CAMERA DEL SENATO:
RESOCONTO DELLA MATTINATA DI MARTEDI' 17 LUGLIO
(FINE DI UN DECRETO)
(fine del famigerato art. 1)

PRESIDENTE.Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento 1.100, identico all'emendamento 1.101.

Gli emendamenti 1.100 e 1.101 prevedono la soppressione dell'intero articolo di legge.

ORSI (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ORSI (PdL) . Signor Presidente, vorrei esprimere il mio disappunto in merito al fatto che un articolo prodotto dal Ministero - articolo presentato al fine di risolvere un problema di recepimento della recente normativa di livello europeo, ossia della specifica direttiva, in materia di armi, e quindi per superare le difficoltà relative all'abrogazione del catalogo delle armi per la loro stessa commercializzazione - viene oggi ritirato di fronte alla difficoltà sul piano tecnico, o forse politico, di condividere un testo che dia una risposta ai problemi evidenziati dallo stesso Ministero.

Mi risulta l'esistenza di un ordine del giorno che, in qualche modo, a fronte dello stralcio dell'articolo 1, darebbe comunque una indicazione su come procedere alla commercializzazione delle armi nel nostro Paese in mancanza del catalogo.

Presidenza della vice presidente MAURO(ore 11,18)

(Segue ORSI). Di fronte alla mancanza di detto catalogo, il Parlamento, con l'acquiescenza del Governo, mette la testa sotto la sabbia e non affronta un problema evidenziato e segnalato da tutto il settore e che lo stesso Governo ha recepito inserendolo nel testo del decreto-legge perché avente le caratteristiche di necessità ed urgenza.

Mi domando quindi se il Governo è disponibile ad accettare un ordine del giorno che chiarisca che, dopo l'abrogazione del catalogo, con la semplice punzonatura e verifica posta in essere dal Banco nazionale di prova, sia possibile la commercializzazione delle armi nel nostro Paese. Si tratta di un ordine del giorno che siamo pronti a produrre e del quale il Governo probabilmente già conosce il testo.

In caso contrario, mi domando che senso abbia stralciare questa normativa che, mi rendo conto, è di difficile realizzazione sotto il profilo tecnico su un equilibrato valore normativo. Tuttavia, lasciamo aperta su un tema molto delicato - forse meno problematico dal punto di vista dell'ordine pubblico di quanto qualcuno potrebbe pensare - una questione sulla quale in Italia sono state evidenziate migliaia di problematiche e per la quale lo stesso Ministero dell'interno è stato chiamato ad emanare una valanga di circolari contenenti soluzioni interpretative, per chiarire la metodologia applicabile alla commercializzazione delle armi nel nostro Paese. (Applausi del senatore Morando).

Il Senatore dimostra bene di conoscere i personaggi del Governo lasciando intendere che a volte tendono a “mettere la testa sotto la sabbia” piuttosto che affrontare argomenti difficili.

DI GIOVAN PAOLO (PD) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DI GIOVAN PAOLO (PD) . Signora Presidente, vorrei segnalare al collega Orsi in maniera non ideologica, come ha chiesto ieri il collega Saia, e ai colleghi in Aula che questo articolo è molto delicato. Certamente, dal punto di vista delle scelte del Partito Democratico, si può essere per la soppressione dell'articolo, ma sapendo bene che l'anno scorso fu approvata di soppiatto nella legge di stabilità l'abrogazione del catalogo nazionale delle armi, cosa non da poco in questo Paese. Fu l'Associazione nazionale funzionari di polizia a parlarne in maniera preoccupata, non le associazioni pacifiste. La fine del catalogo delle armi da sparo significa una maggiore volatilità di questo mercato, dal punto di vista interno ed esterno.

Qui scopriamo qualcosa di inaspettato, l'Ass. Naz. Funzionari di Polizia si è espressa chiaramente contro l'abolizione del catalogo e non le ass. pacifiste come si potrebbe credere (come dice il Sen. Di Giovanni). Gli sportivi dovrebbero sapere da chi difendersi in ogni momento, specialmente da chi in teoria dovrebbe avere a cuore la difesa del cittadino sportivo e non.

Se non si è ideologici, colleghi Orsi e Saia, diventa evidente che non addebito a chiunque faccia uso delle armi da sparo per motivi sportivi o di caccia - su questo ve la vedrete con chi la pensa diversamente sulla caccia - l'intenzione di un commercio illecito delle armi. Chiedo a voi e anche al Governo, visto che sopprimiamo l'articolo 1, ma rimane purtroppo in vigore l'assenza del catalogo delle armi da sparo, se la cosa più semplice e semplificatoria non sia quella che ogni produttore di armi, che siano sportive, da caccia o paramilitari, metta a disposizione del Ministero dell'interno e del Banco nazionale di prova le specifiche tecniche e uno specimen dell'arma. Eventualmente si procede al controllo con un catalogo telematico nel quale siano presenti tali specifiche e la consegna fatta al Banco nazionale. Sarebbe la cosa più semplice invece di avere due o tre regimi, come veniva fuori da questa norma.

