RHINO – LA STORIA DI UN REVOLVER RIVOLUZIONARIO

Tutti gli appassionati di armi bizzarre conoscono i revolver Italiani Ma.Te.Ba "Macchine Termo-Balistiche". La loro nascita è dovuta ad un inventore geniale, Emilio Ghisoni, deceduto nell'aprile 2008. Questo ideatore di armi si era fatto conoscere innanzitutto alla fine degli anni '70, con la pistola da competizione MT-1 camerata in .22 LR. Negli anni '80, aveva messo poi a punto il revolver da tiro MTR, e il derivato in carabina MTRC. Questi differenti modelli si distinguevano già per la loro canna "bassa", ciò che limita il rilevamento dell'arma. Prodotte in differenti calibri, le versioni a tamburo offrivano peraltro delle capacità da 8 a 20 colpi secondo i calibri: .38 speciali (MTR-8/MTRC-8); .357 magnum, MTR-8M / MTRC-8M,; .32 S&W (MTR-12/MTRC-14); .22 LR (MTR-14/MTRC-20). Con la nuova configurazione e il sistema di scatto, i tamburi poterono essere spostati all'indietro rispetto ai classici tamburi di revolver, ciò ridusse ulteriormente la lunghezza dell'arma a parità di canna e spostò indietro il suo baricentro.
Nel 1990, fu lanciato anche il revolver MTR-6 in .38 Special che diventò il 2006M dopo alcune modifiche (abbandono dell'alimentazione a clip). Questa arma beneficiava di 8 canne intercambiabili, da 2 a 6 pollici. Il tamburo veniva aperto ribaltandolo verso l'alto, sul lato sinistro.

Nel 1997 il modello 6 Unica veniva fornito di sei canne intercambiabili da 3 a 8 pollici, anche esso aveva un gemello carabina denominato Grifone e canna da 18 pollici. Camerate nei calibri .357 Magnum, .44 Magnum e .454 Casull, queste armi si distinguevano in quanto per il loro funzionamento si adottò un sistema di riarmo del cane attraverso la rotazione di una massa di 60°. Questo concetto battezzato "Autorevolver" permetteva così di tirare velocemente, come ci si trovasse ad azionare una semiauto in singola azione.

Tutti i RHINO hanno in acciaio 42NiCrMo4 la canna, il tamburo e il piatto di contrasto al tamburo stesso (o scudo), inserito nell'incastellatura dell'arma con una coda di rondine. Vi sono anche modelli in "Ergal" per favorire il porto a chi lavora. E modelli con canna più lunga possono avere anche slitte Picatinny. Le vertioni da 4" e 5" dispongono di una sltta inferiore adatta al fissaggio di lampade o di laser. I modelli a canna da 6" beneficiano di una seconda slitta, destinata al montaggio di un ottica per la caccia o di un collimatore per le competizioni.


Tamburo esagonale
Oggi il tamburo si apre in modo classico sul lato sinistro, lo spessore è ridotto a soli 35,7 mm. malgrado un diametro reale di 39 mm. La sua leva di sblocco, posta sullo stesso asse della leva di armamento, è stata disegnata per facilitare la sua manipolazione anche per chi ha le mani piccole. Difatti, la sua localizzazione la rende accessibile anche con dita corte, mentre la sua generosa leva riduce lo sforzo necessario allo sblocco. Comandato con una sola mano, l'apertura a bascula del tamburo si effettua dunque comodamente, come il suo caricamento, dato che il tamburo aperto è molto più distante dalla carcassa dell'arma dei classici tamburi dei normali revolver. Questa configurazione offre così più spazio per accedere alle camere di cartuccia. L'uso di un speed loader, compatibile S&W, per castelli K cme 586 e 686, non non da nessun problema, anche se viene proposto un altro modo di ricaricamento veloce a partire dal numero di serie RH05833. Il sistema adotta le Full Moon Clip, clip tonde che contengono 6 cartucce ciascuna.

Facoltative per le munizioni .357 Magnum, sono obbligatorie per i 9 x 21 mm ed i .40 S&W. Non esiste tuttavia nessuna conversione che permette di passare di uno all'altro dei calibri citati. L'uso di munizioni da pistola semiautoatica e comunque sconsigliato per il tiro di precisione poiché il proiettile non è guidato perfettamente nella prima parte, quando attraversa il tamburo.

Il revolver Rhino beneficia per il momento di ben più di 10.000 pezzi prodotti, e sono già disponibili un gran numero di accessori specifici. Si contano così 2 modelli di mire regolabili, classico o a fibra ottica, 12 impugnature che combinano 3 taglie (Small, media e Large) in 4 materiali dal legno, al lamellare per passare alla gomma e neoprene. Le fondine sono numerose, i modelli Radar in cuoio, in Cordura o in Kydex e c'è anche una versione scheletrata sviluppata da Ghost Internationale per l'IPSC. Tutte sono disponibili in differenti taglie e variazioni di colore. Le clip supplementari sono proposte con supporto magnetico che permette di fissarle alla cintura. In aggiunta si possono avere molle di scatto per i vari tipi di tiro, da quello di precisione a quello IPSC.

