ALLA RISCOSSA

MOZIONE CONTRO LA DETENZIONE DELLE ARMI

  • 15 agosto 2015

I Senatori del nostro Governo tornano alla carica contro le armi.
Con una mozione presentata nella seduta n. 498 del 05/08/2015 i Senatori:
MORGONI, ZAVOLI, AMATI, COCIANCICH, COLLINA, FAVERO, GRANAIOLA, MIRABELLI, VERDUCCI, LEPRI
hanno ridato vita alle già note pretese delle Senatrici Pd Amati e Granaiola, non ultima quella folle di obbligare i possessori di armi sportive a detenerle nei luoghi adibiti al tiro (poligoni), proposta insensata e che i nostri Senatori non hanno preventivamente verificato.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La mozione parlamentare (generica) è uno strumento di indirizzo politico attraverso il quale la Camera o il Senato danno direttive al Governo sul comportamento da tenere o le misure da prendere per affrontare una determinata questione. È un atto politicamente rilevante ma che non comporta vincoli giuridici per il Governo che può assumersi la responsabilità politica di comportarsi diversamente dall'indirizzo indicato.
La mozione può essere presentata da un capogruppo o minimo di 10 deputati alla Camera, da un minimo di otto senatori al Senato.
La discussione in aula avviene in maniera simile a quella di una legge. Il testo della mozione viene discusso, possono essere presentati e votati gli emendamenti al testo iniziale e poi si svolge una votazione finale.
La costituzione italiana con l'articolo 94 prevede altre due forme di mozione particolari che concernono strettamente il rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo: la mozione di fiducia e quella di sfiducia.
La prima ricorre in occasione della formazione di un nuovo Governo (entro 10 giorni dalla formazione). Le mozioni di sfiducia nei confronti del Governo possono essere discusse e votate ogni volta che almeno un decimo dei componenti della singola camera (Camera o Senato) ne facciano richiesta.

Vediamo prima di tutto di cosa si tratta, nella seduta del 5 agosto il Governo ha affrontato vari argomenti tra cui il fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere e le minacce a noti giornalisti, il divieto per i minorenni di frequentare discoteche nelle ore notturne, le misure in materia di contrasto alla violenza di genere nonchè in tema di atti persecutori e altri argomenti.
E' in questo contesto che il Senatore Morgoni ha fatto sua la mozione che ha riacceso l'attenzione sul controllo per il rilascio delle licenze in materia di armi e sulla loro detenzione: vediamo il testo.