Ecco che morto un catalogo fa capolino un "catalogo telematico" ......

Penso che si possa anche immaginare che, in un decreto in cui si parla di Vigili del fuoco, questa materia possa andare ad altro conto, ma rimane comunque aperto il vulnus della questione dell'assenza del catalogo, e rimane aperto il fatto che la questione va affrontata in maniera non ideologica, ma anche sapendo che, anche se il problema non è imputabile a chi fa tiro sportivo, esiste l'utilizzo illecito. Negli anni passati sono state vendute armi a carattere sportivo a canna liscia in Paesi dove poi sono state utilizzate in maniera diversa. Non è certo colpa di chi fa caccia o uso delle armi sportive, ma questo tema va tenuto presente perché è molto, molto serio.

Il Senatore dimostra di essere “stranamente” allo scuro del fatto che le armi sportive esistono solo in Italia, quindi non potrebbero e non possono essere vendute armi all'estero identificandole come “sportive”, dove non sono mai state classificate tali.

SAIA (CN:GS-SI-PID-IB-FI) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAIA (CN:GS-SI-PID-IB-FI) . Signora Presidente, partendo da posizioni quasi opposte condivido l'intervento del senatore Di Giovan Paolo, ma la questione è che il Governo, al di là del fatto di inserire in un decreto sui Vigili del fuoco un argomento che con i Vigili non ha a che fare, non ha condiviso le scelte che sta facendo in questo provvedimento e in questo articolo con chi, nel mondo venatorio, in quello del tiro sportivo e tra i costruttori (non solo i grandi costruttori, ma anche i piccoli artigiani), non condivide il provvedimento in esame.

Sono d'accordo con il senatore Di Giovan Paolo, ma la ratio dell'articolo è errata. Si ricordi inoltre la legge n. 110 del 1975 e la direttiva della CEE che ci ha imposto di cancellare il catalogo. Non auspico pertanto una sua reintroduzione, perché sarebbe un appesantimento, uno strumento in più e anche un qualcosa che fuoriesce, a parere mio, dalle regole; l'Italia sarebbe l'unico Paese in Europa in cui si svolge un doppio controllo che non serve, che sembra capzioso e che può anche dare adito, come dicevo nell'intervento di ieri, a cattivi pensieri. Non c'è la necessità di fare questo tipo di controllo. L'illiceità di utilizzo di armi per altri scopi non la fermiamo con questo tipo di burocrazia, ma in altre maniere.

Se gli altri Paesi, che hanno la nostra stessa sensibilità nei confronti del terrorismo, non hanno ritenuto di applicare o trascinarsi strumenti vetusti che riportano date di oltre novant'anni fa, come il catalogo delle armi, evidentemente è perché non ritengono che ciò sia utile, se non a preservare la coscienza del Ministero, che pensa di aver fatto quello che doveva fare ma poi le armi girano lo stesso, vengono vendute in una maniera o nell'altra, e chi le usa non ha timore di farlo fuori dalla legge.

La verità è che l'articolo 1 è stato scritto male. Condivido pienamente la decisione del relatore di eliminare l'articolo, aderendo alla soppressione.

Non è vero, a parer mio, pur riconoscendo l'assoluta preparazione in questo campo del collega Orsi (è questa un'interpretazione di legge), che oggi le case produttrici siano bloccate. Questo è ciò che vuole il Ministero, perché è il Ministero che dà questa interpretazione, mentre in tutti gli altri Paesi europei non è così. È esattamente la questione alla base dell'infrazione per cui, nell'ultima legge finanziaria, abbiamo dovuto abrogare il catalogo delle armi. Non è vero che oggi le case produttrici, piccole o grandi che siano, debbano rimanere bloccate, perché la legge non prevede questo. L'interpretazione forzata e capziosa del Ministero per introdurre sottobanco il catalogo delle armi, con un nome diverso, ma con una commissione uguale a quella di prima, che non ha utilità e non serve, è la dimostrazione che non c'è del tutto buona fede da parte del Ministero.

L'Onorevole chiarisce molto chiaramente la situazione e ne attribuisce la colpa al Governo ed alle istituzioni.