Mito e realtà.
È grazie all'importatore Colombi Sports che fu uno dei primi a ricevere la gamma di revolver Rhino, che abbiamo potuto provare questa arma, un modello 40 DS. Sebbene compatto e leggero, si mostra particolarmente facile da dominare. Sparando ad una mano con cartucce di .357 Magnum, il rilevamento della canna è effettivamente minimo. La differenza con un revolver classico è elevata.
Ma se questo è il suo principale vantaggio, abbiamo trovato però alcuni difetti. Un classico è l'asse del tamburo che tende spesso a svitarsi e il problema delle cartucce rimless che finiscono nelle camere del tamburo se si mantiene la stella dell'estrattore rialzata durante l'inserimento. Anche la mancata presenza del cane esterno non permetteva un tempo di sapere se l'arma era armata, ma oggi l'indicatore di armamento è montato su tutti i modelli e gli altri difetti sono stati corretti, salvo l'apertura del tamburo per un mancino che rimane più difficile; non ultimo il problema della grande distanza tra mirino e asse della canna, rilevante nei tiri a brevissima distanza.

2009, il Rhino è presentato da Chiappa Firearms come un'arma rivoluzionaria e che questa volta è forse vero!

Il Rhino è guardato come una "bestia strana", quindi non ci si può aspettare un accoglienza caldissima. Tanto più che i revolver conoscono oggi un inflazione a discapito delle nuove semiauto in polimeri.
Chiappa Firearms è riuscito a limitare i costi di questa tecnologia puntando sulla lavorazione delle macchine automatiche in fase di produzione. Il Rhino ha tutti gli argomenti necessari per imporsisi e noi gli auguriamo un grande successo, Ma.Te.Ba. è oramai molto stimata dagli appassionati. Una cosa è sicura: arrivato a maturità il progetto Rhino costituisce per Emilio Ghisoni un omaggio all'altezza del suo talento di ideatore. Inoltre è notizia di questi ultimi giorni che sono in arrivo i nuovi revolver totalmente in polimero.

 

STORIA

La fine di Ma.Te.Ba.
Fin dall'inizio degli anni '90, un investitore tedesco si unì ad Emilio Ghisoni per sviluppare l'impresa Italiana. Lanciarono insieme la commercializzazione dell'Autorevolver, ma senza il successo commerciale aspettato. L'inventore rivendette la sua parte a Sergio Mottana il cui il figlio Valentino si assicurò la direzione della Ma.Te.Ba fino alla sua chiusura nel 2005. Durante questo periodo, l'impresa lanciò la produzione di cloni 1911 e di carabine Lightning, ma non riuscì a sfruttare uno degli ultimi brevetti ceduti da Emilio Ghisoni, concernente una pistola semiautomatica 9 mm il cui meccanismo di bloccaggio si era ispirato al modello tedesco Korth.

Il fondatore della The.Ma. "Thermoballistic Macchine" poi MA.TE.BA, ebbe sicuramente spunto da alcuni comuni revolver Russi Nosorog ("rinoceronte" in Croato), solamente una pura coincidenza perchè Emilio Ghisoni vi applicò una gran massa di concetti avanguardisti. Aveva ripreso solo il principio a cui si è sempre attenuto, quello della canna allineata con la camera inferiore del tamburo.

Nell’estate del 2000 Emilio Ghisoni aveva già ceduto la sua società Ma.Te.Ba con tutti i relativi brevetti ed operava con la società The.Ma. costruendo macchine impastatrici, ma la sua passione per le armi era tutt’altro che spenta. Era sempre desideroso di rientrare in quel mondo che gli aveva già tributato un posto nella storia delle armi per progetti innovativi come l’Mtr8, il 2006, l’autorevolver ed alcuni prototipi di semiautomatiche con alimentazione “coassiale” sia a chiusura geometrica che con chiusura a massa.

Ghisoni aveva in mente un nuovo revolver con tamburo a 7 camere, con una inedita meccanica e sempre a canna bassa, come era nel suo stile. Gli serviva però un finanziatore, e sottopose quindi il progetto al suo amico architetto Cudazzo, inventore del FAR system, un’idea che il Ghisoni aveva sostenuto scrivendo alcuni articoli sulla rivista “Armi e Tiro”.

Antonio Cudazzo, pur apprezzando molto il progetto e considerandolo molto interessante, pensò che l’arma sarebbe entrata in diretta concorrenza con gli altri prodotti Ma.Te.Ba. in quanto non si discostava molto dal concetto del revolver 2006M dello stesso Ghisoni, ma non più di sua proprietà. Secondo Cudazzo, un articolo di questo tipo avrebbe potuto garantire solo una ricettività di mercato tale da giustificare una produzione di tipo artigianale, ma non di tipo industriale come poteva interessare a lui. Però l’idea di produrre armi gli interessava e dopo qualche giorno, recuperando il concetto di canna bassa del famoso 2006M ed alcune sue vecchie riflessioni sulla ergonomia e compattezza dei revolver, Cudazzo ritornò da Ghisoni con degli schizzi, proponendo nuovi canoni di ergonomia e compattezza per un revolver destinato alla difesa personale.

