LE ARMI
E
L'EUROPA

Appare in questi giorni sui social network's la pagina dell'Ass. FISAT sulle norme Europee contro le armi.
Si legge nella pagina FISAT: "Stiamo lavorando per cerare di capire le posizioni dei vari candidati sulla nostra passione e cercheremo di far sentire la nostra voce.
Con grande piacere, quindi, raccogliamo l’invito dei nostri amici francesi dell’associazione UNPACT (www.unpact.net), associazione omologa di FISAT che Oltralpe conduce le nostre stesse battaglie contro le ossessioni liberticide che anche la si fanno sentire.
Anche loro, come noi, pensano che il futuro del diritto di possedere e utilizzare le nostre armi si giocherà nei palazzi del potere degli USA, dell'ONU e dell'UE, e vogliamo aderire e rilanciare il loro appello contro le manovre del Commissario (socialista) Cecile Malstrom.
"

A questo punto è meglio mettere i puntini sulle "i" ribadendo, prima di proseguire, che Tiropratico.com® è un insieme di persone autonome e staccate da ogni "società", "industria", "associazione" da cui non ricevono alcun fondo o aiuto, così come non ricevono nulla da pubblicità o link inseriti in rete, questo permette a "Tiropratico™" di poter discernere l'interesse di particolari aziende o società da quello di tutti i tiratori, siano essi solo appassionati, professionisti, semplici detentori, lavoratori, collezionisti, tiratori d'arma lunga o di arma corta, ecc.

La volontà espressa da FISAT e altre Associazioni ci lascia perplessi, tanto più che oggi la normativa Italiana è la più libera dell'intero territorio Europeo con poche limitazioni individuabili con facilità nel divieto dell'uso di armi corte in 9x19 e armi lunghe in 12,7mm. (.50BMG), da novembre 2013 anche sui caricatori e le armi di piccolissimo calibro e aria compressa.
Qualcuno sarà disposto a dire che in altre Nazioni si può sparare il 9x19 senza limitazioni, si possono usare i silenziatori, i caricatori di grandi capacità, armi simil-guerra o chissà cosa, ma in verità le norme nelle Nazioni dell'Europa sono in quasi tutti i casi più limitanti che in Italia.
Fare un confronto con l'Inghilterra sarebbe stupido, ma ricordiamo che le armi in quel Paese non sono vietate, è consentito detenere armi per caccia e le armi per il tiro sono detenute dalle società (non sempre), quindi di armi ce ne sono specialmente nelle campagne, del resto anche negli USA la grande libertà di portare armi è azzerata nelle grandi metropoli come NewYork, Dallas, Wassington, ecc.

In Belgio ad esempio sono proibiti anche i gas urticanti per difesa, ma anche le "stelle nija" e le lame nascoste in altri oggetti. Ogni cinque anni chi possiede un arma deve sottoporsi a una verifica da parte dell'Autorità come chi ha un porto d'armi per rinnovarlo, mentre per gli sportivi e i cacciatori è consentita la detenzione di particolari armi (canna liscia, cal.22 o cal 8 da tiro) con sistemi semplificati, ma per detenere le altre armi si deve superare tutta una serie di esami. Ricordiamo che fino al 2006 le armi sportive di piccolo calibro e per caccia a canna liscia erano di libera detenzione, oggi non più.

La Finlandia ha una legislazione più aperta sulle armi, tanto che il 56% della popolazione possiede un arma, con essa la Svizzera che dal 2006 tenta di stringere sulle armi a più riprese ma viene ogni volta ricacciato ogni tentativo del Governo di farlo.

La Francia (con cui vorremmo allearci) ha una regolamentazione complicatissima e più restrittiva che l'Italia; ad esempio da loro non esiste il porto d'armi per l'esercizio dello sport, per cui il trasporto di un arma è consentito solo a chi è effettivamente iscritto a un club di tiro e deve essere fatto esclusivamente per andare al poligono o a gare di tiro. Le armi sono classificate in 5 categorie e per detenerle ci volgiono licenze particolari come le patenti permettono di guidare solo paticolari categorie di mezzi, per cui (ad es:) chi ha una licenza per armi in .22 non può acquistare e detenere armi in calibro superiore. La ricarica è consentita solo con apposita licenza e la detenzione per difesa è consentita solo per armi a canna liscia.

Ciò che si denota è che l'Europa si divide in due parti, la parte più orientale che mantiene una certa linea aperta sulle armi e il loro uso e l'occidente che tende sempre più a limitare il possesso di armi ai propri cittadini. Asia, Africa e Sud America hanno già provveduto da decenni a vietare il possesso di armi e oggi si vedono molti risultati scadenti come il Brasile e le sue metropoli invivibili, l'Africa colpita da eccidi vergognosi, l'Asia guidata da dittature.

E L'ITALIA ?