LA MOZIONE COSI' COME E' STATA PROPOSTA

MORGONI, ZAVOLI, AMATI, COCIANCICH, COLLINA, FAVERO, GRANAIOLA, MIRABELLI, VERDUCCI, LEPRI
Il Senato, premesso che:
sebbene non sia stata diffusa una cifra ufficiale sul numero delle armi da fuoco detenute legalmente in Italia, l'ultima stima attendibile, elaborata dall'Eurispes nel 2008, indicava nel numero di 10 milioni le armi legali presenti in Italia, con almeno 4 milioni di famiglie che risulterebbero "armate", cioè in possesso di almeno una pistola. Erano 34.000 i privati che possedevano un porto d'armi, ai quali si aggiungevano 50.000 guardie giurate, circa 800.000 cacciatori con licenza per abilitazione all'esercizio venatorio e 178.000 permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno). Altri 3 milioni di italiani avevano denunciato, infine, la presenza di armi in casa, ereditate o inservibili;
dai dati diffusi dalla stampa, emerge che, nel corso degli ultimi 4-5 anni, mentre il numero complessivo dei cittadini con porto d'armi è rimasto invariato, è cresciuto il numero delle licenze ad uso sportivo, che sono raddoppiate tra il 2007 al 2014, passando da 187.000 a quasi 400.000;
l'articolo 42 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto n. 773 del 1931, prevede che il questore abbia facoltà di rilasciare licenza per porto d'armi lunghe da fuoco e il prefetto abbia facoltà di concedere, in caso di dimostrato bisogno, licenza di portare rivoltelle o pistole di qualunque misura o bastoni animati. La licenza, la cui durata non sia diversamente stabilita dalla legge, ha validità annuale;
attualmente la normativa per il porto d'arma per difesa personale prevede che sia necessario essere maggiorenni ed avere una ragione valida e motivata che giustifichi il bisogno di andare armati, e una certificazione comprovante l'idoneità psicofisica, rilasciata dalla ASL di residenza oppure dagli Uffici medico-legali e dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato; documentazione o autocertificazione relativa al servizio prestato nelle forze armate o nelle forze di polizia o certificato di idoneità al maneggio delle armi rilasciato da una sezione di tiro a segno nazionale. La licenza permette il porto dell'arma fuori dalla propria abitazione;
la licenza di porto di fucile per uso di caccia a scopo venatorio è rilasciata in conformità alle leggi di pubblica sicurezza, ed il primo rilascio avviene dopo aver conseguito l'abilitazione all'esercizio venatorio. È necessaria la certificazione comprovante l'idoneità psicofisica, rilasciata dalla ASL di residenza ovvero dagli uffici medico-legali e dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato, la documentazione o autocertificazione relativa al servizio prestato nelle forze armate o nelle forze di polizia da non più di 10 anni o il certificato di idoneità al maneggio delle armi rilasciato da una sezione di tiro a segno nazionale, una dichiarazione sostitutiva di certificazione attestante l'abilitazione all'attività venatoria regolato dall'art. 22 della legge n. 157 del 1992. La validità del porto d'armi in questo caso è di 6 anni, come stabilito all'articolo 22, comma 9;
la licenza di porto di arma lunga per il tiro a volo per uso sportivo permette di esercitare il tiro a volo e il tiro a segno, e può essere ottenuta presentando certificazione comprovante l'idoneità psicofisica, rilasciata dalla ASL di residenza ovvero dagli uffici medico-legali e dalle strutture sanitarie militari e della Polizia di Stato; la documentazione o autocertificazione relativa al servizio prestato nelle forze armate o nelle forze di polizia o il certificato di idoneità al maneggio delle armi rilasciato da una sezione di tiro a segno nazionale; questa documentazione non deve essere stata ottenuta da più di 10 anni; la licenza per uso sportivo resta valida 6 anni. Secondo quanto previsto dall'articolo 3 della legge n. 85 del 1986, delle armi per uso sportivo è consentito il solo trasporto con apposita licenza annuale, valida per il territorio nazionale, rilasciata dal questore, previo accertamento dell'idoneità psicofisica e previa attestazione, di una sezione del tiro a segno nazionale o di un' associazione di tiro iscritta ad una federazione sportiva affiliata al CONI, da cui risulti la partecipazione dell'interessato alla relativa attività sportiva. Per il porto d'armi per il tiro a volo, ai sensi della legge n. 323 del 1969, art. 1, comma 1, il questore può rilasciare a chi ne faccia richiesta, qualora sprovvisto di licenza di porto d'armi lunghe da fuoco concessa ad altro titolo, apposita licenza, che autorizza il porto delle armi lunghe da fuoco dal domicilio dell'interessato al campo di tiro e viceversa;

considerato che:

chi non ha una licenza di porto d'armi deve richiedere apposito nulla osta per ogni operazione di acquisto di una o più armi. Il questore, ai sensi dell'articolo 35, comma 7, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, subordina il rilascio del nulla osta alla presentazione di certificato rilasciato dal settore medico legale delle aziende sanitarie locali, o da un medico militare, della Polizia di Stato o del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, dal quale risulti che il richiedente non è affetto da malattie mentali oppure da vizi che ne diminuiscono, anche temporaneamente, la capacità di intendere e di volere, e che non risulti assumere, anche occasionalmente, sostanze stupefacenti o psicotrope ovvero abusare di alcool, nonché dalla presentazione di altra certificazione sanitaria richiesta dalla normativa vigente;
la legge n. 89 del 1987 prevede che per ottenere la licenza per porto d'armi e il nulla osta per la detenzione è sufficiente dimostrare con la presentazione di un certificato medico di essere in possesso di determinati requisiti psicofisici, i quali sono specificati dal decreto del Ministero della sanità 28 aprile 1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 22 giugno 1998, n. 143. Tuttavia, non sono richieste analisi oggettive per accertare la non "assunzione anche occasionale di sostanze stupefacenti" o "l'abuso di alcool e/o psicofarmaci", che pure sono cause di esclusione di accesso alla licenza;
inoltre, avvenendo i controlli dell'idoneità psicofisica per le licenze per uso da caccia e per l'uso sportivo di 6 in 6 anni, non è possibile un reale monitoraggio dell'idoneità dei soggetti detentori di armi. È ancor più significativo che per il rilascio di nulla osta la certificazione di idoneità psicofisica non è assoggettata a controlli nel tempo;
come riportato da alcuni organi di stampa, le stesse associazioni di funzionari di polizia hanno sottolineato che sarebbero necessari sia maggiori controlli per ottenere la certificazione di idoneità da parte del medico curante, con esami clinici obbligatori al momento del rilascio della licenza (ad esempio, drug test sulle urine, esami per verificare l'abuso di alcool, visita psichiatrica), sia il dimezzamento dei tempi di durata delle stesse licenze per le armi da caccia e sportive, nonché la comunicazione all'autorità di pubblica sicurezza della presa in carico di pazienti con patologie neuropsichiatriche da parte di qualunque sanitario;
l'articolo 699 del codice penale prevede che "Chiunque, senza la licenza dell'Autorità, quando la licenza è richiesta, porta un'arma fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, è punito con l'arresto da tre a diciotto mesi. Soggiace all'arresto da diciotto mesi a tre anni chi, fuori della propria abitazione o delle appartenenze di essa, porta un'arma per cui non è ammessa licenza. Se alcuno dei fatti preveduti dalle disposizioni precedenti, è commesso in un luogo ove sia concorso o adunanza di persone, o di notte in un luogo abitato, le pene sono aumentate";

rilevato che:

l'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 121 del 2013, recante "Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 204, concernente l'attuazione della direttiva 2008/51/CE, che modifica la direttiva 91/477/CEE relativa al controllo dell'acquisizione e della detenzione di armi", in vigore dal 5 novembre 2013, ha stabilito che, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore del medesimo decreto, ovvero il 4 maggio 2015, i soggetti detentori di armi devono presentare, in attesa dell'adozione di apposito decreto da parte del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'interno, il certificato medico per il rilascio del nulla osta all'acquisto di armi attualmente previsto all'articolo 35, comma 7, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
il decreto del Ministro della salute previsto all'articolo 6, comma 2, avrebbe quindi dovuto essere emanato entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 121, e avrebbe dovuto disciplinare le modalità di accertamento dei requisiti psico-fisici per l'idoneità all'acquisizione, alla detenzione e al conseguimento di qualunque licenza di porto d'armi, nonché al rilascio del nulla osta, prevedendo altresì una specifica disciplina transitoria per coloro che alla data di entrata in vigore del decreto già detenessero armi. Il decreto avrebbe dovuto inoltre definire le modalità dello scambio protetto di dati informatizzati tra il Servizio sanitario nazionale e gli uffici delle forze dell'ordine nei procedimenti finalizzati all'acquisizione, alla detenzione ed al conseguimento di qualunque licenza di porto delle armi. L'articolo 4 del decreto legislativo n. 121 stabiliva infine che, nelle more dell'emanazione del decreto ministeriale, si sarebbero applicate le disposizioni vigenti in materia. Il decreto ministeriale non è ancora stato emanato;

considerato che:

negli ultimi anni, il verificarsi di molti fatti cruenti di cronaca, sia in Italia che all'estero, hanno posto in piena evidenza la pericolosità di un'eccessiva diffusione delle armi da fuoco, senza un controllo preventivo adeguato in merito ai requisiti psicofisici di chi deterrà le armi;

nel corso dell'audizione informale presso la 1a Commissione permanente (Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione) del Senato nella XVI Legislatura, in sede di esame del disegno di legge della senatrice Adamo recante "Modifiche alla normativa per la concessione del porto d'armi e la detenzione di armi comuni da sparo e per uso sportivo" (AS 1558),

