PARIGI IL GIORNO DOPO
16 gennaio 2015 alle ore 11.43
estratto dalla pagina facebook della Firearms United Italia

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Poco più di un anno fa il mondo ha assistito all'attacco terroristico al Westgate Mall di Nairobi. Fra le molte voci che hanno commentato l'avvenimento ne è apparsa una ragionevole - la voce di Ronald Noble - Segretario Generale dell'Interpol. Noble ha dichiarato che ci saremmo dovuti aspettare ulteriori attacchi ai cosiddetti "soft targets", ossia i luoghi dove gli attentatori sanno che è ragionevole non aspettarsi nessuna resistenza. Per questo Noble ha suggerito che i governi occidentali ragionino sull'opportunità di permettere il porto d'armi ai rispettivi cittadini: è un fatto ormai assodato che questo tipo di attacchi avvengono solo nelle "gun free zones". Sfortunatamente l'Unione Europea non ha ascoltato l'opinione del Segretario Generale. Forse gli Eurocrati erano troppo impegnati con le proposte anti-armi del Commissario Cecilia Malmström, che avrebbero dato a qualunque terrorista la tranquillità necessaria a pianificare le azioni future.

Sfortunatamente le parole di Ronald Noble si sono rivelate profetiche, cosa che i poveri vignettisti di Charlie Hebdo hanno constatato a proprie spese. Come è evidente dai filmati amatoriali i terroristi hanno attaccato un poliziotto in mezzo alla strada con disinvoltura e si sono anche presi il tempo di dargli il colpo di grazia, prima di risalire con calma in auto ed allontanarsi. Una domanda sorge spontanea: avrebbero osato tanto se in qualunque momento da una qualunque delle finestre che si affacciavano sulla scena sarebbe potuto apparire un cittadino armato?

Siamo perfettamente consci del fatto che un cittadino armato di pistola non sia in grado di fermare due terroristi addestrati ed equipaggiati con armi a raffica, in compenso se i civili fossero più d'uno, potrebbero tranquillamente farlo. Se i giornalisti di Charlie Hebdo avessero potuto tenere le pistole nel cassetto o sulla loro persona, difficilmente sarebbero stati ancora "soft targets". Non è quindi il momento di iniziare a discutere l'introduzione di qualcosa di simile al Secondo Emendamento della Costituzione statunitense nel testo del Trattato di Lisbona?

Al contrario di quanto si crede la Direttiva del Consiglio Europeo del 18 Giugno 1991 che regola la materia delle armi da fuoco civili è un documento relativamente liberale, che lascia significativi spazi di manovra agli Stati Membri. La gran parte delle restrizioni oggi presenti è dovuta al "pasticciare" delle autorità locali: molto spesso gli inesistenti "requisiti europei" sono una semplice scusa per giustificare l'introduzione di norme impopolari.  

Un esempio pratico viene dalla Polonia, dove con il pretesto di "adattare la Legge dello Stato ai requisiti europei" le autorità hanno cercato di proibire ai collezionisti l'utilizzo delle loro armi nei poligoni (come in Italia le Questure vietano arbitrariamente il trasporto delle armi in collezione), mentre la Direttiva originale, per quanto pesantemente burocratica, non è così malvalgia.

La Direttiva EU è molto più liberale della maggior parte delle legislazioni degli Stati Membri. Non solo classifica certi tipi di armi dal basso potere offensivo come liberamente acquistabili ed in alcuni casi perfino senza bisogno di registrazione, ma prevede anche criteri per il rilascio dei porti d'arma comparativamente meno stringenti: si richiede solamente una ragione valida per la richiesta, ma non specifica quali ragioni possono essere considerate giustificato motivo o quali altre verifiche vadano fatte.

Ovviamente abbiamo ragione di ritenere che il superamento di un'esame tecnico, pratico e sulle norme vigenti potrebbe essere una di queste. Abitare "solo a 3 km da un carcere" - come un ministro del governo polacco ha giustificato la sua richiesta - potrebbe essere una ragione più che valida.

Ergo, non ci sono ostacoli pratici ad una revisione completa delle norme che regolano il rilascio di porto d'armi per difesa personale rimanendo perfettamente nei limiti della Direttiva Europea. In questo modo il rilascio dei porti d'arma per difesa sarebbe solo una questione di verificare la competenza tecnica e la sussistenza o meno di motivi ostativi, come accade oggi per altri tipi di porto d'armi (e come avviene in Repubblica Ceca da vent'anni, senza che si abbiano problemi di sorta, n.d.t.).