Ghisoni si mostrò perplesso su tutte le argomentazioni di Cudazzo, esprimendo in particolare forti dubbi sulla impugnabilità di un’arma che spostava il punto di contatto tra eminenza tenale della mano e l’elsa dell’impugnatura così in alto, ben oltre il cane. L’animata discussione tra i due amici non portò a nulla. Nemmeno i disegni, da soli, riuscivano ad esprimere un concetto pur semplice, ma che si allontanava da ciò che sembrava universalmente condiviso.

Cudazzo non si diede per vinto, e si ripresentò da Ghisoni qualche giorno dopo con un modello scolpito nella cera…..il modello fu per Ghisoni come il dardo di cupido, si innamorò dell’idea, si mise a disposizione per lo sviluppo del revolver conservando gelosamente nel frigorifero il modello, che essendo in cera si deformava facilmente per il caldo estivo e per il fatto che continuava a rigirarlo nelle mani per provare l’ impugnabilità su cui aveva avuto grandi dubbi.

I due si accordano subito: Cudazzo finanzia il progetto collaborando alla progettazione, detiene la proprietà dei brevetti e si occupa della commercializzazione, competenze che confluiranno poi nella società FAR LEAGUE, fondata allo scopo da Cudazzo insieme al suo amico Maurizio Piccolo. Ghisoni si occupa dello sviluppo, e produrrà le armi con la sua società THE.MA.

Il concetto del nuovo revolver “Rhino” rappresenta l’apice del genio congiunto di Ghisoni e Cudazzo, si arricchisce e si sviluppa giorno per giorno grazie al confronto, alle disquisizioni, alla collaborazione e comunione di idee. Nel 2006 vengono prodotti i primi prototipi funzionanti.

Purtroppo Emilio si ammala gravemente e muore il 24 aprile del 2008.

Far League si ritrova proprietaria di progetti e brevetti, ma non è più sostenuta dal genio di Ghisoni. Deve ricercare un produttore che sia all’altezza delle grandi aspettative e possa adeguatamente sviluppare e industrializzare il progetto del Rhino. Questo compito si rivela tutt’altro che facile, e alcuni tentativi di cooperazione con diversi produttori non approdano alla industrializzazione e messa in produzione del prodotto.

A fine anno, finalmente la svolta decisiva: Cudazzo ha un primo incontro con Rino Chiappa, proprietario del Gruppo Chiappa e finissimo tecnico. Chiappa coglie immediatamente la genialità del concept del revolver RHINO, crede nel progetto e si appassiona a sua volta a questa sfida per lui nuova (il gruppo Chiappa è specializzato in curate repliche di armi antiche e nella produzione di armi a retrocarica). Chiappa Firearms è il partner produttivo ideale: la fabbrica di Azzano Mella (Brescia) è gestita con un’organizzazione impeccabile, equipaggiata con macchinari di ultima generazione che permettono la produzione di ogni singolo componente con tolleranze minime (tutti i particolari metallici della Rhino sono prodotti nella fabbrica di Azzano e sono macchinati dal pieno).

Con la sua grande abilità ed esperienza tecnica, ed una straordinaria capacità di tradurre un’idea su carta in layout industriale di produzione, Chiappa crea i primi prototipi della Rhino a tempi di record e dà un eccezionale impulso e nuova vita a questo progetto:  in collaborazione con Cudazzo rielabora il progetto, sviluppa il revolver con canna da 2” e progetta tre nuove versioni con canna da 4, 5 e 6” per il tiro sportivo. RHINO da idea geniale diventa un’arma vera.

Se i prototipi esposti nello stand Chiappa Firearms alla IWA di Norimberga in Aprile 2009 destano grande curiosità, nell’ottobre successivo i test di tiro sulle prime armi prodotte fanno scalpore. Gli esperti sono esterrefatti: il revolver ha una precisione eccezionale, maneggevolezza e fluidità nello sparo, il rinculo è estremamente ridotto, il riallineamento sul bersaglio è fulmineo per l’assenza di rilevamento, consentendo tiri in rapidissima successione. 

Il rinoceronte è ancora in piena carica, perché ha davanti una meta ambiziosissima:rivoluzionare il concetto stesso di revolver.  


Un meccanismo rivoluzionario.
tutto il sistema cinematico è stato trasformato per garantire al tempo stesso precisione e fluidità. Integra quattro cuscinetti che limitano gli sfregamenti, ed i meccanismi di percussione e di scatto sono stati separati. Tutto funziona tramite catene cinematiche distinte. Il grilletto non agisce direttamente sul cane. Una leva di armamento (martello esterno fittizio che permette di armarlo in semplice azione) è posta sul castello dell'arma sopra l'impugnatura e serve anche quale disarmarlo del cane. Per informare il tiratore sullo stato della sua arma, un indicatore di armamento è stato aggiunto appena dietro l'alzo.


per gentile concessione di:
Maurizio Piccolo