quindi corrono un serio pericolo. Per contro,
negli Stati Uniti la percentuale di "hot burglaries" (come viene
definito questo genere di crimini) è appena del 13%.
Un sondaggio condotto nelle carceri americane tra i
detenuti ha rivelato che questi ultimi, nellesercizio della loro "professione",
temono di gran lunga di più i cittadini armati che non la polizia, Il caso della Gran
Bretagna, poi, è particolarmente istruttivo. Tale paese ha progressivamente introdotto
norme sempre più severe, fino al punto che, oggi, è virtualmente impossibile per un
privato cittadino possedere armi per difesa personale. Ciò nonostante, come ha dichiarato
Bob Elder della "Felice Federation", "Le nostre dure leggi non
sembrano avere alcun effetto". In Inghilterra le armi sono state usate con scopi
aggressivi per 2648 volte nel 1997 e per 3685 neI 2000. Può essere interessante notare
che, delle 20 zone con il più basso numero di armi legalmente detenute, ben 10
presentavano una criminalità al di sopra della media; al contrario, delle 20 zone con il
massimo numero di armi legali, solo due si trovavano in quella situazione. In generale, il
numero di cittadini armati è diminuito e ogni genere di crimine violento è aumentato.
Questo dato, peraltro, ne ricorda un altro analogo. Secondo unindagine condotta
dallFBl sulle città americane più sicure, sei di esse si trovano " incredibilmente " nella stessa contea, quella di Orange, California. Una delle poche in cui, in
quello Stato, i cittadini possono ottenere senza troppi problemi un permesso di porto
darmi per autodifesa. Può essere utile anche ricordare il caso della legge della
Florida, che rendeva il permesso di porto occultato accessibile praticamente a chiunque
disponesse di alcuni requisiti oggettivi (la fedina penale pulita, tra gli altri). Ebbene,
i dati del Dipartimento di stato della Florida mostrano che, dallinizio
dellesperimento nel 1987 al giugno 1993, sono stati richiesti 160.823 permessi, di
cui solo 530 (ovvero lo 0.33%) sono stati negati per lassenza delle qualifiche
necessarie: il che suggerisce che la legge ha favorito proprio coloro che intendeva
favorire, i cittadini onesti. Solo 16 permessi, vale a dire un centesimo dell1%,
sono stati revocati a causa delluso criminale delle armi da fuoco.
Inutile dire che, da allora, il crimine violento è
diminuito. In generale, allaumentare del numero di pistole i crimini contro
la proprietà tendono a diminuire (i criminali cercano di agire quando le loro vittime
sono assenti, per esempio). Uninchiesta condotta nello Stato di New York ha rilevato
che circa l81% dei "buoni samaritani" cioè di quanti hanno
soccorso persone minacciate da un aggressore, era in possesso di unarma da fuoco.
Vigliaccheria da parte dei cittadini disarmati? Mancanza di virile coraggio? Può darsi.
Certamente razionalità. Se le probabilità di successo sono più elevate, è più facile
che un passante intervenga in aiuto di una persona aggredita. Vale a confermare questa
affermazione il fatto che, a Chicago, i civili armati hanno ucciso per motivi giustificati
il triplo dei criminali violenti uccisi dalla polizia. In generale, i civili armati hanno
ucciso, catturato, ferito o almeno allontanato gli aggressori nel 75% dei casi di scontro
violento, contro il 61 % della polizia. Non sembra essere corretta neppure
lopinione, assai diffusa, che le armi siano oggetti così "difficili"
da maneggiare da produrre chissà quanti incidenti. Negli Stati Uniti, dal 1965 a oggi il
numero di armi da fuoco in circolazione é salito da circa 90 milioni a oltre 200 milioni.
Per contro, il numero di incidenti mortali dovuto a un loro uso errato è sceso da quasi
2.500 a meno di 1.500 allanno. Tutto questo senza tenere conto dellaumento
demografico che, se fossero fondate le preoccupazioni dei liberali, avrebbe dovuto
produrre catastrofi immani. La lezione che si deve dedurre da questi dati è che non vi è
alcuna relazione (nella peggiore delle ipotesi) tra il numero di armi in circolazione e il
loro impiego errato. In America un numero compreso tra 60 e 65 milioni di cittadini
possiedono oltre 200 milioni di armi da fuoco (tra cui 60-65 milioni di pistole). Le armi
per difesa personale sono circa l11% del totale (il 13% tra le pistole). Meno dello
0.2% delle armi (0.4% delle pistole) viene impiegato a scopi criminali, mentre ogni anno
esse vengono utilizzate per legittima difesa da circa 645.000 persone (circa l1% dei
possessori di armi, pari circa allo 0.35% delle armi in circolazione) e per quasi due
milioni di volte. Anche a una prima occhiata, dunque, sono evidenti due fatti: che la
larghissima maggioranza dei possessori di armi (99.8%) sono persone oneste e che le armi
da fuoco vengono impiegate per usi legittimi quasi il doppio delle volte in cui vengono
utilizzate per scopi criminosi.