LA POSIZIONE UFFICIALE DI FIREARMS UNITED E' LA SEGUENTE:

La legge DEVE regolare l'accesso alle armi, ma non in modo da impedire ai cittadini rispettosi della legge di portarne, piuttosto per creare un vantaggio per i suddetti cittadini rispetto a quanti non si preoccupano di rispettare la legge. Essere rispettosi della legge significa non essere un pericolo per il prossimo e per l'ordine e la sicurezza pubblica, ovviamente. 

Oggi è quasi impossibile associare l'essere "giusti, onesti" con la mera osservanza delle leggi: il labirinto inestricabile di normative e la criminalizzazione di comportamenti moralmente innocui sono un buon motivo per rifiutare un tale punto di vista su legge ed ordine sociale. 

Se le restrizioni colpiscono chiunque indiscriminatamente, allora c'è un errore nel sistema. Una repressione indiscriminata che colpisce tutti i cittadini presuppone che tutti i cittadini non rispettino la legge oppure siano mentalmente instabili e proni a diventare una minaccia per il prossimo. Questo tipo di presupposti nient'altro è che la fondazione basilare dei regimi totalitari.

La nostra opinione è che la Legge debba prevedere i criteri minimi per aver accesso alle armi, il rispetto dei quali dovrebbe garantire il diritto a possedere e portare armi. Al contrario chi - per definizione di legge - è una minaccia per il prossimo, deve perdere questo diritto. E' importante sottolineare che chi rispetta e chi non rispetta la legge non possono essere trattati allo stesso modo nella nostra società. E' necessario che al cittadino rispettoso della legge sia riconosciuto un vantaggio rispetto al criminale. L'accesso alle armi deve essere proibito e difficile per chi considera la violenza verso il prossimo un comportamente normale, al contrario naturale e garantito per i probi.

Nell'Europa odierna l'approccio coercitivo ai porti d'arma è predominante e in molti Stati Membri vengono introdotte norme moleste che rendono indifeso anche chi possiede armi legalmente. L'esempio più calzante è l'inesistenza o la forte limitazione della possibilità di portare le armi che si possiedono o l'obbligo di custodire le suddette in cassaforte e scariche anche quando presenti in casa. In linea teorica queste norme vengono implementate per aumentare la sicurezza nelle strade, in pratica, come provano i recenti avvenimenti in Francia, criminali, terroristi ed estremisti non vengono particolarmente toccati da questo tipo di normativa. E la situazione potrebbe anche peggiorare: il giorno seguente al massacro nella redazione di Charlie Hebdo vi è stata una ritorsione - qualcuno ha lanciato una granata nella moschea di LeMans. 

Mentre vengono scritte queste parole non è ancora chiaro se un altro evento, dove una donna poliziotto è stata uccisa a Parigi, sia o meno collegato con i fatti principali. Una cosa è però certa: sia i Cristiani sia i Musulmani francesi oggi sono esposti ad attacchi estremisti di entrambe le parti. Il problema è che questi Musulmani, che nulla hanno in comune con i terroristi, devono comunque aspettarsi di essere attaccati ed ancora una volta parliamo di luoghi considerati "soft targets". La dura verità è che, dopo essere stati completamente disarmati per legge per lunghi anni, l'intera Unione Europea è un bersaglio facile.

E' importante sottolineare che secondo l'Articolo 5 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo ogni cittadino europeo ha diritto alla sicurezza individuale. Il problema è che non ci viene dato quanto promesso ma solo l'illusione della sicurezza: hanno cercato di convincerci che se noi cittadini onesti avessimo rinunciato al diritto di possedere e portare armi, i governi avrebbero smaterializzato le armi nelle mani di rapinatori, criminali e terroristi. L'illusione è sparita il giorno che un terrorista perfettamente materializzato ha varcato la soglia di una redazione con un Kalashnikov perfettamente reale. Nessuno aveva modo di difendersi o difendere il prossimo, ma almeno ha potuto girare un video con uno smartphone... 