Mi pare che il collega Divina stia preparando un ordine del giorno in questo senso - che sottoscrivo - che impegna il Governo a sbloccare tale situazione, consentendo la produzione di nuove armi, con tutti i controlli necessari per legge (in base ad una serie di leggi che esistono già e che già regolamentano tutta la materia), e mettendo da domani i produttori nelle condizioni di poter avere l'autorizzazione del Ministero per poter esercitare la licenza e vendere prodotti nuovi.

Ci stiamo costruendo problemi ulteriori, che purtroppo esulano dai titoli molto roboanti a capo di questo articolo, che suggerisce che si stia facendo questo per bloccare il terrorismo. Da uomo di destra, non credo mi si possa negare la sensibilità rispetto al tema del terrorismo, ma non è questa la preoccupazione: le preoccupazioni sono altre.

Questo è il pensiero chiaro e schietto del Sen. SAIA.

Come al solito, riscontriamo il vizio, in particolare del Ministero dell'interno, di non ragionare in maniera aperta e non ideologica, come diceva il senatore Di Giovan Paolo, e di preservare i piccoli poteri che non hanno più nessuna utilità e bloccano le riforme e la possibilità di andare avanti con leggi più europee, più sburocratizzate rispetto ai meccanismi del Ministero, che francamente hanno un po' stancato. Non è questa la sicurezza che serve al Paese. (Applausi dal Gruppo CN:GS-SI-PID-IB-FI e della senatrice Bonfrisco) .

Possiamo sposare a pieno quanto espresso sopra.

DIVINA (LNP) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DIVINA (LNP) . Signor Presidente, riteniamo che, seppure non risolutiva, quella di sopprimere l'articolo 1 sia la migliore soluzione possibile e ringraziamo il Governo per averlo capito. L'alternativa sarebbe stata inoltrarsi in un ginepraio che probabilmente avrebbe ancor più complicato la vita a tante figure. A chi recrimina l'abrogazione del catalogo nazionale dobbiamo ricordare che eravamo l'unico Paese in Europa ad avere questo orpello in più.

Forse tanti dimenticano che abbiamo un'industria del settore florida, che dà occupazione a personale estremamente qualificato. Con la pretesa di migliorare la sicurezza e di combattere il terrorismo rischiamo, con una normativa sbagliata, di complicare la vita a chi svolge attività sportiva e venatoria. L'introduzione dei concetti di "somiglianza di arma automatica" avrebbe creato un pasticcio enorme e addirittura avrebbe diviso le armi sportive in quelle puramente sportive, perché idonee esclusivamente a quel tipo di utilizzo, e quelle sportive somiglianti ad armi automatiche, che avrebbero avuto due discipline diverse e non avrebbero nemmeno consentito di fare attività sportiva.

L'emendamento della Commissione, che aveva anche tentato di trovare una soluzione, peggiorava forse ancora di più la situazione perché, introducendo l'esclusione delle armi da caccia a canna liscia, lasciava aperto il passo, anche per l'espletamento della caccia, a tutte le carabine che non sono a canna liscia.

Avremmo creato pasticci su pasticci. Pensiamo che sia bene così. Il Ministero si assuma delle responsabilità perché ormai sappiamo che le armi sportive sono esclusivamente quelle dedite a quel tipo di attività. Le armi da caccia sono già disciplinate dalla legge n. 157 e le armi da guerra solo quelle disciplinate dalla legge. Se manca un coordinamento tra Banco e Commissione nazionale si prenda la responsabilità il Governo di stabilire con una circolare o con un decreto la procedura e semplifichi la vita a tutti quanti. Credo che la soluzione dell'accoglimento dei nostri emendamenti comunque sia la migliore. (Applausi della senatrice Boldi).

BIANCO (PD) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BIANCO (PD) . Signora Presidente, signori Sottosegretari, l'orientamento espresso poco fa dal relatore, presidente Vizzini, trova il consenso anche dei senatori del Gruppo del Partito Democratico. È una materia molto delicata, sulla quale intervenire in un modo contraddittorio o improprio potrebbe creare effettivamente dei problemi.

Ecco la ragione per la quale siamo favorevoli alla soppressione dell'articolo ed anche a trovare un'altra sede ovviamente in cui intervenire in un modo compiuto.

Per questa ragione, Presidente, ordini del giorno che impegnano il Governo e noi stessi ad intervenire sulla materia ovviamente trovano il nostro consenso. Ordini del giorno che anticipino surrettiziamente quale sarà la disciplina che si intende dare ovviamente sarebbero secondo noi improponibili e comunque non saremmo d'accordo. Quindi noi siamo favorevoli alla soppressione, ad un impegno espresso in ordine del giorno che vada nella direzione di regolamentare una vicenda così delicata, ma limitiamoci a questo.