l'Associazione familiari vittime di stragi aveva avuto modo di sottolineare come alcune delle terribili notizie di cronaca, che potrebbero a prima vista sembrare "azioni frutto della follia", risultano in realtà non imprevedibili, proprio perché, ad esempio, è stato concesso il porto d'armi a persone con disabilità mentali anche permanenti; si legge nella memoria depositata dall'Associazione: «quando per esperienza diretta o per contiguità amicale ci imbattiamo in essa vediamo le cose in modo diverso; ne comprendiamo le conseguenze devastanti, irreparabili; ci chiediamo cosa si è fatto per evitare che accadesse. (..) Più si va a fondo più si vede che (...) visto che questi folli non sono malavitosi è stato grazie al porto d'armi, a un regolare porto d'armi, che hanno potuto dotarsi dei loro strumenti di morte»;
allo stato attuale, nonostante il moltiplicarsi di tragedie legate alla diffusione delle armi da fuoco e nonostante le previsioni di legge, manca ancora un vero controllo, con analisi oggettive, delle condizioni psicofisiche dei soggetti detentori di licenza, e un adeguato monitoraggio nel tempo delle certificazioni prodotte;
manca ancora, inoltre, la possibilità di uno scambio di informazioni e di comunicazione, nei casi della presa in carico di pazienti con patologie neuropsichiatriche, tra medico ed autorità di pubblica sicurezza;
considerato altresì che nell'opinione pubblica si sta diffondendo con sempre maggiore presa la convinzione che, contro ogni evidenza, il possesso di un'arma rappresenti un fattore di sicurezza, mentre invece anche la semplice detenzione aumenta la possibilità che la stessa venga utilizzata in maniera impropria,


impegna il Governo:

1) ad individuare requisiti più stringenti e rigorosi per il rilascio di autorizzazioni sia alla detenzione che al porto di armi da fuoco di ogni tipologia;
2) a valutare l'introduzione di analisi di tipo obiettivo per il rilascio del certificato di idoneità psicofisica valido per licenza di porto delle armi;
3) a procedere alle opportune modifiche normative al fine di ridurre i tempi di validità delle certificazioni di idoneità per il possesso e l'uso di armi da fuoco e di introdurre l'obbligo di certificazioni periodiche anche per il solo possesso;

4) a procedere alla revisione della normativa relativa alla custodia delle armi ad uso sportivo, in modo da rendere lecita la custodia nei soli luoghi in cui venga effettivamente esercitata l'attività sportiva.

LE ARMI SONO IL VERO FLAGELLO ITALIANO ?

ISTAT - INCIDENTI STRADALI CON LESIONI A PERSONE, MORTI E FERITI IN ITALIA Anni 2012 e 2013

Incidenti stradali con lesioni a persone NEL 2012 = 186.726 E NEL 2013 = 182.700
Morti nel 2012 = 3.653 e nel 2013 = 3.400
Feriti nel 2012 = 264.716 e nel 2013 = 259.500

ISTAT - CAUSE DI MORTE 2013

Malattie ischemiche del cuore, ipertensione, ecc. = 243.187
Tumori = 838.085
Suicidi = 4156
Dalla statistica dell'ISTAT risulta che: "dal 2012, si notano alcuni importanti segnali positivi per la giustizia civile e la giustizia amministrativa. Il numero dei procedimenti pendenti in primo grado, pur sempre notevole, è in calo del 5,9 per cento rispetto al 2011. Significative riduzioni si registrano per i carichi giacenti presso gli organi della giustizia amministrativa, che hanno portato la durata media complessiva dei ricorsi al Tar da 9,6 anni nel 2008 a 3,9 anni nel 2012. La congiuntura complessivamente favorevole per il settore giudiziario civile è altresì sottolineata dal numero dei titoli di credito protestati, nel 2013 in diminuzione del 12,3 per cento rispetto al 2012. Nel 2012, sono invece in lieve aumento (+2,0 per cento rispetto all'anno precedente) i delitti denunciati nel complesso. Fra questi, diminuiscono gli omicidi, consumati e tentati, del 4,0 e del 5,3 per cento, rispettivamente; crescono invece le truffe e frodi informatiche (+10,5 per cento) e, tra i reati predatori violenti, le rapine (+5,1 per cento).
Nel 2013, il tasso di affollamento nelle carceri scende a quota 131,1 (-8,6 punti percentuali rispetto al 2012) confermando il trend decrescente degli ultimi tre anni. Rimangono stabili le quote di donne (4,3 per cento), di detenuti stranieri (34,9 per cento), di tossicodipendenti (23,8 per cento) e di detenuti che lavorano (23,3 per cento).
Sono 20.213 i minorenni seguiti dagli uffici di servizio sociale. Il 19,7 per cento sono stranieri, l'11,1 per cento ragazze.
Nel 2014, il 30,0 per cento delle famiglie italiane indica il rischio di criminalità come un problema presente nella zona in cui abitano, valore in lieve diminuzione rispetto al 2013 (31,0 per cento)."