 


„Un singolo uomo coraggioso è una maggioranza” - Thomas Jefferson (1743-1826)

 

In conclusione, l'aspirazione di introdurre una versione europea del Secondo Emendamento non dovrebbe essere vista come una "rivoluzione" o come un completo ribaltamento della visone in tema di armi da fuoco. Semplicemente meritiamo la sicurezza che ci è stata promessa nel testo della Convenzione Europea sui Diritti dell'Uomo. E' ora di merrere da parte l'ingenua idea che l'Agente di Polizia apparirà nel punto desiderato in meno di un minuto. E' ora di smettere di fare finta che in assenza di armi legalmente detenute, anche quelle illegali spariranno. La realtà è molto più semplice: se abbiamo un'arma ed il criminale altrettanto, le nostre possibilità sono pari. Quando lo Stato porta via la mia arma, il criminale può tranquillamente usare un coltello, un martello, le mani nude. Non c'è ragione di aspettarsi che il criminale attenda pazientemente mentre spiego al telefono all'Agente in servizio dove inviare una pattuglia urgentemente. Al massimo, in uno slancio di altruismo, il criminale potrebbe poi collaborare per aiutare a disegnare correttamente la mia sagoma con il gesso sul pavimento. Quindi, invece di far finta che lo Stato sia in grado di garantire la nostra sicurezza, è il caso di pretendere che lo Stato smetta di impedirci di essere sicuri e che smetta di trattarci tutti come potenziali criminali.

Immaginiamo che i più importanti e potenti politici Europei concorderanno con noi: non bisogna incolpare tutti i Musulmani per i delitti commessi da un gruppo di estremisti. Ci chiediamo quindi perché i possessori legali di armi vengono stigmatizzati a causa delle azioni degli stessi invasati.

Sottolineiamo un'altra cosa: la codardia è spesso tratto caratteristico di terroristi e criminali; un conto è attaccare giornalisti in ufficio o ragazzini su un isola. Affrontare un avversario armato è qualcosa di diverso. Non è un caso che Anders Breivik si sia arreso immediatamente non appena altre persone armate hanno messo piede sull'isola di Utoya.

Se i nostri politici la pensano diversamente, qui chiediamo di provare concretamente la validità delle loro idee: che abbandonino la sicurezza garantita dai loro porti d'arma, dalle scorte di Polizia e dal personale armato che li segue. Che inizino a vivere anche loro nella stessa illusione in cui vogliono far vivere tutti noi.

Che mostrino di non avere paura venendo a vivere con noi in quella che Ronald Noble ha descritto come la "soft zone", la zona dei bersagli facili.

UN PICCOLO MESSAGGIO ALLA PLETORA ANTI-ARMI: 

Recentemente Firearms United è stata accusata da alcuni personaggi anti-armi che hanno commentato sulle nostre pagine di "sfruttare la morte delle vittime di Parigi per mandare avanti la sua agenda", bene chiariamo alcune cose: 

VOI (la lobby antiarmi) avete sfruttato le morti dei ragazzi della Ècole Polytechnique di Montréal per disarmare i Canadesi.

VOI (la lobby antiarmi) avete sfruttato la morte delle vittime di Martin Bryant a Port Arthur per disarmare gli Australiani.

VOI (la lobby antiarmi) avete sfruttato la morte prima delle vittime di Michael Ryan a Hungerford e poi delle piccole vittime di Thomas Hamilton a Dunblane per disarmare i cittadini del Regno Unito.

VOI (la lobby antiarmi) avete tentato di sfruttare la morte dei bambini di Stockton, dei ragazzi della Columbine High School e del Virginia-Tech, degli innocenti del cinema di Aurora e dei bambini della Sandy Hook Elementary School per disarmare gli Americani. 

NOI (la lobby pro libertà individuali) stiamo cercando di far capire che le vostre "ricette" stanno portando il mondo sull'orlo del disastro, consegnando milioni di cittadini indifesi ad una nuova generazione di criminali incalliti, armati fino ai denti (perché loro delle leggi sulle armi se ne fregano) e resi ancora più spavaldi dal fatto che le loro vittime non possono difendersi.

VOI (la lobby antiarmi) avete dipinto maschere da mostri sulle facce dei legali possessori di armi usando il sangue di vittime innocenti, il tutto per nascondere i clamorosi fallimenti della vostra agenda liberticida. 

Quindi, con tutto il dovuto rispetto, NON ACCETTIAMO DA VOI LEZIONI SUL RISPETTO PER I MORTI!

Polonia, 9 Dicembre 2015 


 

Autori:

Rafał Kawalec- Ruch Obywatelski Miłośników Broni

www.romb.org.pl 

Dariusz Dura - Firearms United

www.firearms-united.com 

Pierangelo Tendas - All4Shooters

www.all4shooters.com 

 

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