Dal 1900 a oggi il numero di omicidi in America è
cresciuto notevolmente. A inizio secolo, esso era di circa i per ogni 100,000 abitanti
allanno (tutti i dati sugli omicidi, da qui in poi, vanno intesi riferiti al singolo
anno e fatta 100.000 la popolazione dellarea interessata). Allepoca, non
vigeva alcun tipo di regolamentazione. Salvo casi eccezionali, ovunque negli Stati Uniti
chiunque poteva acquistare una qualunque arma da fuoco. Da lì agli anni 30, gli
omicidi aumentarono in maniera esponenziale, sfiorando la ragguardevole cifra di 10 ogni
100.000 abitanti. Quasi tutti gli studiosi sono concordi nel sottolineare la "curiosa"
coincidenza di questa crescita con la massiccia immigrazione dallEuropa e la
conseguente urbanizzazione. Nel 1933 venne abolito il proibizionismo. Da quellanno
al 1958 gli omicidi si dimezzarono. In quel momento era ancora possibile acquistare armi
da fuoco senza alcun genere di limitazione. Va notato che, terminata la Seconda Guerra
Mondiale, dieci milioni di soldati ritornarono a casa, conservando però un alto numero di
armi. In quegli anni si toccarono i livelli di omicidi più bassi dal 1915. Purtroppo, fu
proprio in questa situazione di apparente tranquillità che accaddero due fatti politici
di incredibile importanza. Da un lato, si iniziarono a intravedere i primi barlumi della
improduttiva e, anzi, dannosa "guerra alla droga", una sorta di
riedizione del vecchio proibizionismo. Dallaltro, nel 1968 venne approvato il Gun
Control Act. primo embrione di legge contro le armi. A questo si somma una seconda ondata
migratoria. Non stupisce, a questo punto, scoprire che da allora a oggi gli omicidi sono
aumentati quasi senza tregua salvo conoscere una nuova dimi nuzione negli anni
90, in concomitanza con un nuovo aumento degli acquisti di armi. E importante anche
esaminare la distribuzione degli omicidi non nella loro evoluzione nel tempo, ma in un
dato momento. Pare ragionevole, ad esempio, confrontare quegli stati che impongono
regolamentazioni onerose con quelli che invece lasciano maggiore libertà. Nonostante sia
vigente una normativa federale, infatti, gli stati hanno in America una grande autonomia
e, di fatto, possono esercitare politiche completamente diverse luno
dallaltro.
I tre stati con leggi più restrittive sono (tra
parentesi il numero di omicidi ogni anno, per 100.000 abitanti): California (12.7);
lllinois (11 .3); Maryland (11 .7). Gli stati con leggi più tolleranti: ldaho (1 .8);
Iowa (2.0); Maine (1 .2). Tali dati si riferiscono al 1991. Per fare un confronto, nello
stesso anno in Italia si sono registrati 3.3 omicidi ogni 100.000 abitanti, in Germania
3.0 (in realtà tale confronto è poco significativo, in quanto bisognerebbe prendere in
esame molti altri fattori: tra cui, però, è di particolare importanza la presenza in
America, e specificamente in alcuni stati, di nutrite minoranze etniche, i cui membri
dimostrano, secondo le statistiche, una spiccata propensione alla violenza).
Contrariamente a quanto si crede poi, le armi sono molto in basso nella lista delle cause
di morte in America. Con riferimento al 1991, ad esempio, con meno di 33.000 vittime esse
occupano il quindicesimo posto, poco dopo il diabete e gli incidenti automobilistici
(dodicesima e undicesima causa di morte) e molto dopo lalcol (quinta). Si pensi
inoltre che ogni anno in America si suicidano circa 30.000 persone, il 60% delle quali
(18.000) utilizza unarma da fuoco. Non vi è ragione di ritenere che esse non si
sarebbero suicidate in assenza di una pistola o un fucile. Le morti attribuibili
direttamente alle armi da fuoco, dunque, di fatto si riducono a 15.000, scendendo ben più
in basso nellambito di questa particolare classifica. In tale numero sono compresi
gli omicidi "legittimi" commessi dalla polizia o dai cittadini per
legittima difesa. Purtroppo non è disponibile tale dato. Sappiamo però che, sommandolo
agli omicidi non legittimi e depurandolo dai casi in cui le armi da fuoco non vengono
impiegate, esso raggiunge la cifra di circa 13.500. Supponiamo che il 50% di tali omicidi
fossero evitabili (stima per eccesso). Ricordandoci che, a causa degli incidenti
nelluso di armi da fuoco, muoiono ogni anno 1.500 persone e assumendo che tutte
queste morti siano attribuibili alla libera circolazione delle armi (ipotesi assurda), si
conclude che, per colpa delle armi, muoiono ogni anno circa 8.500 persone. Tutto questo in
un paese con più di 270 milioni di abitanti, nel quale ogni anno gli errori medici sono
allorigine di oltre 90.000 decessi e gli incidenti automobilistici di quasi 50.000
dipartite. E questa forse una ragione per proibire le automobili o chiudere gli
ospedali?