PERDUCA (PD) . Domando di parlare in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERDUCA (PD) . Signora Presidente, sono perfettamente d'accordo con quanto hanno detto i senatori Di Giovan Paolo e adesso il senatore Bianco. Però, questi elementi di dibattito approfondito su alcune tematiche molto complesse avrebbero potuto essere affrontati in sede di Commissione ed arrivare qui con un documento magari più snello, già di partenza, visto e considerato che si tratta comunque di un omnibus dove c'è dentro di tutto. Altro che Vigili del fuoco!

Il problema è - come evidenziato dal senatore Di Giovan Paolo - che togliamo l'articolo 1 e ci ritroviamo in una situazione in cui, grazie ad un emendamento della Lega nell'ultima legge finanziaria, è stato tolto totalmente il catalogo. Quindi, pur concordando con la necessità di una regolamentazione che oggi rimane un desiderio, e sono pochi i mesi che ci separano dalla fine di una legislatura che ha molti altri desideri in corso d'opera e che sicuramente pochi potranno essere portati a termine, con la senatrice Poretti abbiamo deciso di astenerci non tanto perché siamo contrari ma per marcare questo problema sia di merito che di metodo.

PARDI (IdV) . Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARDI (IdV) . Signora Presidente, l'errore iniziale è stata l'abolizione del catalogo nazionale delle armi contro cui abbiamo lottato inutilmente. Abolito il catalogo nazionale delle armi, poteva avere un senso inventare questa altra soluzione del Banco nazionale. Il problema è che questa soluzione è stata delineata in maniera poco efficace e poi ulteriormente erosa da emendamenti in Commissione fino a veder svanire il suo significato garantistico. Tuttavia, non avere niente è peggio.

Noi temiamo che la proposta di soppressione di questo articolo lasci la situazione alla condizione originaria, cioè secondaria a quando è stato abolito il catalogo nazione delle armi, in piena possibilità di liberismo sfrenato senza garanzie con le aziende che producono armi in una posizione fortemente interessata. Quindi, siamo contro la soppressione, anche se si possono capire i motivi critici interni che portano a questa proposta. Ma non sono sufficienti a farci votare in questo senso.

Qui invece, affiora finalmente e definitivamente chi, al Governo, lottava contro l'abolizione del catalogo, una cosa da ricordare in futuro.

ORSI (PdL) . Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ORSI (PdL) . Signora Presidente, ancora una volta il dibattito si è svolto su una materia nella quale le cose che vengono affermate non corrispondono alla portata normativa.

Vorrei allora che si ricordasse che, in seguito alla normativa della direttiva europea, ogni singola arma nel nostro Paese è portata ad un ente di diritto pubblico, che si chiama Banco nazionale di prova, dove essa viene provata, verificata, puntonata e immatricolata, secondo il più rigoroso sistema che viene applicato in tutta Europa.

Il catalogo è semplicemente un libretto in cui, per singole tipologie, vi è un'autorizzazione preventiva rispetto a questo procedimento. L'Unione europea non è una volontà della Lega, della ex maggioranza o dell'attuale Parlamento. L'Unione europea aveva attivato una procedura d'infrazione, invitando l'Italia a sopprimere il catalogo e mantenere questa verifica puntuale fatta su ogni singola arma venduta nel nostro Paese, che ha un numero di matricola appartenente solamente ad essa. Ricordo altresì che le armi vengono provate, una ad una, per verificarne le condizioni di sicurezza. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori Bonfrisco e Casoli).

Mi pare che l'identificazione di ogni arma, una ad una, e la prova fatta su ogni arma in un istituto di diritto pubblico, come il Banco nazionale di prova, siano meccanismi adeguati per evitare la commercializzazione illegale, l'immissione sul mercato di armi non conformi e la tranquillità, non solo delle Forze di polizia, ma anche dei cittadini italiani che vivono in un Paese nel quale molti sono i detentori di armi da fuoco. (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Boldi).

Giusto pensiero espresso con chiarezza, inoltre (aggiungiamo) esistono BPN qualificati quanto quello Italiano in molte Nazioni che possono apporre i loro marchi e le armi da loro controllate possono essere vendute in ogni Stato senza passare ulteriormente altri controlli.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100, identico all'emendamento 1.101.

MURA (LNP) . Chiediamo la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Invito il senatore Segretario a verificare se la richiesta di votazione con scrutinio simultaneo, avanzata dal senatore Mura, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata) .

Votazione nominale con scrutinio simultaneo

PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 1.100, presentato dal senatore Saia, identico all'emendamento 1.101, presentato dal senatore Divina.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione) .

Il Senato approva. (v. Allegato B) .

L'approvazione del Senato mette fine (speriamo per sempre) al decreto legge n. 79 art. 1

(Per maggiori informazioni: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=hotresaula )

 

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