L'Italia ha percorso cammini spesso diversi da quelli intrapresi dalle altre Nazioni dell'Europa continentale, storicamente divenne uno stato a tutti gli effetti solo nel 1861, nei secoli fu sempre divisa in piccoli "staterelli" sempre in lotta. Ricordiamoci che "ducati", "regni" e "papati" hanno reso l'Italia sempre un piccolo "marchesato" di contadini ignoranti e succubi che non si ribellarono mai in forza al proprio sovrano ma aspettarono gli eventi. Lo stesso Garibaldi tentando di unirla fini per dover fuggire alla ricerca di Paesi migliori da liberare.
In un Paese così male amministrato e povero, le armi rimasero ad appannaggio dei soli ricchi per secoli, nemmeno la caccia era alla portata dei cittadini; prima di tutto perchè la maggior parte delle terre era di proprietà di ricchi che non amavano si cacciassero le loro prede, poi perché acquistare un arma costava troppo per un povero lavoratore, come costava mantenerne l'uso in polvere e proiettili.
Furono le guerre, sostanzialmente, a distribuire armi sul territorio, fino al 1946 l'Italia era un Paese coloniale, aveva combattuto varie guerre, il ventennio aveva basato la forza Italiana sulle armi a tutti (anche gli scolari), contro gli altri Paesi. Famosa la frase: "libro e moschetto", l'approccio al tiro a segno in quegli anni divenne quasi un dovere per tutti gli uomini.

Questi atteggiamenti hanno con il tempo legato le armi a un periodo che in molti vorrebbero cancellare, un periodo di cui l'Italia è vegognosamente stata attiva. Le armi, che lo ricordano, sono così fotografate quali simboli e non strumenti nuovi di ludico divertimento.
I giornali stessi dimostrano quale mentalità ancora oggi regna tra la gente, alle vittorie delle ultime olimpiadi in cui vincitrici uscirono le nostre tiratrici, judoche, schermiste i giornali scrissero: "VINCE L'ITALIA CATTIVA", forse proprio perchè l'Italia buona, quella del "perbenismo" e dell'accoglienza: NON VINCE ! (Oggi ne abbiamo prova di quanto l'Italia della vecchia politica non vince).

Ecco che sull'onda del passato da cancellare, sulla volontà affermata dei governi di limitare il potere e la potenza del cittadino rispetto allo Stato sovrano, le norme varate e che verranno presto varate, punteranno sempre più a limitare non solo l'uso ma anche il possesso delle armi, se pur di tipo sportivo, con la scusa della sicurezza del Paese, sicurezza che appare sempre meno sicura più le armi vengono relegate alle sole forze armate degli Stati.

IL FUTURO

Allearsi a Paesi che hanno una legislazione più restrittiva è sbagliato, se mai saranno loro a volere l'alleanza mentre noi dovremo prendere ad esempio i Paesi come la Svizzera e la Finlandia, più aperti alla detenzione e l'uso delle armi. Non abbiamo bisogno di scomodare l'America, gli esempi li abbiamo qui in Europa, esempi chiari di come la riduzione della libertà sulle armi non ha di fatto migliorato la sicurezza pubblica ma se mai l'ha peggiorata.
Punto di forza per il notro Paese sono le industrie del settore, tra le migliori del mondo possono fare da traino per l'emancipazione dello sportivo e della caccia, settori che muovono giri di affari milionari e sostengono lavoro per decine di migliaia di famiglie. Eppure le industrie Italiane fanno ben poco, a parte languidi "mugugni" sulle pubblicazioni di settore da parte dell'ANPAM o della ConArmi, il tiratore sportivo è solo.

La crisi per ora ha spostato gli interessi, ma il problema rimane ed è sempre all'ordine del giorno nei lavori dei "Comitati". L'essere anti armi paga in voti, questo lo sappiamo, ma l'anti armi non garantisce posti di lavoro, giri di affari e sicurezza del singolo cittadino e di questo parlano anche tutte le ricerche e le statistiche fatte fino ad oggi. Se pur sempre negate da chi pretende la chiusura delle fabbriche di armi, il nostro compito è farle valere fino a prova contraria, dimostrare che il possesso di armi è inversamente proporzionale all'insicurazza pubblica, più armi, più sicurezza riportano anche i dati ISTAT, massimo istituto di controllo Italiano.

Non ci stanchiamo di denunciare la situazione irrazionale che vive il mondo dei possessori di armi, divisi ancora oggi come nel 1600 in piccoli "ducati", tra tiratori di arma lunga e altri di arma corta, collezionisti, cacciatori, tiro dinamico, tiro a segno, tiro operativo, tiro sniper, field target, ........ incapaci di sotterrare l'ascia di guerra tra società di tiro e unirsi per un unica battaglia finiremo peggio che i Paesi limitrofi a dover fare una licenza per ogni cosa che facciamo.
Forse a questo, in tempo di crisi, puntano le associazioni, più licenze da fare più corsi di tiro o di ricarica da "vendere": e qualcuno paga.
Si ricordino però, queste associazioni e industrie che una via di uscita c'è e molto più semplice e remunerativa: VENDERE TUTTO E FARE UN ALTRO SPORT.