Che non sia possibile rintracciare alcuna
correlazione positiva tra il numero di armi e gli omicidi è evidente anche confrontando i
dati relativi a diversi paesi del mondo. E, allargando lo sguardo al crimine violento in
generale, scopriamo che Australia e Inghilterra, i paesi forse con le leggi più dure al
mondo verso i possessori di armi da fuoco, guidano questa poco gloriosa classifica, che
vede invece in posizioni "onorevoli" paesi caratterizzati da una
radicata "cultura delle armi" come Stati Uniti e Svizzera. E non è un
caso che queste due nazioni siano anche quelle comunemente ritenuti "più libere"
sulla faccia della Terra. Sebbene sia azzardato tentare di tracciare un legame tra il
numero di cittadini armati e il grado di libertà politica di una nazione, è indubbio che
le armi privatamente detenute costituiscano, per così dire, una polizza assicurativa
contro la tirannide. E anche un antidoto a essa: solo un cittadino armato può fare
appello allantico e nobile diritto del tirannicidio. Daltronde, questo punto
era perfettamente chiaro ai Padri Fondatori degli USA. che infatti vollero inserire nella
Costituzione lesplicita garanzia che i cittadini non sarebbero stati disarmati. Ed
era pure evidente ai tanti dittatori il cui avvicendarsi alla guida dei rispettivi Stati
ha scandito il sanguinoso ritmo del ventesimo secolo. LUnione Sovietica ha approvato
il controllo delle armi nel 1929. Dal 1929 al 1953 circa venti milioni di dissidenti
politici, incapaci di difendersi, sono stati sterminati. La Turchia lo ha fatto nel 1911 e
dal 1915 al 1917 un milione e mezzo di Armeni, incapaci di difendersi, sono stati
sterminati. La Cina ha promulgato leggi contro la libera circolazione delle armi da fuoco
nel 1935 e dal 1948 al 1976 venti milioni di anti-comunisti cristiani, dissidenti
politici e gruppi riformisti, incapaci di difendersi, sono stati sterminati. La Germania
lo ha fatto nel 1938 e dal 1939 al 1945 tredici milioni di Ebrei, Zingari, malati mentali
e altri "popoli imbastarditi" sono stati sterminati.
Il Guatemala ha fatto la stessa cosa nel 1964 e dal
1964 ai 1981 un milione di Indiani Maya, incapaci di difendersi, sono stati sterminati.
LUganda a stabilito il gun control nel 1970 e dal 1971 al 1979 trecentomila
cristiani, incapaci di difendersi, sono stati sterminati. La Cambogia lo ha fatto nel 1956
e dal 1975 al 1977 un milione di "borghesi" e intellettuali sono stati
sterminati. In tutto fanno oltre cinquantacinque milioni di persone innocenti massacrate
dai loro stessi governi: che per farlo hanno prima reso indifesi i propri cittadini
confiscando o vietando le armi da fuoco. Una cifra infinitamente superiore a tutti i morti
dovuti a un uso "civile" (accidentale o doloso, legittimo o illegittimo) delle
armi da fuoco. LItalia, per parte sua, ha introdotto le prime norme contro il
possesso privato di armi da fuoco nel 1931, nel bel mezzo di un periodo che non si può
certo definire come il più libero della nostra storia. Le armi privatamente detenute,
dunque, sono un segno di libertà e di autonomia. La bocca di un fucile segna chiaramente
il limite della proprietà privata, significa che la casa è, per così dire, territorio
consacrato e la sua soglia non può essere varcata da persone indesiderate se non a
loro rischio e pericolo. La canna di una pistola infine comunica forte e chiaro agli
uomini politici che essi non hanno alcun diritto di improvvisarsi tiranni. Per usare le
parole di Charlton Heston, presidente dellamericana National Rifle Association,
"Non ci sono armi buone. Non ci sono armi cattive. Unarma nelle mani di un
uomo cattivo è una cosa cattiva. Unarma nelle mani di un uomo buono non è una
minaccia per nessuno. Eccetto che per gli uomini cattivi".
Carlo Stagnaro