Omicidi
Tentati Omicidi
Lesioni
stupefacenti
Furti Rapine
Estorsioni
Ricettazione
0.9 x 100.000 ab. 2.2 x 100.000 ab. 116.8 x 100.000 ab. 56.9 x 100.000 ab. 2554 x 100.000 ab. 71.6 x 100.000 ab. 10.9 x 100.000 ab. 42.1 x 100.000 ab.

A quanto pare i nostri Senatori, fautori della mozione presentata il 5 agosto si sono basati semplicemente su sentimenti di una parte dei cittadini, senza guardare in faccia la realtà dei numeri che chiaramente denotano come le morti causate dalle armi siano il minore dei mali e come un certo tipo di violenza non stia aumentando ma in realtà stia gradualmente diminuendo anche se non è scoparsa.
Mentre avvengono ben 2554 furti ogni 100.000 abitanti abbiamo solo 0,9 omicidi la cui arma potrebbe essere stata un arma a fuoco o un coltello. In verità sono gli incidenti stradali a mietere la maggior parte delle vittime, oltre 3000 morti e più di 250.000 feriti, quasi una piccola guerra ogni anno sulle strade Italiane. Bene questa strage si paragona alle 504 vittime per l'uso di armi a fuoco e non, che in media negli ultimi anni sono state soccorse in Italia.
Siamo sicuri che i nostri Senatori abbiano tutti i dati ? Siamo sicuri che non nascondano o omettano di indicare i numeri proprio perchè sanno che ci sono problemi più gravi da affrontare prima di quello delle armi ? Quale interesse hanno nel distogliere l'attenzione dalla guida spericolata, dall'uso di droghe o alcol per focalizzarla sulle armi ?
Non per altro negli ultimi giorni i media hanno riportato decessi da "sballo" e non da armi a fuoco.

UNA VERGOGNA TUTTA ITALIANA

Mentre le restanti Nazioni Europee aprono allo sport del tiro, l'Italia va in contro tendenza e chiude, mentre in Francia, Paese che è stato sempre molto severo e restrittivo sul possesso delle armi, si sono eliminate le 5 classi di armi e si favorisce lo sport incentivando le società di tiro anche con l'obbiettivo di mantenere luoghi storico militari in cui vengono ospitate, in Italia si fa esattamente l'opposto. Mentre i nostri tiratori olimpionici portano a casa medaglie su medaglie si vuole limitare e quasi impedire questo sport. I valori di un Italia, calpestati.
Arriviamo così alle idee folli di chi vorrebbe che gli sportivi lasciassero le loro armi in custodia alle sezioni di tiro, società che dovrebbero sobbarcarsi la responsabilità di centinaia e in molti casi, di migliaia di armi il cui valore spesso supera spesso i 3000 euro per ogni singolo pezzo.
Armi che dovranno essere curate, mantenute in luoghi adatti, areati, sicuri e a prova di ogni tentativo di furto. Sfortunatamente sempre più spesso i poligoni di tiro sono relegati in luoghi appartati, fuori da zone urbane e non rapidamente raggiungibili. Come si potrebbe garantire la sicurezza di migliaia di armi depositate al centro di un bosco o in mezzo alla campagna abbandonata ?!.
Per quanto riguarda poi le certificazioni mediche, dovrebbero spiegarci chi meglio del nostro dottore curante, che da decenni ci conosce, sa se siamo o meno persone sicure nel possedere un arma. Forse credono i nostri Senatori, che un medico dell'ASL che ci vede per la prima volta possa capire se un giorno daremo sfogo alle nostre follie usando un arma, semplicemente visitandoci 10 minuti ?!.
E a quel punto, in caso di follia, chi pagherà: il folle o il dottore dell'ASL ?

Esiste un fisiologico stato delle cose per cui nell'insieme della popolazione per sana, cristiana, democratica che possa essere, avverrano sempre fatti criminosi, anche eliminando per magia tutte le armi dalla faccia della terra, gli uomini si armerebbero di un bastone per portare a termine la loro follia e anche eliminando tutti i bastoni, essi si armerebbero di pietre.
Non dobbiamo quindi puntare a eliminare le armi ma se mai a consentire che gli onesti possano difendersi.

NOTIZIE FALSE

La mozione comincia così: "sebbene non sia stata diffusa una cifra ufficiale sul numero delle armi da fuoco detenute legalmente in Italia, l'ultima stima attendibile, elaborata dall'Eurispes nel 2008, indicava nel numero di 10 milioni le armi legali presenti in Italia, con almeno 4 milioni di famiglie che risulterebbero "armate", cioè in possesso di almeno una pistola. Erano 34.000 i privati che possedevano un porto d'armi, ai quali si aggiungevano 50.000 guardie giurate, circa 800.000 cacciatori con licenza per abilitazione all'esercizio venatorio e 178.000 permessi per uso sportivo (tiro a volo o tiro a segno). Altri 3 milioni di italiani avevano denunciato, infine, la presenza di armi in casa, ereditate o inservibili;"
cioè pur dicendo chiaramente che non si hanno cifre certe (o per lo meno loro fanno finta di non averne, perchè le cifre certe dell'ISTAT dimostrano il contrario di ciò che loro affermano), si buttano su numeri imbarazzanti; 10.000.000 le armi denunciate regolarmente, da caccia, sportive, collezionistiche.
4.000.000 di famiglie risultano armate di almeno una pistola. Forse i nostri Senatori non hanno dimestichezza con la matematica ma mancano 6.000.000 di armi al conto e allora si lanciano nell'affermazione sbagliata che 800.000 armi sono di cacciatori, 50.000 sono di guardie giurate e altre sono dei 178.000 permessi ad uso sportivo. Solo che al totale mancano 5.000.000 di armi.
Il conto invece è presto fatto, sono meno di 10.000.000 le armi presenti sul mercato civile Italiano, esse sono in possesso di cacciatori, guardie giurate, polizie private o cittadine, sportivi e collezionisti. Un popolo che va a comporre il numero dei 4.000.000 di famiglie armate stimate per difetto, dato che probabilmente le famiglie armate ad oggi non raggiungono i 3.000.000. Ciò denota che per ogni famiglia che abbia in casa uno sportivo, un cacciatore o un collezionista, vi sono non meno di tre armi presenti in media, se poi contiamo che il collezionista ne ha solitamente più di 50, capiamo come in molte detenzioni le armi non superino il numero di una sola arma detenuta. Con questi numeri si capisce che solo un quinto della popolazione è armata, comprendendo guardie giurate e polizia delle amministrazioni pubbliche periferiche.
Ricordiamo che l'Italia nel 2009 esportò armi per oltre 250 milioni di euro, per un Paese così piccolo che esporta più armi al mondo, un armato ogni cinque abitanti è nulla, per altro se l'esportazione è fiorente il mercato interno sembra essere inversamente proporzionato.
Non bastasse tutto ciò, i nostri Senatori sbottano con la frase: "tre milioni di famiglie detengono armi ereditate o inservibili".
Certo che se contiamo anche le famiglie che hanno armi inservibili e magari ci aggiungiamo le bamiglie che hanno un iscritto ad associazioni di soft air o figli che giocano ai cow boy con pistole in plastica, forse riusciamo a fare numero.
Politicamente scorretto, eppure sembra giusto quando si parla di armi e della loro abolizione. A tutto questo non sembra che alcuna industria faccia obbiezione pubblicamente, forse sono impegnate in altro modo a salvaguardare i loro interessi o forse sono già alla ricerca di un altro Paese dove trasferire la produzione. L'Italia non è più appetibile e questo si sa per molti campi del commercio e della produzione.
Mentre il PIL della Grecia è salito dello 0,8% quello Italiano è salito dello 0,2%
I problemi rimangono le armi, forse eliminate quelle si potranno risolvere i veri problemi, o forse eliminate quelle i nostri Politici potranno finalmente andare in pensione tranquilli.

ISTAT: detenuti Italiani 62.536; detenuti stranieri 21.854. I rapporti non si fanno solo con i numeri sparati li per caso, gli Italiani sono 59.000.000 di cui 62.500 in carcere. Gli stranieri sono il 10% della popolazione Italiana ma una percentuale superiore è in galera, esattamente lo 0,4% di stranieri contro lo 0,1% di Italiani. Così si leggono le cifre, così si affrontano i problemi.